Verona, Arena Opera Festival 2024, 16 agosto 2024, ore 21.00
Tosca
Libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica
Musica di Giacomo Puccini
Regia, scene, costumi, luci Hugo De Ana
Direttore Daniel Oren
Coro di voci bianche A LI. VE. Direttore Paolo Facincani
Orchestra, Coro e Tecnici Fondazione Arena di Verona
Maestro del Coro Roberto Gabbiani
Direttore allestimenti scenici Michele Olcese
Interpreti
Floria Tosca Anna Netrebko
Mario Cavaradossi Yusif Eyvazov
Il Barone Scarpia Luca Salsi
Cesare Angelotti Gabriele Sagona
Il Sagrestano Giulio Mastrototaro
Spoletta Carlo Bosi
Sciarrone Nicolò Ceriani
Un Carceriere Carlo Striuli
Un Pastore Lorenzo Pigozzo
ph. Ennevi-Verona
Continua a stupire l’allestimento di Hugo De Ana, della Tosca per l’Arena di Verona che dal 2006 ad oggi riconferma la sua efficacia espressiva con la sua scenografia monumentale ad interpretare l’ampio spazio dell’anfiteatro. Fatta di alcuni elementi essenziali fa immergere lo spettatore nella Roma ottocentesca, con la grande struttura a tetto spiovente disposta sul fondo che diventa all’occorrenza, attraverso un gioco di aperture sulla scena interna, la Basilica di Sant’Andrea della Valle, Palazzo Farnese e infine il carcere di Castel Sant’Angelo. Con batterie d’artiglieria, costumi e arredi d’epoca, sull’apparato scenico padroneggia la statua dell’arcangelo Michele, che viene disvelata all’atto del Te Deum, dichiarando in modo sempre più incombente l’ineluttabile tragicità della vicenda, sottolineata infine dall’abbassamento della spada dell’Angelo.In questo allestimento consolidato ecco che come protagonista assoluta si presenta il soprano Anna Netrebko che porta a compimento un ulteriore debutto in Arena dando voce a Floria Tosca assieme ai suoi consolidati compagni di avventura Luca Salsi, come Scarpia, e Yusif Eyvazov, non più suo consorte ma ancora compagno in teatro, in Mario Cavaradossi. E il tutto si conferma come uno spettacolo ammaliante anche in questa terza replica, in cui la Netrebko si congedava da questa sua presenza veronese in una Arena, post ferragostana, stracolma di pubblico.
Il personaggio di Tosca le calza a pennello: lei diva di canto e di teatro si immedesima pienamente nel ruolo di Tosca, che è cantante e diva in quella Roma pontificia attraversata da fermenti rivoluzionari, artista a cui vengono affidate cantate celebrative davanti alla corte papale, come quell’ Angelica Catalani, cantante lirica molto apprezzata nei primi decenni del’800 a cui sembra si sia ispirato Victorien Sardou per il suo omonimo dramma che ispirò il libretto di Giacosa e Illica. La sua è certamente una Tosca delineata a tratti forti, oltre una lettura lirica, che spinge a sottolineare anche le tinte più drammatiche del personaggio, capace di padroneggiare il vasto spazio areniano. Nel contempo, evidenzia il suo canto dispiegato su un registro grave sempre più dominante, che nel secondo atto, nella grande quadro complesso di Palazzo Farnese, si dispiega in tutta la sua arte di attrice e cantante rimarcando, nel confronto con lo Scarpia di Luca Salsi, la sua dimensione recitazione allo spasmo. Ma ecco aprirsi al momento più lirico con il suo Vissi d’arte condotto tra il pianissimo iniziale e il filato finale con il quale ha smorzato la sua aria e sul quale si sono scatenati applausi scoscianti e ovazioni, tra l’altro sapientemente gestiti degli spettatori che non hanno preteso forzature nel proseguo della rappresentazione. Una cosa che non manca a Luca Salsi nel delineare il suo Scarpa è la virulenza vocale e la trucidità del personaggio, il suo saper essere viscido e lascivo; gli fa difetto la cantabilità puntando tutto sulla declamazione ma riuscendo teatralmente efficace nella complessa economia del dramma pucciniano. Sorprendente il Mario Cavaradossi di Yusif Eyvazov: dopo tanti ascolti che suscitavano punti interrogativi sulla sua prestanza vocale, ecco che si presenta, conservando sempre quell’emissione nasale che è evidentemente una sua caratteristica, con una ottima tecnica che gli permette di risolvere il personaggio con esuberante sicurezza e grande espressività in tutto il racconto musicale e pienamente riuscito nei suo momenti rappresentativi quali Recondita Armonia e E lucea le stelle, conquistando l’affetto e la stima del pubblico.
Un comprimariato di qualità completava il cast con capofila il Sacrestano di Giulio Mastrototaro ben caratterizzato da una consolidata pratica nel personaggio debuttato proprio della Tosca scaligera di Livermore, impertinente e ossequioso all’autorità, assieme all’insinuante Spoletta di Carlo Bosi e a Nicolò Ceriani (Sciarrone), Carlo Striuli (Carceriere) e a Gabriele Sagona (Angelotti), artisti che sono parte integrante dell’organico areniano capaci di transitare nei vari personaggi tra le varie produzioni. Merito della riuscita musicale è dovuto anche alla sapiente e pratica mano di Daniel Oren che ha gestito le voci con autorevolezza e sicurezza, nel rispetto delle esigenze degli artisti e dello spazio dell’anfiteatro, imprimendo all’orchestra della Fondazione Arena, la giusta espressione musicale ed emotiva. Gran lavoro del coro nell’imponente Te Deum. Al termine successo trionfale da parte di un anfiteatro entusiasta che ha voluto così salutare l’ultima esibizione della Netrebko in questa stagione.