“Vite parallele – Beethoven e Schubert” dal 24 settembre al 12 ottobre
Festival internazionale del Pianoforte tra Bergamo e Brescia.
Brescia, teatro Sociale Domenica 27 settembre, Ore 16.00
Alexander Lonquich pianista
Schubert: Dodici Ländler tedeschi, D.790
Schubert: Sonata per pianoforte in la maggiore, D.959

“Schubert protagonista del recital pomeridiano di A. Lonquich”

Programma decisamente interessante quello proposto da Alexander Lonquich per il concerto pomeridiano di domenica 28 settembre. Il maestro, tra i protagonisti indiscussi del Festival Pianistico di Brescia e Bergamo 2020, per questo recital ha scelto di concentrarsi sulla musica di un solo compositore: Franz Schubert.

Si potrebbe pensare che un’ora di musica dello stesso autore possa risultare noiosa, ma la scelta dei brani si è rivelata, invece, vincente.

La prima proposta sono stati i Dodici Ländler per pianoforte D. 790, insieme di danze dai caratteri popolari e con ritmi accattivanti. Composte da uno Schubert ormai musicalmente maturo, si caratterizzano per strutture e armonie all’avanguardia, con sfumature tipiche del lato più nobile del compositore. Il pianismo di Lonquich si rivela efficace, con scelte musicali brillanti e con un suono a tratti brahmsiano che ha enfatizzato i momenti più grotteschi presenti in alcune delle danze.

Di tutt’altro respiro invece il resto del concerto, interamente riempito dalla Sonata in la maggiore D. 959.
Questo lavoro viene portato a compimento da Schubert appena qualche settimana prima della sua morte ed è pervaso da un sentimento di serenità, quasi di rassegnazione, in contrapposizione alla vita tormentata e piena di insuccessi che l’autore aveva vissuto. Si discosta però da questo temperamento il secondo movimento della Sonata, una tra le pagine più significative della produzione schubertiana. Nell’”Andantino” infatti Schubert si rivela ancora molto tormentato, esprimendo la sua disperazione in una parte centrale estremamente tempestosa, dove si avvicina molto lo stile compositivo romantico.
Salto nel romanticismo che viene però meno nell’ultimo movimento, un “Rondò. Allegretto” scritto nella più classica e ampiamente utilizzata struttura di forma-sonata. Un finale dal clima spensierato e gioioso che non manca però di complessità compositiva e di cambi armonici all’avanguardia, eseguiti con chiarezza da un Lonquich sicuro e spontaneo.

Di autori diversi sono invece i due bis con cui il pianista, applaudito con entusiasmo dal pubblico, ha terminato il pomeriggio: Chopin e Beethoven.

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