Musica

Centenario in Arena. Plácido Domingo in Opera 2023

Verona, Arena Opera Festival 6 agosto 2023, ore 2025
Placido Domingo in Opera Arena 100
DIRETTORE Francesco Ivan Ciampa
TENORE Angelo Villari
SOPRANO Giulia Mazzola
SOPRANO Jessica Pratt
SOPRANO Daria Rybak
SOPRANO Mariangela Sicilia
BARITONO Plácido Domingo
BARITONO Amartuvshin Enkhbat
BASSO Michele Pertusi

Programma
Pagliacci di Ruggero Leoncavallo
Prologo | Tonio Amartuvshin Enkhbat
Vesti la giubba | Canio Angelo Villari
Adriana Lecouvreur di Francesco Cilea
Io son l’umile ancella | Adriana Lecouvreur Mariangela Sicilia
Andrea Chénier di Umberto Giordano
Nemico della patria | Carlo Gérard Plácido Domingo
Attila di Giuseppe Verdi
Preludio
I Vespri siciliani di Giuseppe Verdi
O tu Palermo | Giovanni da Procida Michele Pertusi
La Forza del destino di Giuseppe Verdi
Invano Alvaro ti celasti al mondo | Don Alvaro Angelo Villari, Don Carlo Plácido Domingo

La Sonnambula di Vincenzo Bellini
Ah non credea mirarti, Ah non giunge | Amina Jessica Pratt
Il Trovatore di Giuseppe Verdi
Di quella pira l’orrendo foco | Manrico Angelo Villari
Udiste? Come albeggi | Leonora Mariangela Sicilia, Conte di Luna Plácido Domingo
L’Elisir d’amore di Gaetano Donizetti
Udite, o rustici | Il dottor Dulcamara Michele Pertusi
La Boda de Luis Alonso di Gerónimo Giménez
Intermedio
West Side Story di Leonard Bernstein
Tonight | Maria Daria Rybak, Tony Plácido Domingo
Candide di Leonard Bernstein
Glitter and be Gay | Cunegonde Jessica Pratt
Das Land des Lächens di Franz Léhar
Dein ist mein ganzes Herz | Sou-Chong Plácido Domingo
La Bohéme di Giacomo Puccini
Quando men vo | Musetta Giulia Mazzola
La Tabernera del puerto di Pablo Sorozábal
No puede ser | Plácido Domingo
Orchestra e coro della Fondazione Arena di Verona

Domingo in Arena è una specie di tradizione. Un nome celeberrimo, forse tra i più noti del panorama lirico dell’ultimo secolo, che a Verona non manca al festival d’Opera da quando vi debuttò nel 1969. Inutile addentrarsi nelle ormai superflue discussioni sul Domingo “contemporaneo”: lo storico tenore ha lasciato da tempo il posto ad un baritono nostalgico che può piacere o no, ma che innegabilmente funziona. Funziona nel senso che domenica 6 agosto l’Arena è gremita da un pubblico (forse in gran parte altrettanto nostalgico) che aspetta solo lui, la star dei tre tenori. Una specie di eroe, che sopravvive all’avanzare del tempo che ha invece rimosso dalla scena internazionale buona parte dei colleghi della stessa generazione. Nonostante ci fossero dei timori, dettati da qualche recente insuccesso e dal ricordo dell’evento del 2022, la serata nel festival del centenario regge. Abbandonata la bacchetta da direttore, Domingo si propone con un programma un po’ diverso e un cast di ospiti illustri, in uno spettacolo che parte dall’Opera e viaggia poi anche verso altri generi.

Domingo in Opera – Foto Ennevi

Il palco dell’Arena è quasi spoglio, c’è solo qualche elemento di scena della Tosca di De Ana a fare da sfondo, quando Amartuvshin Enkhbat compare dalla platea e passeggia tra il pubblico. Lo fa nei panni di Tonio, cantando il “Si può?” che fa da prologo ai Pagliacci di Leoncavallo. Meticoloso come sempre, Enkhbat mette in campo il solito bel timbro ed una notevole intensità vocale, vista anche la complicazione di una collocazione inusuale. Lo succede Angelo Villari, che della stessa opera canta il celebre “Vesti la giubba”, con ogni probabilità il brano più conosciuto tra quelli in programma. Anch’egli generoso nel volume, Villari si concede un’interpretazione apparentemente colma di drammaticità, ma che a conti fatti risulta comunque efficace e nel complesso non eccessiva. Piacevole nel timbro e a suo agio in ogni registro, il tenore conquista il pubblico in poche battute.Nonostante si discosti di pochi anni dal titolo di Leoncavallo, l’Adriana Lecouvreur di Francesco Cilea ci trasporta fuori dal clima verista in cui il galà è decollato. Il palco è di Mariangela Sicilia, che con molta musicalità ed un’escursione dinamica esemplare interpreta la sortita di Adriana “Io son l’umile ancella”. Raccolti i meritati applausi, Sicilia lascia la scena all’attesissimo Plácido Domingo, accolto con ovazione da un anfiteatro entusiasta. Con “Nemico della patria”, dall’Andrea Chénier di Giordano, il protagonista della serata-evento mette subito in chiaro i limiti di una voce comprensibilmente fuori forma, ma anche la professionalità di un artista determinato a fare del suo meglio. Con una scelta accorta di arie in programma e con intelligenza nell’interpretazione, infatti, Domingo fa sì che il bilancio finale sia un “Niente male per la sua età” piuttosto che un altro “Poteva farne a meno”.

