di Veronica Boniotti
Venerdì 14 maggio, ore 20, Teatro Sociale di Trento
Stagione InDanza.21 Centro Servizi Culturali S. Chiara
Les nuits barbares, ou les premiers matins du monde
Coreografia di Hervé Koubi
Al Teatro Sociale la danza ritorna in scena con il grande botto. (Nuova la direzione artistica del settore danza affidata dal Centro Santa Chiara al coreografio e danzatore Renato Zanella).
È il coreografo franco-algerino Hervé Koubi ad aprire ufficialmente la stagione con i suoi tredici danzatori che, nel discorso di apertura allo spettacolo, definisce come fratelli ritrovati e testimoni di una storia perduta. “Les nuits barbares”, per l’appunto, è uno spettacolo sulle origini, in parte autobiografico, come racconta il coreografo, e sul concetto di barbaro. Vuole rappresentare l’alba di una cultura condivisa attraverso un’esplorazione potente e carismatica, e un movimento forte e spiazzante. Il filo conduttore della performance è il superamento di confini, prima di tutto di linguaggi e di generi: si scorgono movenze tipiche della danza urbana, dell’acrobatica, dell’hip hop, della break dance, della capoeira, della contact improvisation e della danza contemporanea. I confini si rompono anche in termini di spazio e ruoli: i danzatori si incontrano, scontrano, roteano e saltano sul palco che diventa una terra sommossa in continua trasformazione. I ruoli mutano da una sequenza all’altra per rappresentare dinamiche umane, culturali e di potere fondate sul bisogno di eleggere un leader e poi di abbatterlo. I tredici interpreti indossano maschere scintillanti che fanno risuonare il fantasma del barbaro disumano, senza volto, e a poco a poco si svelano mostrandosi gli uni con gli altri in tutta la loro umanità e diversità. Le maschere sono caratterizzate da corna che diventano armi e sono utilizzare con maestria dai danzatori che fanno onore all’idea di Hervé di trasformare un’arma in oggetto d’arte, di scena, elegante ed affascinante, che scandisce un dialogo tra le sponde del Mediterraneo giocato attraverso la danza invece che la guerra. Le frontiere si rompono anche a livello musicale poiché la musica sacra di Mozart e Fauré si mescola a ipnotiche melodie tradizionali algerine e a ritmi tribali ed ancestrali. La scenografia è minima e permette allo spettatore di incontrarsi con le origini degli interpreti che caratterizzano lo spazio con le loro movenze ricche di rimandi a diverse culture, lingue, sapori ed odori. Anche i costumi, firmati da Guillame Gabriel, lasciano viaggiare il pubblico facendo un accenno all’abbigliamento etnico e alle lunghe gonne dei
dervisci. Il petto sempre nudo a valorizzare la carne umana e la potenza della dinamica fisica che emerge dall’aspetto coreografico.
Hervé, sulle orme di Sidi Larbi ed il suo masterpiece “Fractus V”, e di Akram Kahn con il suo ultimo lavoro da solista “Xenos”, si propone con “Les nuits barbares” di onorare popoli e culture diverse, di porre l’attenzione sull’incontro profondo e fruttuoso con lo straniero, di trasformare l’origine della lotta in danza, di ricordare la disumanità della guerra e fermare gli orrori del presente per non commettere di nuovo gli errori del passato.
Il pubblico rimane estasiato e si riprende finalmente lo spazio teatrale con un applauso che inonda la platea fino ad arrivare al palco dove i danzatori, insieme al coreografo, vengono richiamati ben due volte per l’inchino finale. La voglia estrema di tornare a teatro e la bravura della Compagnia hanno fatto traboccare un’estasiante energia che ha permesso al teatro di urlare di nuovo.