Rovereto, Sala Filarmonica Zandonai, 27 febbraio 2024, ore 20.45
Winterreise
Blagoj Nacoski tenore
Luca Ciammarughi pianoforte
PROGRAMMA
F. Schubert, Winterreise D911
Un viaggio d’inverno composto di 24 Lieder per voce e pianoforte, che Franz Schubert compose nel 1828 all’età di 31 anni, quando ormai è già prossimo alla morte. Il Wanderer, il viaggiatore, intraprende un cammino per allontanarsi dal luogo in cui ha subito una delusione sentimentale: il gelo dell’inverno è metafora del gelo del suo cuore, e non bastano le lacrime a sciogliere la neve in un paesaggio in cui non c’è possibilità di consolazione. Un viaggio tragico e dolente, ma bellissimo, metafora dei giorni estremi della vita, interpretato per l’occasione dal tenore macedone, ma attivo in Italia, Blagoj Nacoski e dal pianista Luca Ciammarughi. Questa è la sintesi del progetto presentato dall’Associazione Filarmonica di Rovereto, per la sua stagione 2023-24, un ciclo integrale che Schubert musicò su 24 poesie del poeta misconosciuto nel panorama della poesia romantica tedesca Wilhelm Müller (1794-1827), a lui si deve anche ciclo schubertiano Müller-Lieder (1816) poi divenuto Die schöne Müllerin.
“Come un estraneo sono comparso, come un estraneo me ne vado”. Con queste parole si apre la Winterreise. Ognuna delle ventiquattro tappe del viaggio, Schubert affronta l’abisso della solitudine, il rifiuto, l’abnegazione, un uomo, affranto forse per la fine di una relazione amorosa (non ci è dato sapere il motivo preciso), che si mette in cammino, di notte e senza una meta precisa.
Versi ricchi di figure simboliche di animali: i derelitti, gli “ultimi”, gli esclusi dalla natura umana e viventi ai margini di ciò che l’uomo vive e fa, ma anche immagini di coloro che escludono, o di coloro che prefigurano un destino funesto. Tali sono i cani di Gute Nacht, che ululano sinistramente allontanando il viandante dalla casa dell’amata, o abbaiano accompagnati dal rumoreggiare del trillo pianistico in Im Dorfe, o ringhiano contro il misero suonatore d’organetto in Der Leiermann, come nunzio di sventura e di morte, unica figura umana che incontra il viandante, alla fine del ciclo, è un suonatore di organetto. Un uomo ai margini della città, che nessuno ascolta, che nessuno vede, un uomo solo, esattamente come il viaggiatore.
I versi di Müller ci restituiscono l’essenza stessa della vita impersonificata dal viandante con la sua nostalgia per un vagare alla ricerca, forse , delle domande essenziali sulla vita
Dove stiamo andando? Dove siamo ora?
Per quanto sia una pagina musicale per voce e pianoforte, l’impatto è fortemente melodrammatico. proprio dalla suggestione pianistica che ha restituito Luca Ciammarughi che non è solo un accompagnatore, ma visto la sua esperienza di specialista dell’interpretazione pianistica, di raffinato lettore e interprete delle parole che sulle note di Schubert diventano musica e melodia in perfetta simbiosi con la voce tenorile e pastosa di Blagoj Nacoski, costituendo un consolidato sodalizio affiatato specializzato ormai proprio su questo progetto. E’ alla voce del tenore che il pianoforte affida la costruzione dello spazio vocale musicale che la voce restituisce al pubblico ad ogni singola parola con espressività, rassegnazione, suggestione evocativa dell’inquietudine che pervade il complesso della raccolta, che contribuiscono a tenere desta la tensione emotiva del pubblico e dell’artista. Offrono anche un momento di interpretazione scenica all’ultimo Lied, quando Nacoski si siede a fianco del pianista come a voler prendere lentamente congedo dall’esecuzione del ciclo, con il bis concesso proprio con l’ultimo lied, Der Leiermann. Alla fine successo sincero ed entusiasmo per i due protagonisti, con numerose chiamate da parte di un pubblico attento e variamente composito per età, che ha riempito lo spazio della Filarmonica, partecipe di un concerto di forte emotività.
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