Venezia, Auditorium dello Squero, Sabato 13 aprile 2024, ore 16.30
ASOLO MUSICA
In coproduzione con Palazzetto Bru Zane – Centre de musique romantique française
Primi quartetti
A 100 anni dalla morte di Gabriel Faurè
Hawijch Elders, violino
Natanael Ferreira, viola
Aleksey Shadrin, violoncello
Frank Braley pianoforte
Georges ENESCO (ENESCU)
Quatuor avec piano en ré majeur no 1, op. 16 :
I. Allegro moderato – II. Andante mesto – III. Vivace
In collaborazione con la Chapelle Musicale Reine Elisabeth
Coproduzione Asolo Musica / Palazzetto Bru Zane
Gabriel FAURÉ
Quatuor avec piano en ut mineur no 1, op. 15 :
I. Allegro molto moderato – II. Allegro vivo (Scherzo) – III. Adagio – IV. Allegro moltoL’Auditorium “Lo Squero” della Fondazione Giorgio Cini prosegue nel 2024 la sua attività consolidando i rapporti con i partner già avviati negli anni scorsi affidandosi all’organizzazione di Asolo Musica sotto la direzione artistica di Federico Pupo.
Quest’anno è stato inserito nella programmazione un interessante collaborazione con la stagione concertistica promossa dal Palazzetto Bru Zane Centre de musique romantique française che nel suo libretto di stagione lo indica come primo concerto proposto all’Auditorium dello Squero della Fondazione Giorgio Cini, sull’Isola di San Giorgio, spazio suggestivo all’auditorium di San Giorgio che ha per sfondo una vetrata aperta sul canale della Giudecca occasione di una ulteriore collaborazione con le istituzioni veneziane che in una Venezia fuori dagli itinerari turistici, cercano di offrire spazi di riflessione musicale.
https://www.artesnews.it/tipologie/presentazioni/venezia-isola-di-s-giorgio-i-concerti-dello-squero-2024/
Come lo sono i concerti che si tengono presso il Palazzetto Bru Zane e questi presso lo Squero. Qui l’intesa è nata in occasione del Festival Il Filo di Faurè, un una breve rassegna di concerti promossi dal Centre de musique romantique française che da 23 marzo al 23 maggio in occasione del centenario della morte del compositore Gabiel Faure (1845-1924) hanno voluto omaggiare il compositore francese e i compositori che sono stati suoi allievi, quali furono tra l’altro Nadia Boulanger, Maurice Ravel, Georges Enescu.
La proposta è stata di mettere in comparazione la scrittura per quartetto con pianoforte di Faurè con quella analoga del suo allievo di origine rumena Georges Enesco (1881-1956) tra l’altro composizioni relativamente giovanili. A maggior ragione proposti da una formazione di giovani concertisti Hawijch Elders, violino, Natanael Ferreira, viola, Aleksey Shadrin, violoncello, Frank Braley pianoforte, di varia provenienza geografica, rispettivamente da Olanda, Brasile, Ucraina, Francia, vincitori e artisti residenti della Chapelle Musicale Reine Elisabeth, istituzione musicale belga. Gabriel Fauré aveva 35 anni quando eseguì per la prima volta il suo Quartetto per pianoforte e archi n. 1 (1880); il suo ex allievo Georges Enescu compose un pezzo per la stessa formazione (Quatuor avec piano en ré majeur no 1, op. 16) trent’anni dopo, all’età di 28 anni. L’affinità tra i due brani è innegabile e il gesto del compositore rumeno va indubbiamente visto come un omaggio: il suo Quartetto per pianoforte n. 2 sarà infatti dedicato al suo maestro. Questi due pezzi sembrano anche tipici di una carriera agli esordi dell’epoca nella musica da camera seria. Mentre il quartetto d’archi era diventato un vertice riservato ai compositori all’apice delle loro capacità, il quartetto per pianoforte era un genere meno esposto, in cui le forme più ampie potevano essere affrontate con maggiore disinvoltura.
Interessante la lettura interpretativa del gruppo strumentale che ha inteso offrire una rilettura post-romantica delle due composizioni. Certamente in Enescu, dove nella scrittura pianistica, ampiamente strutturata, emergono tracce evidenti dei suoi contemporanei con la percezione di dissonanze cromatiche che subito si dissolvono nel complesso dialogo tra gli archi alla loro ricerca di una dimensione musicale indipendente. Il momento di interesse è stato il Quartetto op. 15 di Fauré in cui il musicista evita di seguire le strade delle sonorità corpose e sgargianti e preferisce indagare i timbri dimessi di pochi strumenti. Non è difficile scorgere una scrittura certamente lirica e tardoromantica imitativa di analoghe composizioni di Johannes Brahms, ma che si risolve in una ricerca di riflessione intima preludio alla scrittura simbolista che di li a poco avrebbe caratterizzato l’ambiente musicale francese di inizio ‘900, anche se la tendenza specie del pianoforte del gruppo è stata quella di sovrastare la scrittura degli archi specie nel terzo movimento Adagio, con una accentuazione del suo ruolo di accompagnamento. Il tutto davanti ad un pubblico competente e di estimatori delle due organizzazioni concertistiche che ha riempito lo spazio dell’auditorium decretando pieno successo e di riconoscenza nei confronti dei giovani esecutori.