Rovereto (Tn), 2 novembre 2022 ore 20.45
Associazione Filarmionica Rovereto
101a Stagione 2022-2023
Sala Filarmonica
Giuseppe Gibboni violino
Lo strumento più perfetto
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J.S. Bach
Adagio e Fuga da Sonata n. 1 BWV1001
N. Paganini
Selezione da 24 Capricci op. 1
(n.1, n.5, n.13, n.15, n.21, n.24)
E. Ysaÿe
Sonata n. 6
A. Šnitke
A Paganini
“Lo strumento più perfetto”, così ha definito il violino la scrittrice Hellen Keller, protagonista assoluto proprio questo meraviglioso strumento, magistralmente suonato da Giuseppe Gibboni. Il ventunenne salernitano ha vinto il Premio Paganini nel 2021, primo italiano dopo ben 24 anni è stato protagonista del concerto inaugurale della 101a stagione concertistica dell’associazione Filarmonica di Rovereto. Una sala piena accoglie il vincitore del premio Paganini 2021, a coronamento, come afferma la presidente Luisa Canal, di anni di proposte e di riflessini sul ruolo sociale di una associazione concertistica a cui spetta formare, offrire occasioni di ascolto, per far comprendere la musica.
Gibboni si presenta in un recial per violino solo proprio per esaltare l’unicità del violino come strumento solita, senza accompagnamento. Suona un Balestrieri del 1752, creazione di una famiglia di lituai mantovani che si sono formati alla scuola di Antonio Stradivati e di Pietro Guarnieri, una tipologia di strumenti caratterizzati da potenza di suono. Elemento che Gibboni sa sfruttare attentamente capace di giostrare con le varie tonalità di colore che lo strumento riesce a produrre in relazione anche alla tipologia di musica prodotta.
Il giovane violinista (2001) si presenta con un programma che in quattro autori Bach, Paganini,Ysaÿe, Šnitke. In un’ora di concerto, tale è durato, compreso i due bis repliche di parti del programma, ha vuol riassumere l’evoluzione delle composizioni dedicate al violino allo stato puro: estratti di composizioni più articolate come la Sonata n. 1 BWV 1001 della quale ha presentato l’Adagio e Ffuga, esemplificativa della composizione Barocca. Qui ha lavorato sull’arco facendo scaturire elementi di contrappunto a più voci, accentuando gli attacchi e esaltando i giochi contarppuntistici della fuga.
Scontato il virtuisismo sui Capricci di Paganini dove il tutto viene gestito con misurata sobrietà, di chi ha la consapevolezza di confrontarsi con la complessità dei giochi sonori del compositore genovese fatti di una scrittura nervosa e di estrema agilità. Qui Gibboni cerca di far emergere anche l’elemento cantabile dei Capricci, come una voce che possiede un’ampia estensione vocale: squillante ma anche ricca di tonalità scure e profonde.
Con la Sonata n. 6 di Ysaÿe si gioca sul virtuosismo alla stato puro, mentre con la dedica a Paganini di Šnitke, composta nel 1982, su tema del Capriccio n. 24 è una riflessione frammentata in termini di contemporaneità sull’attrazione che Paganini sa ancora esercitare con le sue composizioni, variate, frammentate con cadenze dissonanti, ma sempre riconoscibili.
Pubblico attentissimo, in una sala esaurita in ogni posto e, sopratutto con un pubblico estremamente vario, con la presenza di giovani, e giovanissimi, che nelle scuole musicali e nei conservatori di zona, si approcciano a questo strumento “perfetto”.
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