Venezia, Teatro La Fenice, Sale Apollinee, 23 ottobre 2022, ore 20
Anna Kravtchenko, pianoforte
Programma
Franz Jopseph Haydn (1732 – 1809)
Sonata Hob XVI:13
Robert Schumann (1810 – 1856)
Carnaval op. 9
Piotr Iliic Čaikovskij (1840 – 1893)
Le Stagioni op. 37

Proseguono gli appuntamenti di Musikàmera al Teatro La Fenice di Venezia, stagione che si presenta ricca ed ambiziosa, con una proposta che prevede due concerti in Sala Grande e dodici, in doppio turno, alle Sale Apollinee. Musikàmera, fondata nel 2016 con l’intento di accrescere la cultura musicale nella popolazione con particolare attenzione ai giovani e alla musica da camera, pone attenzione alla scelta di interpreti di altissimo livello artistico. Dopo aver ospitato la pianista Lilya Zilberstein (Premio Busoni 1987) a maggio, nelle serate del 23 e 24 ottobre 2022 un’altra pianista consacrata nel prestigioso concorso bolzanino si è esibita per Musikàmera: Anna Kravtchenko.
Definita dal quotidiano olandese Het Parool “il miracolo della tastiera”, Anna Kravtchenko si impone nel panorama del pianismo internazionale dopo aver vinto nel 1992, a soli 16 anni, il primo premio all’unanimità al prestigioso Concorso Internazionale Ferruccio Busoni. Nel corso della sua carriera ha suonato per le maggiori istituzioni musicali europee quali la Philarmonie di Berlino, la Goldener Saal del Musikverein di Vienna, il Concertgebouw di Amsterdam. Il suo ultimo CD per la DECCA dedicato a Franz Liszt, è stato recensito con cinque stelle ed ha ricevuto l’assegnazione del titolo “Cd del mese” sulle principali riviste italiane. La Sonata in mi maggiore Hob XVI:13 di Franz Joseph Haydn apre brillantemente il concerto. Il compositore austriaco, in una lettera del 1789 a proposito del suo modo di comporre per pianoforte, scriveva: «Mi sedevo al pianoforte, iniziavo ad improvvisare secondo il mio umore, triste o allegro, serio o giocoso. Una volta presa forma un’idea, il mio massimo sforzo si dirigeva nel realizzarla e sostenerla accordandola alle regole dell’arte». La spontaneità pianistica di Anna Kravtchenko evidenzia la giocosità di questo brano e un sapiente approccio allo splendido Fazioli presente nelle Sale Apollinee fa emergere i contrasti, a tratti galanti a tratti fanciulleschi. Un uso quasi impercettibile del pedale rimanda alla sonorità dei primi hammerklavier, inoltre l’abilità nel legato della pianista ucraina rivela la versatilità tastieristica di questa composizione dal sapore clavicembalistico.

Abbinamento ben riuscito quello tra Haydn e il Carnaval Op.9 di Robert Schumann, eseguito subito dopo. Questa fantasiosa raccolta di venti «Scènes mignonnes sur quatre notes» rappresenta inequivocabilmente la prorompente personalità schumanniana. L’ispirazione di questo brano è tratta dal nome di una piccola città, Asch, le cui lettere, presenti anche nel nome dell’autore, vengono traslate nelle note che danno origine al corpo musicale dell’intera opera: «Sollecitata la fantasìa da codesta trovata, un brano succedeva all’altro senza che me ne avvedessi, e siccome ciò avveniva durante la stagione di Carnevale del 1835, una volta finita la composizione, aggiunsi i titoli e le diedi la denominazione generale di Carnevale». Anche se il valore artistico dei singoli brani non è, per parere dello stesso Schumann, di forte rilevanza, il giudizio dei posteri ha attribuito al Carnaval un posto di preminenza nel repertorio pianistico. Il vortice impetuoso di contrasti, di accenti grotteschi e di suoni sottomessi esalta la fascinosa gamma timbrica e dinamica di Kravtchenko. Una lettura, quella della pianista, coerente e orchestrale, che non teme la sostanza sonora e affronta con coraggio e prontezza di articolazione ogni passaggio. Dopo il travolgente linguaggio schumanniano, il programma si conclude con una raccolta di tutt’altro stampo compositivo: Le Stagioni op.37 di Piotr Iliic Čaikovskij. Le Stagioni appaiono sulla rivista “Nuvellist” di San Pietroburgo tra il 1875 e il 1876, commissionate dal Nikolay Matvejevic Bernard, direttore della rivista stessa. In questa raccolta di dodici brevi pezzi per pianoforte, ogni brano è dedicato ad un mese dell’anno ed è introdotto da un sottotitolo e da un verso d’accompagnamento scelti dall’editore. Čajkovskij, non completamente d’accordo con il titolo assegnato alla sua composizione, volle aggiungere la dicitura “12 pezzi ispirati a tenerissima e sognante malinconia”. È infatti un’intimità malinconica il fil rouge che percorre l’intera intenzione musicale di quest’opera. Nella loro immediata semplicità, questi brani rappresentano un momento importante di introspezione psicologica da parte dell’artista, dove le armonie richiamano temi e stili tipici della Russia di fine Ottocento e dove il virtuosismo, che caratterizza la maggior parte dei suoi lavori pianistici, viene lasciato in secondo piano. Fin dalle prime note si percepisce l’affinità che la sensibilità di Anna Kravtchenko ha con questo repertorio. La suggestione creata nella Barcarola di Giugno, il clima meditativo e profondo di Ottobre e il più brillante Novembre, trasportano il pubblico con eleganza nell’atmosfera della taiga russa. L’insieme dei dettagli, la chiarezza del fraseggio e la cura minuziosa delle voci interne rendono l’interpretazione della pianista ucraina a dir poco indimenticabile. Con due bis lisztiani, tratti del suo ultimo CD dedicato al compositore ungherese, Anna Kravtchenko saluta il pubblico con la giusta dose di romanticismo e virtuosismo, caratteristiche di spicco di questa straordinaria pianista.

 

 

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