Verona, Teatro Filarmonico, 31 gennaio, ore 15

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Stagione Lirica 2021
Il Barbiere di Siviglia
Melodramma buffo in due atti
Libretto di Cesare Sterbini dalla commedia omonima di Pierre-Augustin Caron de Beaumarchais
Musica di Gioachino Rossini
Direttore, Francesco Ivan Ciampa
Regia, Pier Francesco Maestrini
Scenografia animata e costumi, Pier Francesco Maestrini e Joshua Held
Luci, Paolo Mazzon

PERSONAGGI E INTERPRETI
Il Conte d’Almaviva – Francisco Brito
Bartolo, dottore in medicina – Carlo Lepore
Rosina, pupilla di Bartolo – Chiara Tirotta
Figaro, barbiere – Mario Cassi
Basilio, maestro di musica – Riccardo Fassi
Berta, cameriera di Bartolo – Daniela Cappiello
Fiorello, servitore d’Almaviva – Nicolò Ceriani
Un ufficiale – Omar Kamata
Orchestra Coro e tecnici dell’Arena di Verona
Maestro del Coro Vito Lombardi
Direttore allestimenti scenici Michele Olcese
Allestimento della Fondazione Arena di Verona
Bozzetto di Pier Francesco Maestrini e Joshua Held

In scena, ma senza pubblico fino a data da destinarsi, riparte al Teatro Filarmonico di Verona la Stagione lirica 2021 della Fondazione Arena di Verona. Domenica 31 gennaio alle ore 15.00 è stata trasmesso, in streaming sui canali social di Fondazione Arena (Facebook, YouTube e sulla webTV https://arenatv.uscreen.io/> arena.it/tv) in collaborazione con ANFOLS per il progetto #Apertinonostantetutto, il Barbiere di Siviglia di Gioachino Rossini nel divertente allestimento della Fondazione Arena di Verona firmato nel 2015 da Pier Francesco Maestrini per la regia, oltre che per le scene animate e i costumi progettati in collaborazione con il cartoonist Joshua Held e le luci disegnate da Paolo Mazzon. Risale al 2015 questo progetto scenico impostato sulla interazione degli artisti in scena con il cartone animato interattivo che scorre sul fondale. Per la messa in campo di questo progetto scenico del capolavoro rossiniano, Maestrini si è ispirato ad un esperimento analogo ideato nel 2010 con la Compagnia di Opera Brasileira: un Barbiere di Siviglia agile, tecnicamente avanzato e soprattutto puntato sull’animazione. Nel 2015 il regista ha rinnovato completamente l’ideazione in occasione della messa in scena veronese, ha ripensato da zero i personaggi ricreando il film in un progetto creativo esasperando l’interazione tra i personaggi in scena e l’azione animata evidenziando gli aspetti comici e surreali dell’opera. Nel complesso una operazione che nella cinematografia ha degli illustri precedenti, ma che su uno spettacolo dal vivo, completamente così strutturato dove l’animazione è parte integrante della messinscena, certamente comporta una sorpresa in quanto musica, gesto attoriale e immagine devono essere tutti in sincrono perfetto. E lo fa fin dall’inizio creando un gioco tra orchestra, direttore e animazione, quando al momento di far partire la sinfonia, gli orchestrali fanno notare al maestro direttore che manca la partitura. Sarà prontamente Gioachino Rossini in persona, anzi in cartone, a consegnargliela, pronta ad essere eseguita come una sorta di sigla di presentazione, titolo di testa e locandina dei personaggi e interpreti. A ricordarci che è uno spettacolo dal vivo, se pur la visione è lasciata al mondo del virtuale, è il cast in “carne ed ossa”. Del resto sono gli stessi disegni del cartoon che prendono corpo in scena, camuffati da una lettura che amplifica i loro caratteri con un eccesso di grafia che li deforma in forme abnormi tondeggianti marcatamente comiche e grottesche, volutamente appariscenti.

Carlo Lepore(Don Bartolo), Chiara Tirotta (Rosina)

I costumi sono rievocativi di un settecento iconico infantile: una Rosina da bambolona (un pò american beauty e un pò drag queen), un Figaro che galleggia nel suo costume con una marcata acconciatura; il Conte d’Almaviva che ballonzola tra rivestimenti di gommapiuma azzurra con improbabili parrucche bianche, passando, da soldato, a parodia del tenorissimo per eccellenza (Pavarotto), come maestro di musica. Parodie che non risparmiano don Bartolo, don Basilio, Berta (i più tradizionalmente combinati), con il povero Fiorello impacciato di fatto a giocare la parte dell’impacciato. Il tutto tra lo scoppiettante gioco di movimento che da solo sarebbe bastato a creare di per sé l’essenza dello spettacolo. Meglio l’organizzazione in palco del secondo atto, più equilibrata e con la risoluzione con la scena del temporale in un contesto di racconto, rispetto al caos indotto del primo.

Su tutto questa gran marasma di situazioni emerge la musica e dobbiamo dare atto al direttore Francesco Ivan Ciampa che ha la capacità di rimanere estraneo a quanto succede in palcoscenico, concentrandosi sulla gestione musicale dell’evento fin dalle prime battute della Sinfonia, frizzante, ritmicamente a nei tempi rossiniani, ma senza eccedere nella corsa delle note, arrivando a gestire i crescendo con ordine e disciplina e a gestire il perfetto ingranaggio delle situazioni musicali. Cast di qualità nell’ambito delle voci rossiniane con un giusto connubio di esperienza come il misurato Figaro del baritono Mario Cassi, nella sua Cavativa espressa in maniera fluida e sicura,  e il don Bartolo del basso Carlo Lepore, esperti nei loro ruoli. Se in scena la situazione visiva ricercava eccessi, e di infilarci qualche brevissimo accenno all’attualità, nel canto la scelta musicale era dettata dalla misura e dall’equilibrio. Maestro nel sillabato rossiniano Carlo Lepore nella sua scena madre “Un dottor della mia sorte”. Il giovane basso Riccardo Fassi che delinea un don Basilio di vocalità notevole senza alcun sforzo nel condurre la cavatina La calunnia è un venticello dimostrando grande musicalità nelle parte. Sapiente mix di giovani come la Rosina del mezzosoprano Chiara Tirotta che risolve, avvolta nelle sue rotondità gommose, con grande precisione le agilità, esprime sicurezza con la sua vocalità da mezzosoprano che non eccede timbri eccessivamente scuri, capace anche di uscire indenne dal duetto con Figaro, pedalando su cyclette, con lui su Tapis roulant. Accanto il tenore argentino Francisco Brito, corretto nella gestione delle arie affidategli senza esagerare nella ricerca di effetti. Completano il cast giovane la giovane – ma già avviata ad una brillante carriera – Daniela Cappiello nei panni di Berta, come Nicolò Ceriani, veterano areniano, come Fiorello ed infine Omar Kamata nel ruolo di Un Ufficiale. Figuranti, i musici del primo atto e i soldati del secondo atto, due figure femminili senza molto senso, tutti in maschera, alcuni elementi dell’orchestra posizionati nei palchi di proscenio. Certamente la riprese in video hanno ristretto il campo visuale, togliendo spesso la percezione della scena nella sua completezza. Applausi finali da chi era in sala al momento della registrazione e omaggio dell’orchestra finale agli interpreti e al direttore, artefice della messa in ordine di questa “follia organizzata” rossiniana.

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