Rossini Opera Festival – Pesaro, Teatro Rossini, giovedì 15 agosto, ore 16
Il vero omaggio
Cantata di Giulio Genoino e Gaetano Rossi
Musica di Gioachino Rossini

Direttore GIULIO CILONA
Argene SARA BLANCH
Alceo VICTORIA YAROVAYA
Fileno / Genio dell’Austria RUZIL GATIN
Elpino ALEJANDRO BALIÑAS VIEITES

CORO DEL TEATRO DELLA FORTUNA di Fano
Maestra del Coro MIRCA ROSCIANI
FILARMONICA GIOACHINO ROSSINI

La cantata composta da Gioachino Rossini su commissione del principe Klemens von Metternich per il Congresso della Santa Alleanza, tenutosi a Verona nel 1822, è stata eseguita al Teatro Rossini di Pesaro con la direzione del belga-americano Giulio Cilona, il più giovane Kapellmeister della storia presso la Deutsche Oper Berlin (a 27 anni di età), che in questa occasione ha debuttato al Rossini Opera Festival. Per il Congresso di Verona Rossini forniva un’altra cantata, “La Santa Alleanza”, che fu data in Arena il 24 novembre 1822 con centoventotto strumentisti (provenienti da varie bande militari di stanza nel veronese) e centoventuno fra cantanti e danzatori, con luminarie a effetto, carri a tema mitologico e schiere di figuranti in costume. Sono presenti quasi tutte le teste coronate europee, nonché diplomatici di molte nazioni; tutti si godono l’evento tranne Rossini, che trascorre in grande ansia tutto il tempo dell’esecuzione, dovendo dirigere l’orchestra sotto un’enorme statua della Concordia, piuttosto instabile sul piedistallo e da lui definita come l’unica concordia esistente fra i “santi alleati”. Per la serata al Teatro Filarmonico del 2 dicembre Rossini altro non fece se non adattare a un nuovo testo la musica de “La riconoscenza”, ultima cantata napoletana rappresentata al Teatro San Carlo, scritta un anno prima in ringraziamento a Ferdinando e ai napoletani per i sette anni trascorsi a Napoli, contando sul fatto che nessuno se ne sarebbe accorto. Artefice anche delle manifestazioni musicali e delle feste, oltre che delle relazioni diplomatiche, Metternich era un profondo conoscitore della musica e grande ammiratore di Rossini: “Poiché voi siete le dieu de l’harmonie, dovete venir qui, dove d’armonia c’è tanto bisogno”, questo l’invito che rivolse al compositore. Ma nell’adattare a un testo d’occasione una partitura già destinata ad altro, può verificarsi qualche inconveniente, come Rossini stesso raccontò all’amico Ferdinand Hiller: “Se fossero bastate le mie cantate è certo che la desiderata armonia si sarebbe ottenuta; ne dovei scrivere cinque e in brevissimo tempo: per la nobiltà, per la grassa borghesia, per la festa della concordia ecc. Naturalmente, data la ristrettezza del tempo fui costretto il più delle volte ad adattare a quelle poesie di circostanza musica già composta: lavoro che non sempre poté riuscire bene. Ricordo che, in un coro alla concordia, la parola -Alleanza- venne a capitare sopra un lamentevole sospiro cromatico; ma non avevo tempo di cambiare. Pensai allora di farne avvertito in antecedenza il principe di Metternich, il quale lasciò correre sorridendo”. Del resto, agli austriaci non interessava tanto l’originalità della musica quanto tenere sotto controllo il librettista, il veronese Gaetano Rossi, che per Rossini aveva già firmato “La cambiale di matrimonio” (1810) e “Tancredi”, (1813), colpevole di aver lavorato alla corte napoleonica e quindi altamente sospetto. A Verona i solisti furono Adelaide Tosi, Giovan Battista Velluti, Filippo Galli, Gaetano Crivelli e Luigi Campitelli. Terminato il congresso, non vi furono altre occasioni di rappresentazione; nell’epoca attuale “Il vero omaggio” è stato presentato al festival “Rossini in Wildbad”, con la direzione di Herbert Handt nel 1997 e poi al Rossini Opera Festival del 2004, in prima esecuzione assoluta nell’edizione critica della Fondazione Rossini; “La riconoscenza”, sua gemella quanto alla musica, era presente al ROF nelle stagioni 1992 (in dittico con “Le nozze di Teti, e di Peleo”) e 2019.
Questo anno speciale per la città di Pesaro è stato visto quale buona occasione per far sentire questa vera rarità, la cui rappresentazione ha avuto esito più che soddisfacente grazie a solisti brillanti e alla puntualità del coro, di consistenza imponente e di buona prestanza vocale, con una direzione che gestiva con efficacia l’alternarsi di arie, duetti, quartetti e “tutti” guadagnandosi il plauso della sala.

 

 

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