Verona, Teatro Filarmonico, 12 marzo 2022, ore 17
Stagione Sinfonica 2021-2022
Johannes Brahms
Tragische Ouvertüre (Ouverture tragica) in re minore per orchestra, op. 81
Das Schicksalslied (Canto del destino) per coro e orchestra, op. 54
Robert Schumann
Sinfonia n. 4 in re minore per orchestra, op. 120
Direttore Vittorio Bresciani
Orchestra e Coro della Fondazione Arena di Verona
Maestro del Coro Ulisse Trabacchin
Brahms e Schumann sono stati i protagonisti a Verona di due concerti al Teatro Filarmonico: la sera di venerdì 11 marzo, con replica nel pomeriggio del giorno successivo.
Particolare la scelta del programma perché, se da un certo punto di vista, siamo abituati alla quarta sinfonia di R. Schumann, lo stesso non si può dire per i due brani di J. Brahms, l’Overture Tragica op. 81 e il Canto del destino op. 54, costituendi la prima parte dello spettacolo e decisamente poco eseguiti in questi ultimi anni, specialmente in Italia. Il Brahms di queste due composizioni è quello di un autore maturo, all’apice della carriera, ma ancora ancorato alla tradizione romantica, nella quale si possono, però, già intravvedere le caratteristiche principali della scrittura brahmsiana di fine secolo.
Alla guida del coro e dell’orchestra della Fondazione Arena di Verona il pianista e direttore veronese Vittorio Bresciani, conosciuto principalmente per i suoi progetti dedicati a Liszt, inizialmente come pianista solista, poi in duo con Francesco Nicolosi, ultimamente come direttore e regista. Già alcune volte lo abbiamo visto sul podio al teatro Filarmonico di Verona con altri programmi sempre dedicati al romanticismo tedesco.
L’esiguo pubblico del sabato pomeriggio, con pochissimi giovani in sala ha assistito ad un concerto carico di energia e dal fluire tumultuoso, come si confà al programma eseguito. Se possiamo definire impeccabile la sinfonia di Schumann, lo stesso non possiamo dirlo per i brani di Brahms che mancavano di definizione ed equilibrio. Il direttore ha fatto il possibile per restituire al pubblico la migliore immagine sonora voluta dal compositore la situazione era davvero difficile. Il ridotto numero di archi non reggeva il confronto con i fiati che spesso dovevano essere tenuti a bada. Violini primi e secondi, per dare volume nel forti e fortissimi, creavano un suono molto pesante e privo di brio.
Anche il coro pareva sottodimensionato per il tipo di repertorio ma si è destreggiato in un brano complesso e poco eseguito, nonostante la situazione a loro sfavorevole di cantare con mascherine e distanziati. Non vedo l’ora che si possano togliere i pannelli di plastica trasparente davanti agli ottoni perché portano ad una distorsione dell’immagine sonora, dando una direzione al suono decisamente sfalsata.
Nel complesso un concerto interessante che ha lasciato il pubblico soddisfatto che ha ringraziato con lunghi applausi.