Firenze Teatro del Maggio Musicale, febbraio 2021
RIGOLETTO
Melodramma in tre atti.
testi di Francesco Maria Piave
musiche di Giuseppe Verdi
Prima esecuzione: 11 marzo 1851, Venezia.
Maestro concertatore e direttore – Riccardo Frizza
Regia – Davide Livermore
Interpreti
Il Duca di Mantova – Javier Camarena
Rigoletto, suo buffone di corte – Luca Salsi
Gilda, figlia di lui – Enkeleda Kamani
Sparafucile, bravo – Alessio Cacciamani
Maddalena, sorella di lui – Caterina Piva
Giovanna, custode di Gilda – Valentina Corò
Il Conte di Monterone – Roman Lyulkin
Marullo, cavaliere – Francesco Samuele Venuti
Matteo Borsa, cortigiano – Antonio Garés
Il Conte di Ceprano – Davide Piva
La Contessa di Ceprano, sposa di lui – Rosalia Cid
Usciere di Corte – Amin Ahangaran
Paggio della Duchessa – Greta Doveri
Scene – Giò forma; Costumi – Gianluca Falaschi; Luci – Antonio Casto; Video – D-wok
Coro e Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino; Direttore del coro – Lorenzo Fratini
Streaming in diretta, messa in onda di video di archivio, messa in onda della registrazione di una rappresentazione che doveva essere dal vivo… Molteplici forme di mantenere vivo il teatro in questo periodo di pandemia.
Firenze ha deciso, però, di produrre un nuovo spettacolo proprio in questo momento, di registrarlo e di trasmetterlo (primavera 2021) su internet, aprendo il teatro alla stampa il giorno della registrazione. Finalmente l’annunciata piattaforma ItsArt promossa dal Ministero della Cultura è decollata e su questa possiamo finalmente vedere il Rigoletto di Giuseppe Verdi nella regia di Davide Livermore (qui il Link diretto)
Il pubblico in platea ha lasciato posto a videoperatori, chilometri di cavi video, telecamere fisse, giraffe per videoriprese, operatori gimbal… Almeno otto videocamere solo in platea. Cosa aspettarsi da uno spettacolo di questo tipo? Varrà la pena? È una produzione di livello o fatta giusto per non rimanere fermi? In questa recensione mi soffermerei su questi elementi, tralasciando una vera e propria recensione con tanto di giudizi e commenti sui cantanti e sul resto. Quante volte, assistendo ad una rappresentazione di Rigoletto, abbiamo avuto pena del gobbo preso in giro da tutta la corte, vittima del brutto scherzo dei cortigiani?
In questa rappresentazione fiorentina veniamo, invece, a conoscenza di un Rigoletto (Luca Salsi) più cattivo, che ben si presta a schernire il povero Ceprano (Davide Piva) e giustificare l’operato del Duca (Javier Camarena). Testo e musica sono sempre le stesse ma l’interpretazione del singolo artista e la regia curata anche nella gestualità e nella mimica possono portare al pubblico una specifica lettura della storia.
Il baritono Luca Salsi è riuscito ad esprimere, specialmente con alcune frasi più vicine allo Schprechgesang piuttosto che al cantato, un forte cinismo ed un sarcasmo davvero acido nei confronti di Ceprano e Monterone, salvo dopo accanirsi contro tutti i cortigiani e lo stesso Duca. Ci sono, però, momenti nei quali riconosce i sui errori e le possibili conseguenze del suo operato; già solo nella frase “quel vecchio maledivami…” viene preannunciata la tragedia finale.
È la stessa regia di Davide Livermore che nel preludio orchestrale ci mostra una prolessi del finale: un uomo posa un voluminoso sacco nero per terra, un altro sta guardando la scena lateralmente dopodiché si avvicina, apre il sacco scoprendone una donna e piange straziatamente. Forse un’anticipazione poco consona e che rovina la sorpresa finale? Per niente. Lo stesso Verdi anticipa nel preludio le note che canterà Rigoletto nel finale. Un registra con formazione musicale e con dopo attenta lettura della partitura può cogliere questi elementi e metterli in scena con piena coerenza. L’attenzione ai dettagli musicali e alla piena coerenza del messaggio che volevano trasmettere librettista e compositore sono alla base del lavoro di Livermore. Nelle sue regie viene curato il singolo gesto dei cantanti in scena con una cura cinematografica, abbandonando le pose ingessate dei cantanti e le loro gestualità teatrali divenute ormai caricaturali. In scena vediamo strattoni, abbracci, baci, schiaffi… con un realismo altissimo. Sarà curioso vedere tutto questo in video, molte di queste cose non erano apprezzabili appieno seduti in platea distanti dal palco.
