IL CONCERTO SINFONICO. Beatrice Venezi, lucchese, 32 anni, il 23 luglio a Riva del Garda, alle 21.30, al Parco dell’Inviolata, ospite della rassegna MusicaRivaFestival, dirige l’Orchestra Haydn di Bolzano e Trento nella Sinfonia n.39 in Mi bemolle Maggiore, K 543 di Wolfgang Amadeus Mozart e nell’inedito del compositore trentino Armando Franceschini L’orchestra che canta, appositamente commissionato
Un centinaio al mondo, una decina in Italia. Direttore, la classica resta un mondo maschile, forse più nel bel Paese che altrove. Lei ha diretto anche in Giappone, com’è andata nella terra delle geishe, storicamente quanto mai fedele alla divisione di genere.
Forse no. Sicuramente godevo di uno status particolare essendo una gaijin, una straniera. Sono estremamente meritocratici e poi sicuramente non lascerebbero trasparire niente, fa anche parte della loro cultura.
Con garbo e fermezza Lei rivendica il diritto alla femminilità sul podio. Quanto Le costa, ancora, indossare abiti eleganti invece del frac, portare i capelli lunghi e dimostrare di “essere”, prima di un “apparire” che per natura, la sua, è dirompente in una classica da secoli fedele ai propri abiti di scena.
Dal momento che questo ancora fa discutere significa che probabilmente c’è bisogno di quella che in realtà non è una provocazione ma una cosa assolutamente naturale, anche perché viviamo in un’epoca in cui ognuno rivendica la propria libertà di autodeterminazione. Non si capisce perché una donna non possa rivendicare la propria libertà nel vestire anche nella professione, per quanto fuori dai canoni. Credo molto nell’importanza di normalizzare tutto questo. Se c’è un problema è in chi critica, per come la vedo adesso.
Lei è chiamata a dimostrare la preparazione di una vita su più tavoli di confronto, eppure alla fine Lei è ciò che è, una professionista autorevole e non autoritaria, empatica. Lo dice chi segue la sua bacchetta, come una signora dell’orchestra di Bolzano, ci racconti per favore.
Era molto carina e rispettosa, per altro com’è tipico dei professori della Haydn, ci tengo a sottolinearlo perché è sempre un piacere lavorare con loro. Sono dei grandissimi professionisti e dei gran lavoratori, estremamente gentili, educati. Sembra una banalità dirlo ma le assicuro che non lo è. Prossima alla pensione, mi ringraziava. Aveva sentito dire tante cose su di me, pareri, alcuni positivi altri negativi. Quello che le avevano detto, in particolare, era che fossi più legata all’immagine che alla sostanza. Mi ringraziava perché si era ricreduta ed era stato bello poterlo fare.
La sua femminilità disturba la vecchia scuola?
Ci sarà ancora qualcuno disturbato da questo, ma è un cambiamento che non può essere evitato. Credo che non sia solo una questione culturale ma generazionale. Io credo che nel mio caso specifico non sia solo la componente femminile, le dico la verità, la cosa che più dà fastidio, ma è proprio il mio approccio a questo mondo che forse è meno accademico, ma più volto ad un pubblico più ampio possibile, di non addetti ai lavori. Credo sia più questo del fatto di essere un personaggio esposto mediaticamente, piuttosto che la componete femminile. Ad ogni modo è un cambiamento che è già in atto, che è già realtà. La vera rivoluzione sarà considerare i due generi alla pari senza pretendere, neanche dalla parte delle donne, di avere un trattamento di favore solo per il fatto di appartenere ad un determinato genere. Si valutasse solo la qualità del professionista, questo sarebbe il vero passo avanti.
E ben consociamo la sua posizione sulle quote rosa
Non credo che ne abbiamo bisogno.
Una bimba al pianoforte, che non è figlia di professionisti di settore e che voleva abbracciare la musica tutta. Un solo strumento non le bastava.
È nato anche attraverso il movimento corporeo, la danza prima, poi il pianoforte. Ho capito dopo, con la professione, che non era solo avere una possibilità espressiva in più, come quella che ti dà l’orchestra, ma lavorare insieme ad altre persone, creare un obiettivo comune, raggiungerlo. L’elemento umano nella pratica solista mi mancava ed è una delle cose più affascinanti della direzione d’orchestra: riuscire a fare questo in pochissimo tempo e quasi senza parole.Lo studio della materia a scuola da rivedere, liberare per così dire dalle note di un flauto. Nella partitura c’è un mondo intero. Alla base di tutto il sentire, la musica ti deve arrivare, poi se vuoi arriva tutto il resto.Si dovrebbe lavorare sull’educazione all’ascolto, con la Haydn abbiamo dato vita ad un progetto per le scuole medie*. In Italia la classica è cosa seria, molto. Manca leggerezza nell’approccio e questo non aiuta i giovani ad avvicinarsi ad un mondo di raffinata bellezza, non estraneo all’ironia, quella che per esempio Lei vede in un gigante dai tratti molto più che severi, Beethoven.
Andrebbe sentito.
Lei usa i social anche per creare un nuovo approccio alla classica, ma torna alla carta e con uno dei suoi libri ci svela tante donne, a partire dal XII secolo. Parliamo de “Le sorelle di Mozart”.
Sono donne straordinarie, ognuna di loro ha avuto un peso specifico nella storia della musica. Alcune hanno avuto successo in vita e poi sono state completamente dimenticate dalla musicologia, dai manuali. Altre non hanno conosciuto nemmeno questo tipo di successo, nonostante il proprio valore artistico. Il libro nasce dall’esigenza di creare una nuova narrazione della forza delle donne e del loro valore artistico nel corso della storia. Oggi quando si racconta di una donna di successo la si narra come un’eccezione alle regole, oppure come un qualcosa che ha bisogno di condizioni speciali per far fiorire il proprio talento. Questi esempi, una piccola selezione, dimostrano il contrario. Per le nuove generazioni credo ci sia bisogno di questo tipo d narrazione, di questa consapevolezza, in modo che anche le bambine possano avere nuovi modelli a cui ispirarsi. La sorella di Mozart? Secondo il compositore era lei che possedeva il vero talento. Prolifica nella composizione, nel suonare in giro per l’Europa, fu lei che permise al fratello di continuare gli studi, anche dal punto di vista economico ed è grazie a lei che abbiamo la raccolta della produzione mozartiana. Di lei non ci è rimasto nulla, nemmeno una nota. Spero che questi esempi vengano inseriti con regolarità nei manuali della storia della musica.
Se Beatrice Venezi fosse tra quei ritratti, tra “Le sorelle di Mozart”, in poche parole, come verrebbe descritta?
Ah no, non me lo merito ancora. Aspettiamo qualche anno
*Il progetto di cui parla il Direttore è “Armonie” Si tratta di un nuovissimo corso di musica della De Agostini Scuola , in grado di soddisfare diverse esigenze didattiche, con uno straordinario corredo digitale che espande e potenzia l’offerta su carta, in particolare con una serie di video realizzati da Beatrice Venezi con l’Orchestra Haydn di Bolzano e Trento
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