Orchestra Sinfonica di Milano | Teatro alla Scala di Milano | 10 settembre 2023, ore 20
Orchestra Sinfonica di Milano
Tuomas Katajala tenore
Georg Nigl baritono
Andrey Boreyko direttore
G. Mahler Das Lied von der Erde (Il canto della terra)
L. van Beethoven Sinfonia n. 5 in do min., op. 67
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Non si può dire che quella del 1909 sia stata per Gustav Mahler una “buona annata”. La scarlattina aveva mandato a morte prematura la giovane figlia Maria. Inoltre, un medico aveva diagnosticato il problema cardiaco che avrebbe ucciso il compositore due anni dopo. Per Mahler la morte sembrava onnipresente. Di fronte a una simile tragedia, Das Lied von der Erde, con la sua selvaggia esuberanza alcolica, sferra un pugno in faccia al destino. Nelle mani di Andrey Boreyko, che ha diretto l’opera alla guida dell’Orchestra Sinfonica di Milano, le note contrastanti di sconfitta e disperazione riempiono il Teatro alla Scala con la giusta dose di ironia. Le ambientazioni di Mahler, tratte dalla traduzione di Hans Bethge di poesie classiche cinesi, sono allo stesso tempo ludiche e maligne. I canti popolari si susseguono con la dovuta energia e i testi sul gelo dell’inverno – potente simbolo di morte – sottolineano un lirismo argenteo che emerge e svanisce come un ricordo fugace. La conclusiva Der Abschied contempla la bellezza della terra con estasi nietzschiana.
L’apertura Das Trinklied von Jammer der Erde galoppa con i primi squilli degli ottoni ma Tuomas Kataja non ha problemi a far emergere la sua radiosa vocalità, tingendo di umorismo anche i passaggi in cui canta dei dolori della vita e della certezza della morte. In Von der Jugend, Kataja e l’orchestra si cimentano in un vero e proprio battibecco che ricorda la gioiosa verve del Des Knaben Wunderhorn di Mahler. Ugualmente in Der Trunkene im Frühling, il tenore parla del conforto “nella bottiglia” come fosse impadronito da una lezione divina. La musica di Mahler, con la sua palpabile sfida alle cose per come sono, è suggerita anche dall’interpretazione del baritono Georg Nigl. La sua scura vocalità riesce ad incarnare la gravità stanca del mondo di Der Abschied e ad esprimere la totale desolazione di Der Einsame in Herbst dove le sue frasi si mescolano intimamente con i fiati e gli archi. Particolarmente efficace e dolcemente doloroso, il passaggio di amore e perdita in Von der Schönheit.
Grandi applausi chiudono la prima parte del concerto e, al rientro dall’intervallo, l’emozione è nell’aria per la Sinfonia forse più conosciuta della musica classica: la Quinta di Beethoven. Fin dal famoso incipit di quattro note, il gesto di Boreyko riesce a trasmettere un qualcosa di familiare ma allo stesso tempo individuale. L’esecuzione martellante della sequenza fatta di quattro note e una pausa mantiene l’immediatezza del tema e aggiunge un senso di tensione a questo motivo iconico. Allo stesso modo, nell’Allegro con Brio la direzione rafforza i momenti chiave senza estremizzare i cliché. Il dialogo tra archi e fiati risulta particolarmente intenso. Nell’Andante il suono è grazioso ma mai superficiale, sempre riflessivo. Da segnalare l’ottima interpretazione degli ottoni. Lo “spettrale” Scherzo del terzo movimento procede come una marcia spedita e fa risaltare l’eleganza della scrittura di Beethoven, portando ad un Allegro che suona come un’esibizione di alto virtuosismo, in particolare per l’ottima fuga dei bassi. Nel complesso l’esecuzione di questa iconica sinfonia è di ottimo livello, dalla tenerezza del movimento lento allo scherzo demoniaco fino al viaggio dall’oscurità alla luce che ne caratterizza il finale trionfale. L’audace direzione di Boreyko è in grado di far fluttuare e piangere i fiati e gli archi dell’orchestra senza ostacolare lo slancio in avanti della musica, di conseguenza il sussurro della Sinfonica di Milano risulta efficace quanto il suo ruggito! Il teatro, al suo completo, risponde con entusiasmo e riconoscenza.
Programma completo della Stagione 2023-2024
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