Verona, Teatro Filarmonico, 27 febbraio 2022, ore 15.30
Rigoletto
Melodramma in tre atti su libretto di Francesco Maria Piave
Musica di Giuseppe Verdi
Direttore Francesco Ommassini
Regia Arnaud Bernard
Scene Alessandro Camera
Allestimento della Fondazione Arena di Verona
Maestro del Coro Ulisse Trabacchin
Personaggi e interpreti
Il duca di Mantova Ivan Magrì
Rigoletto Luca Micheletti
Gilda Eleonora Bellocci
Sparafucile Gianluca Buratto
Maddalena Anastasia Boldyreva
Giovanna Agostina Smimmero
Il Conte di Monterone Davide Giangregorio
Marullo Nicolò Ceriani
Matteo Borsa Filippo Adami
Il Conte di Ceprano Alessandro Abis
La Contessa di Ceprano Francesca Maionchi
Un usciere di corte Nicolò Rigano
Un paggio della Duchessa Cecilia Rizzetto
Nel pomeriggio di domenica 27 febbraio, il Teatro Filarmonico viene gremito dal pubblico per la seconda proposta della stagione lirica della Fondazione Arena di Verona, in programma Rigoletto di Giuseppe Verdi.
Prima opera della cosiddetta “trilogia popolare” è una nuova ambientazione che il librettista Francesco Maria Piave creò dalla pièce francese di Victor Hugo Le Roi s’amuse e che Verdi mise in musica nel 1851. La trama, incentrata sulla figura del buffone di corte Rigoletto (chiamato Triboulet nel dramma di Hugo) e sulle dissolutezze che avvenivano alla corte francese, fu oggetto della censura austriaca, ragion per cui nell’opera si arrivò al compromesso di far svolgere l’azione in una corte che non esisteva ormai più: quella di Mantova.
L’allestimento andato in scena è la fortunata produzione che il regista Arnaud Bernard ha realizzato per la Fondazione Arena nel 2011, all’epoca coprodotta con i teatri di Losanna, Marsiglia, Avignone, Vaucluse, Angers e Nantes e ripresa nel 2016. Le scene lignee firmate da Alessandro Camera richiamano lo splendore della Mantova dei Gonzaga e gli edifici caratteristici ancora ammirabili. Nessuna sorpresa in costumi e regia se non per una piccante scena iniziale che lasciava presagire altri momenti audaci che però non sono pervenuti.
Il primo atto, dove il tema della maledizione salta all’ascolto già dal Preludio orchestrale, si è svolto decisamente in sordina. Un’orchestrazione precisa e attenta ai dettagli ma arida di passionalità e respiri, ha attutito quella drammaticità verdiana intrinseca in ogni nota di questo capolavoro. L’esecuzione, un misto tra edizione critica e prassi esecutiva, ha mancato inizialmente di quell’energia e spavalderia lirica che ci si aspetta da quest’opera. La direzione di Francesco Ommassini si risveglia nel secondo e nel terzo atto, facendo risuonare il teatro con vigore e incisività e conducendo con passione il discorso musicale.
Il coro, sotto la direzione di Ulisse Trabacchin, si conferma all’altezza, intervenendo con colori brillanti e ben amalgamati.
Ivan Magrì interpreta un Duca energico, vocalmente fiero e sicuro di se. Seppur con qualche incertezza di intonazione, subito ripresa con intelligenza, ha dato prova di una buona preparazione vocale soprattutto nel terzo atto e ne La donna è mobile.
Eleonora Bellocci, nei panni di Gilda, ha preso coraggio dopo un inizio timoroso e ha proseguito con spavalderia, precisione di intonazione, agilità e una messa in maschera diretta, mancando però della dolcezza che si addice alla Gilda pensata da Verdi. Notevole la potenza del suo mi bemolle acuto nel duetto con Rigoletto che conclude l’atto secondo, Sì, vendetta, tremenda vendetta, che ha portato la Bellocci a concederne un bis altrettanto ben eseguito.
Tra tutto il ben bilanciato cast, il timbro di Gianluca Buratto si è fatto notare: un colore caldo, dei bassi profondi ma pungenti e un fraseggio mai pesante sono stati apprezzati dal pubblico nonostante il ruolo di Sparafucile non sia da protagonista.
Equilibrato e ricco di sfumature il quartetto Bella figlia dell’amore, con una Maddalena piuttosto casta ma ben contestualizzata. Di tutto rispetto l’interpretazione di Rigoletto di Luca Micheletti. La capacità di restuire le coloriture dell’animo del personaggio e la considerevole risolutezza scenica hanno contribuito a rendere questa esecuzione di alto gradimento, come confermato dai generosi applausi finali.