Si è svolto tra il 27 e il 30 ottobre il concorso internazionale “Premio Bonporti”, riservato ai musicisti che si dedicano alla pratica degli strumenti storici, promosso e organizzato dall’Accademia Roveretana di Musica Antica, giunto alla sua ventunesima edizione. La giuria era composta da Pedro Memelsdorff (presidente), Giorgio Pacchioni, Elam Rotem e Romano Vettori; il quinto giurato, Alessandro Ciccolini, non ha potuto partecipare ai lavori per motivi di salute.
Dopo diversi anni in cui è stato di scena il violino solista, quest’anno erano in gara i gruppi strumentali, impegnati in brani di autori italiani del periodo compreso tra il 1600 e la metà del Settecento. La forma e i criteri valutativi del concorso si annunciavano come del tutto nuovi, dato che la direzione artistica e la giuria erano orientate ad accentuare gli aspetti creativi che caratterizzarono (e possono tuttora caratterizzare) la musica del periodo. Con ciò si intende tanto la produzione quanto l’esecuzione/interpretazione e la ricezione del linguaggio musicale, a partire dalla composizione e quindi, attraverso una “pronuncia” sempre rinnovantesi nell’atto esecutivo, tutte le possibili sue gradazioni. Oltre alla competizione tra gruppi strumentali vi era anche il concorso di “Composizione storica” (ovvero secondo i canoni in vigore all’epoca), unica manifestazione del genere nel panorama internazionale, che ha suscitato notevole curiosità. I compositori concorrenti, ai quali è stato dato un tema da svolgere in clausura, erano tenuti anche all’esecuzione delle proprie composizioni, in una prospettiva di continuità tra momento creativo e atto esecutivo. La bravura, la creatività e l’appropriatezza nell’ornamentazione estemporanea erano uno dei parametri di valutazione degli strumentisti, ai gruppi concorrenti era inoltre richiesto di esprimersi in ambienti diversi a seconda che eseguissero brani da chiesa oppure brani da camera. Non solo: tanto la prima prova di ascolto, riguardante il genere chiesastico, quanto la seconda per il genere cameristico sono state ripetute due volte, con la consegna di variare differentemente i brani nella seconda.
La prima prova ha trovato spazio nella chiesa del Redentore, dove i musicisti erano collocati nella cantoria, secondo la prassi dell’epoca; il palazzo Alberti Poja ha ospitato invece la tenzone cameristica, oltre all’audizione delle composizioni. In base alle registrazioni video preventivamente inviate dai gruppi la giuria ha operato una preselezione, al termine della quale solo tre delle compagini sono state ammesse; il contagio da Covid, non ancora sopito, ha inoltre inficiato pesantemente lo svolgimento del concorso, costringendo al ritiro uno dei gruppi, alla sostituzione di un elemento un’altra formazione. Nemmeno la giuria ne è stata risparmiata: sia il presidente Pedro Memelsdorff sia Giorgio Pacchioni hanno assistito alle prove in streaming. Pertanto, il tutto si è ridotto a una gara a due, tra l’Ensemble Fulcrum, che si compone di Hans Fröhlich (flauto diritto), David Agaiarov (violino), Oleg Belyaev (violoncello) e Adrienne Bernadette Illes (clavicembalo e organo) e Lux Musicae Ensemble, ossia Irene Callieri, Giulia Capecchi (violini) e Leonardo Monopoli (clavicembalo e organo).
Due anche i compositori in gara: Riccardo Brugola, presentatosi col nome d’arte di Richardus Cochlearius ha eseguito al clavicembalo il suo Ricercare sviluppato sul basso di Ciaccona dato quale tema, Giulia Capecchi sullo stesso tema ha prodotto una Sonata a tre, eseguita dal suo gruppo Lux Musicae.
Durante lo svolgimento dei lavori abbiamo intervistato, in collegamento telematico, il presidente Pedro Memelsdorff.
Maestro, uno dei criteri di valutazione sarebbe la versatilità di un gruppo a seconda del genere (da camera o da chiesa) e dell’ambiente. Dato che metà della giuria sta seguendo i lavori da remoto e in tal modo non può avere una percezione attendibile dell’acustica dei luoghi, ritiene che questo parametro si possa applicare ugualmente? “L’acustica in sé non è determinante, poiché le chiese sono molto diverse l’una dall’altra e così pure le sale. Vi sono vasti saloni oppure camerette, i cosiddetti cubicoli e la musica era praticata in tutti gli ambienti. Quello che valuteremo non è tanto la percezione in quel determinato ambiente, ma piuttosto il contesto musicale; non si tratta di architettura, ma di approccio semantico. Questa contestualizzazione la potremo valutare oggi (il giorno della prova “da camera” – ndr). Devo premettere che la ricerca di una diversità tra i generi va moderata: il concetto di somiglianza può aver fatto parte della pratica dell’epoca, pertanto una sonata è accettabile come intermezzo in chiesa. Pensiamo anche alle formule di commiato, quando in conclusione della liturgia si eseguivano brani di origine profana”.
Francesco Antonio Bonporti ha composto musiche tanto da chiesa quanto da camera: non sarebbe stato opportuno, in un concorso che porta il suo nome, prescrivere come obbligatorio un pezzo di Bonporti? “Vorrei sinceramente che in concorso si sentissero le sue musiche; uno dei gruppi ha in programma una Ciaccona di Bonporti, che sentiremo oggi”.
Come trova, in generale, il livello dei musicisti? “Siamo nel mezzo dei lavori, è presto per esprimere una qualsiasi valutazione. In questa fase non voglio pronunciarmi in quella che potrebbe essere solo una prima impressione”.
Parliamo ora un po’ di lei e della sua orchestra di recente fondazione: il nome “Harlequin Philosophe” suona come un ossimoro. “Il nome si ispira alla commedia del Settecento, al tradizionale ruolo attribuito ad Arlecchino, tanto a quello napoletano quanto a quello di Goldoni: nella sua veste di intrattenitore è un attento osservatore della società. Vi è una grande quantità di commedie e, nelle colonie dell’area caraibica dove vigeva anche la schiavitù, l’adattamento a quel contesto sociale produceva spesso un risultato di grande tensione, dando alle commedie stesse significati nuovi, spesso drammatici: è il lato drammatico della commedia. Oltre ad autori conosciuti quali Dalayrac, Grétry e altri del tardo stile galante francese ne eseguiamo di meno noti, ad esempio Monsieur de Tremais, che fu allievo di Tartini, o Philipp Joseph Hinner, enfant prodige e maestro d’arpa di Maria Antonietta di Francia, o il Chevalier de Saint-Georges. Abbiamo già suonato in Polonia, in Germania, a New York, a Washington e, recentemente a New Orleans”.
In questa edizione del “Bonporti” non sono stati assegnati né il primo premio né il secondo; il terzo premio è andato all’Ensemble Fulcrum (Germania) e il quarto premio a Lux Musicae Ensemble (Italia); ai compositori un premio di merito per Richardus Cochlearius e un premio speciale della Direzione Artistica per Giulia Capecchi.
Il Premio del Pubblico “Rovereto Città della Pace” è toccato a Lux Musicae Ensemble. Durante la cerimonia di premiazione il direttore artistico Romano Vettori ha evidenziato il fatto che nell’Ensemble Fulcrum vi sono un musicista russo e uno ucraino, insieme per la musica nella Città della Pace.
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