Domingo in Opera – Foto Ennevi

Siamo pur sempre in Arena, e di certo non può mancare Verdi. Dopo il preludio di Attila, primo intermezzo orchestrale della serata, tocca a Michele Pertusi, altro nome ormai di casa a Verona. Con “O tu Palermo”, da I Vespri siciliani, la partenza è determinata anche se leggermente sotto l’aspettativa, forse per una voce che appare non al massimo della forma. L’interpretazione è comunque ottima, e il pubblico gradisce. A conferma dell’accortezza con cui Domingo sceglie i suoi ruoli, il programma lo vede impegnato in diversi duetti, in cui può fare affidamento al sostegno dei validissimi ospiti. Ed è proprio quello tra Don Alvaro e Don Carlo, da La Forza del destino, a chiudere la prima parte del concerto. Domingo e Villari interpretano l’aria, “Invano Alvaro ti celasti al mondo”, con complicità e buona immedesimazione.
Vera stella di tutta la serata, Jessica Pratt fa il suo ingresso nei panni di Amina con “Ah non credea mirarti, Ah non giunge uman pensiero”, da La Sonnambula di Bellini. Il timbro è meraviglioso, la gestione dei fiati ineccepibile, l’interpretazione musicalissima e allo stesso tempo di una precisione stupefacente. Il suo è un ritorno in Arena che l’ha vista protagonista nel Barbiere di Sivigla regia di Hugo De Ana nel 2015 e nel Rigoletto del 2017 proprio a fianco del baritono Amartuvshin Enkhbat al suo debutto qui a Verona.Il soprano trasporta il pubblico nel più autentico esempio di belcanto, conquistandone da subito l’affetto. Segue il ritorno di Villari e Sicilia, e il ritorno di Verdi con Il Torvatore, di cui cantano rispettivamente Di quella pira l’orrendo foco”, e Udiste? Come albeggi, entrambi con grande maestria. Con un notevole cambio di stile e di ruolo, Pertusi torna sul palco nei panni del dottor Dulcamara, e si dimostra assai efficace nell’impersonarlo simpaticamente. La sua interpretazione di “Udite, o rustici”, è curata, sonora e spiritosa. Segue il secondo momento orchestrale della serata, questa volta l’Intermedio da La Boda de Luis Alfonso di Geronimo Giménez.

Domingo in Opera – Foto Ennevi

L’ultima parte del programma attraversa i confini nazionali e guarda un po’ al resto del mondo. Di Leonard Bernstein si ascolta prima il duetto Tonight, da West Side Story, che vede impegnati con successo Domingo e una brillante Daria Rybak, poi Glitter and be Gay (Candide), che segna il ritorno in scena di una Pratt che perde il belcanto, ma non il talento. Dopo un’aria di Domingo tratta dall’operetta Il paese del sorriso, di Franz Lehár, entra in scena l’ultimo artista della serata, Giulia Mazzola. Il soprano è una Musetta maliziosa e sonora nell’interpretazione del valzer “Quando men vo” dalla Bohème di Puccini. Segue il brano conclusivo, che vede Domingo impegnato in “No puede ser”, dalla zarzuela “La Tabernera del puerto” di Pablo Sorozábal.

Domingo in Opera – Foto Ennevi

Sotto la guida di Francesco Ivan Ciampa, l’Orchestra della fondazione si dimostra capace di alternare stili diversi senza grandi difficoltà, ed accompagna i cantanti con suono piacevole e coeso. Bene l’insieme e bene anche i momenti prettamente orchestrali. Il pubblico apprezza tutti, riservando particolare acclamazione a Domingo e a Jessica Pratt. Grande entusiasmo per i bis: Domingo canta la sua Granada, ed infine tutti insieme O sole mio. Un bilancio tutto sommato positivo, per un appuntamento tradizionalmente rivolto a quel pubblico che affronta l’Arena più come un’attrazione turistica che come un teatro. In ogni caso, un’opportunità per sentire grandi voci.

Domingo in Opera – Foto Ennevi
Nicola Fiorello

Di professione ingegnere, è appassionato di musica colta e - in particolare - d'Opera. Ha frequentato corsi preaccademici e del vecchio ordinamento presso il conservatorio di Trento e Riva del Garda, dove si è avvicinato allo studio del pianoforte e della composizione. Ha seguito corsi e masterclass di perfezionamento pianistico, composizione, direzione d'orchestra e di coro, vocalità e musica elettronica, presso conservatori e scuole private. Si è inoltre esibito in concerti e concorsi, ed ha partecipato come relatore a conferenze e lezioni-concerto.

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