Trento, Auditorium Santa Chiara, 18 gennaio 2023, ore 20.30
Fondazione Haydn,  Stagione sinfonica 2022/23
Joseph Haydn: ARMIDA: OUVERTURE, HOB. IA: 14
Ludwig van Beethoven: SINFONIA N. 8 IN FA MAGGIORE, OP. 93
Zoltan Kodàly: DANZE DI GALÁNTA
Dimitri Šostakovič: CONCERTO PER PIANOFORTE N. 2 IN FA MAGGIORE, OP. 102
DIRETTORE E SOLISTA ALEXANDER LONQUICH
ORCHESTRA HAYDN DI BOLZANO E TRENTO

Sempre in più occasioni il pianista Alexander Lonquich si presenta nel doppio ruolo di direttore e solista. Così è stato per la doppia esibizione a Bolzano e Trento con l’Orchestra regionale Haydn per la stagione concertistica della Fondazione Haydn di Bolzano e Trento. Anche in questa occasione non ha tralasciato la sua propensione alla didattica e alla formazione, offrendosi  per una sessione di prove a Bolzano aperte ad un pubblico, quanto mai ristretto, ma dimostrando  disponibilità al contronto con la platea. Il lunedì pomeriggio, precedente all’esibizione, all’Auditorium di Bolzano, si è potuto assistere ad una sessione di prove in corso, con Kodàly e il primo movimento del concerto di Šostakovič.
Una dimostrazione diretta di come si forma il colore dell’orchestra e nel dare le giuste agogiche alle sonorità orchestrali: un assaggio di quanto poi si sarebbe ascoltato nel concerto.
Ad aprire il concerto è stata l’Ouverture dell’opera di Haydn,  Armida. Ad Haydn risponde Kodály con le Danze di Galanta, suite dal taglio autobiografico, capace di nostalgici languori e frenetiche impennate, che evoca la musica gitana ascoltata durante l’infanzia nella cittadina slovacca. Il dialogo prosegue con l’Ottava Sinfonia di Beethoven, ultimo lavoro ancora immerso in atmosfere classiche del grande compositore di Bonn. E classicissimo è lo scherzo inserito nel secondo tempo (non a caso “Allegretto scherzando”): Beethoven fa il verso al metronomo inventato da Maelzel, che non a caso era anche il promotore del concerto in cui l’Ottava venne eseguita per la prima volta. Si ritorna al Novecento con il Concerto per pianoforte e orchestra n. 2 di Šostakovič, con Alexander Lonquich nella doppia veste di solista e direttore. Šostakovič lo dedica o al figlio Maxim, anch’egli pianista, con uno stile altamente virtuosistico,  ma anche parodia sia dei manuali di didattica per pianisti sia del tardoromanticismo alla Rachmaninov (ispirò anche la Disney per un cortometraggio inserito in Fantasia 2000).

Lonquich è un musicista che sa richiamare il pubblico suscitando la giusta empatia nell’approccio all’ascolto, lasciando certi formalismi da divo della tastiera e della bacchetta. Cerca il diretto contatto con il proprio pubblico, ad iniziare dalla proposta dei programmi. Mettere assieme Haydn, Beethoven, Kodaly e Šostakovič poteva sembrare un azzardo. Ma nell’incontro con il ristretto pubblico delle prove ha spiegato tale scelta. Sono musiche accomunate dalla vivacità della scrittura, dal ritmo incessante presente in tutte e quattro le composizioni in programma, connotate dai ritmi di danza che compaioni in movimenti sinfonici. Certo la sua è una direzione orchestrale molto fisica caratterizzata da una gestualità più da direttore di coro che da direttore d’orchestra, ma sa essere efficace del dare gli attacchi, nella gestione delle sezioni, dando, in questo caso ritmicità  senza scadere nell’affanno. Come pianista, con la lettura al leggio seguendo l’orchestra, il tutto scorre  con ritmi sostenutissimi giocando proprio sulla satira al pianismo tardoromantico e sul vistuosismo di maniera.
Pieno riscontro da parte del pubblico, (tantissimo)  ripagato, come bis, dall’Andante del concerto di Šostakovič, omaggio anche nei confronti dell’orchestra, con un successivo bis affidato all’Improvviso di Chopin dove Lonquich è stato “pianista”.

 

 

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