Modena, Teatro Comunale Pavarotti-Freni, Venerdì 23 febbraio 2024, ore 20:00.
Anna Bolena, Tragedia lirica in due atti di Gaetano Donizetti, su libretto di Felice Romani.
Nuovo allestimento.
Direttore Diego Fasolis
Regia Carmelo Rifici
Scene Guido Buganza
Costumi Margherita Baldoni
Luci Alessandro Verazzi
Movimenti scenici Alessio Maria Romano
Anna Bolena Carmela Remigio
Enrico VIII Simone Alberghini
Giovanna Seymour Arianna Vendittelli
Lord Riccardo Percy Ruzil Gatin
Smeton Paola Gardina
Lord Rochefort Luigi De Donato
Sir Hervey Marcello Nardis
Orchestra I Classicisti
Coro Claudio Merulo di Reggio Emilia
Maestro del Coro Martino Faggiani
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Quando il sipario si apre su di una coppia di operai, intenti a restaurare un affresco in abiti da lavoro dall’aspetto odierno, è facile supporre che stia per iniziare l’ennesimo spettacolo d’Opera trasposta in tempi contemporanei. Ma basta attendere qualche minuto per veder apparire – sul palco del teatro Pavarotti Freni di Modena – i primi personaggi in costumi d’epoca, che smontano la congettura trasportando il pubblico in un lontano passato, con un sospiro di sollievo di molti. Inizia così l’Anna Bolena Modenese, coproduzione partita dal LAC (Lugano Arte e Cultura), che ha già fatto tappa a Reggio Emilia e a Piacenza riscontrando generalmente un buon successo.
Al centro di tutto, una grande piattaforma rotante, essenziale nelle forme e nei colori, guida lo spettatore in un viaggio turbinoso e tormentato attraverso la drammaticità della vicenda. Le scene, opera di Guido Buganza, si presentano ad ogni “tappa” intriganti ed estremamente d’effetto, con giochi di spazi, porte, passaggi e ombre perfettamente in linea con il tono del racconto. La regia di Carmelo Rifici prevede movimenti nel complesso semplici, ma sempre curati e funzionali, lasciando spazio alla recitazione dei singoli cantanti. Interessante la soluzione di far spesso scendere i protagonisti dalla pedana, spostando l’azione in primo piano e sfruttando la macchina rotante per proporre, sul fondale, immagini simboliche che – come dei flash – compaiono e scompaiono nell’arco di una rotazione. E così appariscenti quadri, perlopiù inquietanti, dal carattere quasi horror, fanno da sfondo alle controverse dinamiche che animano i personaggi, dipingendone forse i pensieri, le paure, e conferendo un tratto più surreale e psicologico all’allestimento. Questi interventi, come anche il resto dello spettacolo, giovano di un ottimo lavoro di luci, a cura di Alessandro Verazzi. Belli e appariscenti i già citati costumi, curati da Margherita Baldoni.
Il complesso compito di coordinare la macchina dell’Opera spetta, questa volta, a Diego Fasolis, che guida con spirito e ritmi concitati l’orchestra I Classicisti (noti – in passato – come “I Barocchisti”). La scelta di un ensemble caratterizzato da strumenti d’epoca risulta tanto intrigante quanto tortuosa: se da un lato si è disposti a perdonare alcune imprecisioni di intonazione, a favore di una sonorità diversa e che ben si relaziona con la partitura, dall’altro l’efficacia delle dinamiche, la qualità del suono nel forte e il bilanciamento con il palco lasciano – in più d’un punto – qualche dubbio. Meglio concentrarsi sul carattere dell’interpretazione musicale, che si distingue per un’appassionata concitazione che ben descrive il clima degli avvenimenti.
Nel ruolo del titolo, Carmela Remigio è una regina ben impersonata, convincente ed appassionante nell’interpretazione e nella recitazione (anche se rischia – a tratti – di sovrabbondare con certe gestualità). Sul piano prettamente vocale va invece constatato – ahimè – un certo affaticamento, che si traduce in mancanza di sonorità sui registri troppo gravi o troppo acuti. Un po’ fuori forma anche l’Enrico VIII di Simone Alberghini, che presenta più o meno le medesime caratteristiche: ottima l’intenzione, in termini di personalità ed interpretazione, meno convincente la profondità vocale, che risulta – anche per il basso – compromessa da un generale senso di fiacchezza.
È decisamente serata per Ruzil Gatin, che nei panni di Lord Riccardo Percy mette in campo un timbro chiaro e sonoro, e si muove con disinvoltura tra i registri di una parte tutt’altro che semplice. Bene anche la sua resa personaggio, che convince per interpretazione sia musicale che teatrale, e che dà – fin dall’ingresso – un grande contributo al decollo dello spettacolo. Ottima performance anche per Arianna Vendittelli (soprano) a cui tocca il ruolo di Giovanna Seymour. Bello il timbro, precisa l’emissione, e piacevolissima l’interpretazione del carattere, di cui riesce a cogliere tanto le sfumature della parte, quanto i tratti della controversa personalità.
Completano il cast un validissimo Smeton Paola Gardina, convincente sia sul piano musicale che scenico, il determinato Lord Rochefort di Luigi De Donato e Marcello Nardis, nei panni di Sir Hervey. Prezioso infine l’intervento del Coro Claudio Merulo di Reggio Emilia, preparato dal Maestro Martino Faggiani.
Venerdì 23 febbraio il teatro è frequentato da un numeroso pubblico, che si dimostra nel complesso soddisfatto della rappresentazione, concedendo generosi applausi alla fine, e al termine di qualche aria. Grande acclamazione per Ruzil Gatin e Arianna Vendittelli, ma anche per la Bolena di Carmela Remigio.