Il primo atto ci porta ad assistere ad una festa a tema storico: i personaggi principali ed alcuni figuranti in abito cinquecentesco (costumi Gianluca Falaschi), altri invitati (il coro) in abito da sera. Il protagonista indiscusso di questa prima parte dell’opera è il festaiolo e gran corteggiatore Duca di Mantova. Spesso viene dipinto come personaggio senza scrupoli. Chi era in realtà il Duca se non un uomo insicuro di sé, festaiolo e con il debole per le belle donne? Un personaggio abituato a vivere tra tutti gli agi, attorniandosi da persone che ne approfittavano di lui; in certi aspetti quasi ingenuo e che non si rendeva conto davvero delle conseguenze delle proprie azioni nei confronti degli altri. Questo ci viene restituito dalla frizzante esecuzione di Javier Camarena che ci riporta una visione più intima del Duca, presentandosi davvero innamorato di Gilda e decisamente rammaricato quando scopre che i cortigiani avevano rapito la sua amata (“Ella mi fu rapita”).
Dai piani nobili del palazzo ducale, sprofondiamo nel locale interrato di qualche grattacielo in una megalopoli orientale o sudamericana dove trova collocazione una lavanderia nella quale vivono segregate dai lunghissimi turni lavorativi la giovane Gilda e Giovanna. La figlia di Rigoletto si presenta subito come una giovane innamorata ed intraprendente. La voce di Enkeleda Kamani, a detta di alcuni “un po’ deboluccia per l’opera”, si presta perfettamente a caratterizzare una ragazza succube del padre che esce di casa solo per andare in chiesa. Insieme a lei, in questa seconda parte del primo atto, una ansiosa Giovanna (Valentina Corò), preoccupata delle raccomandazioni di Rigoletto ma scherzosa con Gilda. In fondo, chi di noi non ha mai pensato che Giovanna sapesse già tutto sul misterioso personaggio che seguiva Gilda sulla via di casa al ritorno dalla messa?Lascio alla curiosità dello spettatore capire come mai Monterone appare dalla platea e il significato dello sparo nella lavanderia.
Il secondo atto si apre con una situazione che penso molti di noi abbiano sognato come degna conclusione di una festa ben riuscita: donne in déshabillé accasciate su lussuosi divani avvinghiate a muscolosi uomini a petto nudo, attorniati da bottiglie vuote che rotolano sul pavimento. In questa situazione il Duca espime il suo dolore per aver visto la sua amata rapita dai suoi stessi cortigiani, gioendo poi al sapere che la stessa venne portata a palazzo. L’arrivo di Rigoletto ci porta al suo brano più famoso di tutta l’opera ed in questo momento cresce in lui il desiderio di vendetta nei confronti del Duca e, simbolicamente, di tutta la corte. Per il terzo atto ci spostiamo in un locale notturno, gestito da Sparafucile (Alessio Cacciamani) nel quale Maddalena (Caterina Piva) è la vera protagonista, carica di sensualità e coinvolgente passione. In questo momento scopriamo che anche i sicari hanno un codice d’onore e non si azzarderebbero mai a fare uno sgarro ad un loro cliente, slavo cadere nelle richieste della loro sorella che si è lasciata ingenuamente conquistare dal Duca. Il finale non è ambientato sulle sponde del Mincio, mi dispiace per gli accaniti melomani amanti delle consuetudini registiche, bensì nei sotterranei di una metropolitana. La vocazione romantica che ora troviamo negli argini di un fiume un tempo non c’era; i fiumi erano vie di comunicazione e posti frequentati da gente non proprio raccomandabile, proprio come ora sono le stazioni delle metropolitane o le fermate degli autobus in circonvallazione. Gilda la troviamo avvolta in un classico sacco nero della spazzatura ma le lacrime e lo strazio di Rigoletto è sempre quello al quale siamo stati abituati dalla prima rappresentazione ottocentesca in avanti. Una storia sempre attuale e contestualizzabile in ogni luogo e in ogni epoca con un grande messaggio per tutti gli spettatori. Follow your dreams.
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