Danza

Trento. Al Castello del Buonconsiglio Riccardo Buscarini con la coreografia “Sipario” dedicata al corpo e all’arte del tessuto

Il Circuito Danza del Trentino-Alto Adige organizzato dal Centro Servizi Culturali S. Chiara ha fatto tappa al Castello del Buonconsiglio con In due date Martedì 20 e mercoledì 21 dicembre, ore 18, presentando  il coreografo Riccardo Buscarini con la sua  creazione “Sipario” una performance di danza itinerante all’interno di alcune sale monumentali del palazzo rinascimentale della città. Pensata appositamente da Riccardo Buscarini per il Festival della Città di Velluto e dedicata al borgo di Ala e alla sua storia di tessuti, Sipario è un’installazione per corpo e costume. Ispirandosi alla iconografia del ritratto dall’Umanesimo alla Modernità, il coreografo, in questa occasione anche nelle vesti di danzatore, attraversa il costume creato dalla costumista Mara Leonora Pieri e trasforma il tessuto vermiglio in una serie di immagini in continua evoluzione sulle note dilatate del Concerto Grosso di Arcangelo Corelli. Si tratta di un in intreccio di arti, da quella del tessuto, alla danza e architettura che si consumano nell’arco di un’ora  tale è la durata della performance del coreografo.

Evento suggestivo per un numero ristretto di spettatori che vengono accompagnati allo spazio centrale della performance (la Sala circolare degli specchi) dall’artista stesso che accoglie il pubblico attraverso le sale adiecenti segnando già quello che sarà la natura ispiratrice dell’azione coreografica: i dipinti e le architetture.
L’idea portante dell’azione coreografica di Riccardo Buscarini (Piacenza, 1985)  è di un approccio creativo alla coreografia e sulle sue possibili interazioni con altre forme d’arte. Qui è una drappo rosso che prende forma sul corpo del coreografo in varie combinazioni sulla musica del Concerto Grosso di Corelli, dilata  dai 10 minuti originari, all’ora della durata della performance.

Il corpo riempie questa stoffa combinata in tagli, maniche e plissettature nascoste che  prendono forma di abiti talari cardinalizi, di ampie vesti femminili rinascimentali, di manti regali con gorgiere barocche. Altra trasformazione e diventa sacca primordiale dove esce la vita o creature primigenie. Del resto il rosso è il colore del sangue, della vita e dell’amore. Il corpo diventa parte integrante dell’azione in quanto ogni movimento di ricerca della indossare il drappo diventa ricerca dello spazio fatto con passi lenti, quasi estenuanti,  come la postura delle mani che cercano le vie di uscite come il finale in cui l’ampio drappo viene raggomitolato come un fagotto infantile.
I giochi di luce riflessi sulle ampie specchiere segnate dai tempo contribuiscono a ricreare effetti di forte contrasto tra luce e ombra. E il pubblico, purtroppo scarso, ne è rimasto affascinato.

 

 

 

Federica Fanizza

Laureata in Filosofia all'Università di Bologna e curatrice degli archivi comunali di Riva del Garda, ha seguito un corso di specializzazione in critica musicale a Rovereto con Angelo Foletto, Carla Moreni, Carlo Vitali fra i docenti. Ha collaborato con testate specializzate e alla stesura di programmi di sala per il Maggio Musicale Fiorentino (Macbeth, 2013), Festival della Valle d'Itria (Giovanna d'Arco, 2013), Teatro Regio di Parma (I masnadieri, 2013), Teatro alla Scala (Lucia di Lammermoor, 2014; Masnadieri 2019), Teatri Emilia Romagna (Corsaro, 2016) e con servizi sulle riviste Amadeus e Musica. Attualmente collabora con la rivista teatrale Sipario. Svolge attività di docenza ai master estivi del Conservatorio di Trento sez. Riva del Garda per progetti interdisciplinari tra musica e letteratura. Ospite del BOH Baretti opera house di Torino per presentazioni periodiche di opere in video.

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