Pergine, Teatro Don Bosco, 15 luglio 2021, ore 20.30
Pergine Festival
“Doppelgänger”
Compagnia Abbondanza/Bertoni, Armunia/Festival Inequilibrio, Nerval Teatro
Francesco Mastrocinque, Filippo Porro danzatori
Uno spettacolo di Michele Abbondanza, Antonella Bertoni, Maurizio Lupinelli
Performer Francesco Mastrocinque, Filippo Porro
Disegno luci e direzione tecnica Andrea Gentili
Tecnico di tournée Claudio Modugno
Elaborazioni musicali Orlando Cainelli
Organizzazione, strategia e sviluppo Dalia Macii
Amministrazione e coordinamento Francesca Leonelli
Ufficio stampa e comunicazione Susanna Caldonazzi
Produzione Compagnia Abbondanza/Bertoni, Armunia/Festival Inequilibrio, Nerval Teatro
Con il supporto di MiC – Ministero della Cultura, Provincia autonoma di Trento, Comune di Rovereto, Fondazione Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto
foto © Tobia Abbondanza
Ha debuttato in prima regionale a Pergine Festival il 15 luglio 2021, “Doppelgänger”, il nuovo lavoro di Compagnia Abbondanza/Bertoni, Armunia/Festival Inequilibrio, Nerval Teatro. Michele Abbondanza, Antonella Bertoni e Maurizio Lupinelli si sono interrogati sul concetto di “doppio”, sulla dualità come differenza, sull’opposto che dà origine al mistero. I corpi sono quelli di Francesco Mastrocinque, attore con disabilità, appartenente all’esperienza del Laboratorio Permanente di Nerval Teatro, e Filippo Porro, danzatore, come progetto di inclusione di soggetti deboli. Il termine Doppelgänger, tradotto dal tedesco, si riferisce a un qualsiasi doppio o sosia di una persona, più comunemente in relazione al cosiddetto gemello maligno o alla bilocazione; descrive anche il fenomeno nel quale si vede la propria immagine con la coda dell’occhio; in leggende e romanzi è un duplicato spettrale o reale di una persona vivente. Da qui il termine che rapporta ad un entità che cammina accanto come spirito immateriale o presenza capace di assumere l’aspetto di qualsiasi persona e che riassume il senso della performace che i due coreografi hanno creato sul signficato di sosia e di dualità come differenza, l’opposto che dà origine al mistero. Michele Abbondanza, Antonella Bertoni e Maurizio Lupinelli, i creatori dello spettacolo, hanno cercato di cogliere nello sguardo dei due interpreti un riconoscersi.
È poi seguito, in maniera spontanea e naturale, uno sviluppo simbiotico dell’azione fino ad arrivare alla solitudine e al groviglio di arti e luce, di suoni e silenzi; il tutto attraverso un processo di relazione quasi esclusivamente somatico. Del resto Michele Abbondanza, in una nota esplicativa allo spettacolo, dichiara che l’intelligenza somatica è una tendenza al loro lavoro di ricerca per lo spettacolo che è partito sin dall’inizio dalla forma e non da un concetto. Per intelligenza somatica, infatti, si intende l’intelligenza naturale che appartiene al nostro organismo, quell’istinto, quel radar interno capace di guidarci e orientarci nelle cose della vita, costruito in 4 milioni di anni di evoluzione umana in relazione con la natura, logica intima che governa il nostro sistema di processi vitali e corporei, nella continua ricerca delle migliori risposte agli stimoli della vita e dell’ambiente che ci circonda.
Il punto di partenza sono i due corpi di altezze e pesi diversi nel tentativo di farli lavorare assieme e di metterli a confronto per capire i diversi flussi di gesti e di comportamenti che transitano tra i due corpi. Nell’azione scenica sono due corpi uguali che si riconoscono e non smettono l’abbraccio, lo stare vicini. senza il destino forzoso del crescere e del diminuire il tutto in un percorso di gesti, sguardi; piccole, grandi tenerezze; beffardi e spietati tradimenti. Nel mezzo: le loro forme, colte nella fragilità dell’inestinguibile enigma della sospensione. e nella differenza con Francesco che si è fidato e si è rifugiato nelle braccia di Filippo, bravo ad accogliere la sfida di un lavoro fatto sui gesti piuttosto che sulla narrazione dell’azione coreografica. Il risultato è immediato sulla scena, non si distingue la differenza tra i due soggetti tra chi è il portatore di disabilità e chi il normodotato tanto è perfetta la sincronia del gioco dei gesti scenici con la colonna sonora, dura e aspra, che sottolinea l’andamento gestuale piuttosto che una azione fluida corporea.
In questo modo Pergine Festival si qualifica come punto di riferimento della scena teatrale spermentale contemporana in ambito europeo. In questa programmazione 2021, che ancora risente della contingenza pandemica, i progetti scenici teatrali inseriti sono nati dalla riflessione avviata ancora nell’autunno scorso in occasione del blocco degli spettacoli dal vivo avvenuta in ottobre che ha fatto saltare la sessione autunnale del festival. In parte sono stati presentati nel corso dell’inverno come progetto in corso d’opera La nebbia della lupa (Stalker Teatro), Oblomov Show (Oyes), Vista interno (Circolo Bergman), Close up (Kalakara), Monday (Dynamis) che hanno avuto una loro vetrina nella rassegna in streaming su YouTube Lo Spettacolo che non c’è. In questo modo non è venuto meno il dovere di un festival di ricerca di farsi portavoce della società che muta e in continuo colloquio con le trasformazioni della percezione umana.
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