Milano | Teatro alla Scala | 11 ottobre 2023, ore 20
Filarmonica della Scala | Stagione sinfonica 2022/2023
W.A. Mozart Sinfonia n. 38 in Re magg. K 504 “Praga”
O. Messiaen Turangalîla Symphonie per pianoforte, onde martenot e orchestra
Yuja Wang, pianoforte | Cécile Lartigau, onde Martenot
Filarmonica della Scala | Simone Young, direttrice
La Turangalîla Symphonie di Messiaen è una pagina molto complessa, un’opera difficile che richiede forze musicali imponenti, molta energia (più di un’ora di musica “a tutto spiano”) e una mente brillante per decodificare i dieci movimenti e offrirli all’ascoltatore. Ma è anche una storia d’amore, in cui ci ha condotto con grandissima efficacia la sensibile bacchetta di Simone Young. Insieme a lei a gremire il palco della Scala, è arrivata su vertiginosi tacchi a spillo, la pianista Yuja Wang, capace di interpretare la sua parte in modo brillante e con estrema precisione. Si tratta di una partitura non semplice anche per l’ascoltatore e la Young, al suo debutto in Scala – in sostituzione di Zubin Mehta – ma non nuova al brano, costruisce la sua lettura sui principali temi circolari che ivi compaiono, come il “tema della statua”, tema maschile degli ottoni, pesante e chiaro o il “tema del fiore” femminile, sottile e delicato. La direttrice americana pone giustamente questi temi in posizione dominante nel passaggio tra i movimenti della Turangalîla (III, VII e IX) e i Chant d’amour (II, IV, VI, VIII), non perdendo mai di vista i variegati schemi ritmici e melodici che Messiaen ha accuratamente realizzato in quest’opera.
Le dieci parti che compongono la sinfonia sorprendono per l’eccezionale coerenza con cui uniscono echi jazzistici, folklore sudamericano, atmosfere balinesi e immaginario tecnologico, quest’ultimo reso evidente dalle percussioni e dalle onde Martenot che compaiono nel secondo movimento, brillantemente suonate da Cécile Lartigau, partecipe della melodia e capace di trasmettere un forte lirismo, in contrasto con il gruppo gamelan, puramente ritmico e accompagnato da archi morbidi. Il primo Turangalîla si apre con un delicato solo di clarinetto che conduce a una vasta serie di schemi ritmici e brevi temi che crescono in intensità man mano che si aggiungono altri timbri, fino a raggiungere una convulsa massa di suoni. Anche la tromba, splendidamente suonata, assume un ruolo importante. Il secondo Chant d’amour offre un delizioso suono vellutato degli archi ben amalgamato a quello del pianoforte, la Wang conclude questo movimento con una brillante cadenza pianistica, percussiva e incisiva. Joie du sang des étoiles funge da ponte, chiudendo le sezioni precedenti e stabilendo un enorme contrasto con le successive. Qui viene creata una grande massa sonora, per altro suonata con una precisione tale da permettere di distinguere i diversi strumenti. Anche in questo caso il pianoforte ha un ruolo molto difficile, ma la Wang sfodera la sua impeccabile tecnica. Il tema principale domina questo movimento che si conclude con un finale trionfale. I temi principali che ci hanno guidato fino ad ora, si diluiscono nel terzo tema d’amore. Qui l’orchestra dà il meglio di sé, suonando magnificamente, con un suono incantevole e un fraseggio accurato. La Young ricava un suono equilibrato da tutte le sezioni, plasmando un colore coinvolgente e accattivante e isolando il più possibile i diversi ritmi, per portarci a condividere il sentimento dell’amore.
La parte finale di Turangalîla suona ipnotica e spettrale, con l’orchestra che crea un contrasto tra le onde Martenot, alle prese con lunghe melodie, e il pianoforte, usato quasi come strumento a percussione. La sinfonia si chiude con un movimento vivido e ampio, dove il tema d’amore emerge ancora una volta in una coda vertiginosa e potente. La Young riesce a far emergere la ricchezza della partitura e la Filarmonica della Scala si esprime con “cognizione di causa” e dinamiche che vanno dal fortissimo heavy metal al pianissimo liutistico, senza compromesso alcuno, offrendo una gamma di colori che va dalla luce penetrante all’oscurità abissale. Un plauso va alla sezione delle percussioni, che ha saputo navigare in modo impressionante in tutti i ritmi incrociati più difficili. Oltre al pianoforte, la partitura richiede una serie di strumenti a tastiera aggiuntivi, tra cui celesta, glockenspiel e vibrafono, che contribuiscono a caratterizzare la tavolozza sonora di questa monumentale e disarmante opera. Turanga è tempo che vola e lîla è amore. Non ci sono mezze misure in questa Sinfonia, un’incontenibile esplorazione dell’amore disinibito, della gioia, del tempo e dell’eternità. Le esecuzioni della Turangalîla sono rare e questa occasione è stata un’esperienza unica.