Verona, Teatro Filarmonico, venerdì 2 aprile
Canale youtube Arena di Verona
https://www.youtube.com/watch?v=AWRdqClluEM&t=4506s
Idilli Musicali
PROGRAMMA
Orazio Sciortino
Aiora (Opera commissionata dalla Fondazione Arena di Verona. Prima esecuzione)
Wolfgang Amadeus Mozart
Concerto n. 19 in fa maggiore per pianoforte e orchestra KV 459
I.Allegro II. Allegretto III. Allegro assai
Arthur Honegger
Pastorale d’été, H. 31 Poème Symphonique
Calme (Tranquillo). Vif et Gai (Vivo e gaio). Tempo I Calme (Tranquillo)
Francis Poulenc
Sinfonietta, FP 141
Allegro con fuoco II. Molto vivace III. Andante cantabile IV. Finale
Orazio Sciortino, direttore
ORCHESTRA DELLA FONDAZIONE ARENA DI VERONA
La Stagione Artistica 2021 della Fondazione Arena di Verona si impreziosisce con nuove scoperte e riscoperte musicali, brani lontani dei canoni classici dei programmi concertistici. Da segnalare il sempre apprezzabile impegno nel rinnovamento con la commissione di un nuovo brano ad Orazio Sciortino, musicista autorevole e dalle idee ben chiare, che si cimenta con pari serietà e precisione in tre ruoli: compositore, direttore, pianista. Con il titolo Idilli Musicali l’ascoltatore è portato a considerare ogni sezione del programma come un piccolo quadro, un componimento idealizzato e idealizzante, e la scelta dei brani risulta quanto mai azzeccata per ricreare dei piccoli quadri musicali. Curiosando si trovano alcuni collegamenti, forse non voluti, ma intriganti. Sarà un caso che il poeta per eccellenza dell’idillio, Teocrito, sia concittadino di Sciortino? Sarà un caso che si intreccino così fortemente poesia, metrica e musica in questo programma? Sarà un caso che il tema bucolico-pastorale sia presente in opere così diverse e lontane nel tempo? Lasciamo ai lettori la soluzione dell’enigma ed entriamo nel dettaglio. Il programma di sala, con le parole del compositore, ci soccorre prontamente nella spiegazione del titolo del primo brano: “Le Aiore facevano parte di un misterioso rito ateniese che si svolgeva durante le Antesterie, le feste in onore di Dioniso. Furono istituite per ricordare Erigone, una vergine morta suicida a seguito della scomparsa del padre Icario, il quale, iniziato all’arte vinaria da Dioniso stesso, era stato ucciso da alcuni contadini che colti da ebbrezza per aver assaggiato la bevanda per la prima volta, pensarono di essere stati avvelenati. Durante le Aiore, le fanciulle ateniesi commemoravano il suicidio della fanciulla dondolandosi su altalene sempre più rapidamente fino allo stordimento, in una sorta di rituale purificatorio preliminare alla consacrazione del vino nuovo.” La composizione è basata su una ritmica ispirata alla metrica delle poesia greca antica che viene mano a mano sviluppata. I suoni iniziali di percussioni creano un’atmosfera carica di attesa seguita dal progressivo risveglio di tutte le sezioni orchestrali. Le dissonanze sembrano quasi ricercare un senso di arcaico e primigenio, in un crescendo estatico che riproduce il dondolio delle fanciulle sempre più slanciato. Questo rielaborazione ossessiva crea una traccia ipnotica che richiama antichi riti espiatori, dove l’estasi indotta dal movimento continuo dona un contatto diretto con la divinità. Raggiunto il culmine la musica si dissipa, come una volta raggiunta l’estasi l’energia svanisce in un placido abbandono soddisfatto. Il gesto direttoriale guida con sicurezza l’orchestra nella criptica ritmica, ricercando ora un senso etereo ora una forte materialità, e l’orchestra reagisce con prontezza e precisione alle indicazioni.
Segue il poco eseguito Concerto n. 19 in fa maggiore per pianoforte e orchestra KV 459 di W.A.Mozart, di cui viene data una fresca e genuina lettura. L’interpretazione di Sciortino risulta personale e coerente nel fraseggio e nella conduzione delle parti. Il primo tempo, Allegro, mostra un carattere ad un primo aspetto marziale ma ben presto si rivela in tutta la sua giocosità e graziosità con soluzioni spiritose ben sottolineate. Il secondo movimento, Allegretto, possiede un’ispirazione pastorale che si divide fra spensieratezza ed introspezione lirica. Il terzo tempo, Allegro Assai, propone un tema dalle caratteristiche simili a quello del primo tempo, che viene esposto fin da subito con brio ed enfasi, conducendoci brillantemente al finale. Qualche lieve imperfezione nell’insieme non crea turbamento all’ascolto. Il brano di Honegger, viziato da alcuni problemi d’insieme e sbavature d’intonazione, propone le atmosfere sognanti di un caldo pomeriggio estivo fra languori ed improvvise fiammate passionali. L’atmosfera bucolica viene ricreata grazie all’intera sezione dei fiati, che colorano con varietà le placide sonorità degli archi, vagheggiando l’ideale sonoro di una giornata estiva in un prato di campagna. La Sinfonietta di Poulenc già dal titolo rivela il carattere canzonatorio e l’ironia tipica dell’autore, in contrapposizione ad un certo diffuso formalismo musicale. Nella partitura si alternano fraseggi staccati e momenti lirici introspettivi, passi di danza e virtuosismi. Sciortino conduce con personalità ed espressione intensa portando l’orchestra a risultati sonori ed espressivi efficaci nel rendere i molteplici aspetti di cui questa partitura, apparentemente semplice, è ricca e variegata. L’ultimo movimento è un gustoso pastiche di citazioni più o meno colte che conducono all’energico finale.
P.S. Un ultimo appunto lo riserverei alla regia della ripresa video, non sempre precisissima nel seguire la partitura, rischiando di rendere straniante l’ascolto in alcune fasi del concerto.