Firenze, Auditorium, Sabato 19 febbraio 2021 ore 20
Philippe Jordan, direttore
Ludwig van Beethoven
Coriolan, ouverture in do minore op. 62op. 62
Alban Berg
“Fünf Orchesterlieder nach Ansichtskarten” op. 4 per voce e orchestra
Anja Kampe, soprano
Anton Bruckner
Sinfonia n. 7 in mi maggiore
Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino
Il concerto è stato eseguito nella sala grande del Teatro del Maggio anzichè nell’annunciato Auditorium Zubin Mehta, ma tale cambiamento, motivato dallo stesso Sovrintendente Pereira all’inizio del concerto, causa prove scena per l’opera Amico Fritz di Mascagni, facendo confluire nello spazio della platea della Sala Grande tutto il pubblico presente, forse ne ha giovato per la giusta monumentalità del programma. Concerto non scontato, specchio della cultura musicale tedesca così per i compositori Beethoven , Alban Berg con Anton Bruckner come per gli esecutori, il direttore Philippe Jordan, gradito ritorno al Maggio, e il soprano Ania Kampe. Philippe Jordan nato in Svizzera da una famiglia di artisti, la sua carriera lo ha portato in tutti i più importanti teatri d’opera, festival e sul podio delle più celebri orchestre del mondo, ed è considerato uno dei direttori più affermati sul repertorio principalmente germanico nonchè direttore musicale della Wiener Staatsoper dal settembre 2020.
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Come gradito ritorno al Maggio, fu tra le protagoniste della serata d’inaugurazione del nuovo Teatro del 21 dicembre 2011 con la direzione del maestro Zubin Mehta, appena reduce dall’esecuzione degli stessi Lieder a Berlino proprio con la direzione di Jordan, il soprano Anja Kampe, che si presenta ancora nell’ambito concertistico, nonostante sia uno dei cantanti più quotati nel repertorio operistico in lingua tedesca per le sue interpretazioni di ruoli protagonistici quali Kundry (Parsifal) alla Wiener Staatsoper e all’Operá de Paris, Sieglinde (Die Walküre) al Festival di Bayreuth, Isolde (Tristan und Isolde) alla Staatsoper di Berlino, Caterina Izmailova (Lady Macbeth del distretto di Mzensk) e Brünnhilde (Die Walküre) al Festival di Pasqua di Salisburgo . Rare sono le sue incursione nell’opera italiana limitate a Puccini (un raro Tabarro nel 2008) una Tosca (2015) e una più recente Minnie del La Fanciulla del West alla Bayerische Staatsoper München; nel 2018 l’Opera di Stato Bavarese le ha assegnato il titolo di “Bayerische Kammersängerin”.
Ci piace ricordarla ancora giovanissima, in un concerto nell’aprile del 2001 all’Auditorium del Conservatorio di Riva del Garda, appena uscita dalle masterclass dell’Accademia Richard Wagner di Venezia, sotto la guida della presidente Alessandra Althoff-Pugliese, come vincitrice di una borsa di studio a Bayreuth. Venne segnalata dall’accademia stessa come cantante adeguata all’esecuzione dei 12 Lieder composti da Friedrich Nietzsche, progetto inserito in un convegno a Riva del Garda dedicato al filosofo tedesco. Fu una delle sue prime prove in pubblico ma nel frattempo si stavano già consolidando alcuni progetti quali la registrazioni delle Arie da Camera e Romanze di Leone Sinigaglia. L’anno successvo debuttò a Bayreuth e da quel momento intraprese una carriera molto ben strutturata sul repertorio tedesco che la portò due volte alla Scala di Milano: nel 2013 come Senta con la direzione di Daniel Baremboim nel wagneriano Fliegender Holländer e come Lenore nel Fidelio di Beethoven, spettacolo inaugurale nella stagione scaligera del 2014. Con esclusione delle rappresentazione milanesi e queste due apparizioni fiorentine, non ha molto praticato, se non all’inizio di carriera, i palcoscenici italiani se non con ruoli ancora indirizzati alla ricerca dell’assetto definitivo vocale. Peccato perchè nella serata fiorentina ha dato dimostrazione, pur nella brevità delle composizone dei “Fünf Orchesterlieder nach Ansichtskarten” di Alban Berg (1912) di come anche la scrittura vocale delle avanguardie storiche del 900 riescano a offrire dimensione intima e suggestioni evocative di singole parole o immagini, sapendo cogliere il particolare clima di queste prose liriche, sospese tra ironia ed effusione sentimentale nell’ angoscia compositiva di inzio del secolo scorso. Si auspica una presenza maggiore in Italia per tale repertorio.
Il tutto sotto la guida di Phillipe Jordan che ha allegerito molto la gestione musicale di Berg facendo assumere proprio la caratteristica di visioni da cartoline come nello specifico del sottotitolo della raccolta e nello stesso tempo, specie nel quindo lied Hier ist Friede, il più lungo, esprimere la complessa scrittura sinfonica che traspare in Alban Berg. Nel overture de il Coriolan ha evitato la routine ddel brano di facile ascolto cercando tenpi dilatati anche per dar respiro alle sezioni orchestrale.
Ambito sinfonico monumentale nell’articolata Sinfonia n. 7 di Anton Bruckner, con la sua struttuta articolata in un intrecciarsi continuo di combinazioni tematiche e timbriche, ricca di contrapposizione ritmiche all’interno di ciascun movimento che il direttore che ha esaltato nella sua gestione dell’orchestra del Maggio dando ampio respiro alla complessa articolazione dei 4 movimenti e alla sua conclusioni nella sua dimensione eroica.
Concerto che ha raccolto l’entusiasmo del pubblico fiorentino, che ha dimostrando ai protagonisti dell’evento riconoscenza per la loro rinnovata presenza.