Verona, Arena Opera Festival 2022, 23 giugno 2022, ore 21.15
Aida
Opera in quattro atti
Libretto di Antonio Ghislanzoni
Musica di Giuseppe Verdi
Il Re Sava Vemić
Amneris Ekaterina Semenchuk
Aida Liudmyla Monastyrska
Radamès Yusif Eyvazov
Ramfis Ferruccio Furlanetto
Amonasro Simone Piazzola
Un messaggero Carlo Bosi
Sacerdotessa Francesca Maionchi
Primi ballerini Ana Sofia Scheller,
Fernando Montano, Ekaterina Olenik
Orchestra, Coro, Corpo di ballo e Tecnici dell’Arena di Verona
Direttore Daniel Oren
Maestro del coro Ulisse Trabacchin
Regia e scene Franco Zeffirelli
Costumi Anna Anni
Coreografia Vladimir Vasiliev
Coordinatore del Corpo di Ballo Gaetano Petrosino
Allestimento Fondazione Arena di Verona
Inizia a Verona la novantanovesima edizione del festival lirico
areniano, a cura di una fondazione che ha dimostrato – durante la stagione invernale al Teatro Filarmonico – di avere le carte in regola per offrire produzioni di qualità e programmi di grande spessore ed interesse musicale. Non ci si può aspettare, questo è certo, un cartellone altrettanto assortito ed eterogeneo per l’attività operistica estiva, il cui repertorio – tradizionalmente – poco si discosta da quella selezione di titoli ormai strettamente accostati all’idea dell’Opera in Arena. Quest’anno – tuttavia – il programma della stagione pare più che mai stretto all’interno delle mura dell’anfiteatro, e si presenta il più regolare possibile, senza alcun titolo che accenda – come avevano fatto Cavalleria e Pagliacci l’anno scorso – una qualche curiosità che coinvolga i frequentatori un po’ più abituali. Dopo la serata inaugurale, che ha visto in programma la Carmen nella regia di Zeffirelli, è il turno di Aida, proposta nell’allestimento dello stesso artista. Si tratta di una soluzione estremamente d’impatto, bella ed efficace, con elementi scenici maestosi e altresì funzionali, dal sapore scintillante, quasi barocco. Nonostante sia ormai più che nota al pubblico, visto i vent’anni compiuti e l’ingente numero di rappresentazioni, la regia rimane l’elemento più riuscito ed apprezzabile di questo allestimento, in scena – per la prima replica dopo il debutto – nella data di giovedì 23 giugno.
Liudmyla Monastyrska e Yusif Eyvazov sono i protagonisti, Aida e Radamès. Forse non completamente in forma, o magari penalizzati da un insufficiente numero di prove d’insieme, ricoprono i loro ruoli in maniera perlopiù distaccata, senza attribuire particolare carisma ai personaggi e senza eccellenti interpretazioni musicali o dimostrazioni di eccelse capacità vocali. Leggermente più convincenti il Ramfis di Ferruccio Furlanetto e il Re di Sava Vemić, entrambi autorevoli e di carattere sul piano dell’interpretazione. Tuttavia, il primo non appare vocalmente al massimo della forma, mentre il secondo si lascia scappare qualche errore di significativo impatto, e per entrambi la performance è – complessivamente – un po’ sotto le aspettative.
Ekaterina Semenchuk è in generale una riuscita Amneris, sia sul piano interpretativo che su quello musicale, grazie ad una buona capacità di cogliere le caratteristiche del personaggio e ad una opportuna prova vocale. Apprezzabile anche l’Amonasro di Simone Piazzola, curato e deciso nell’interpretazione vocale e convincente come personaggio, si contraddistingue in un cast per il quale – ahimè – pare non fosse serata. Completano la compagnia Francesca Maionchi, nei panni della Sacerdotessa, e Carlo Bosi, chiaro e convincente nell’interpretare “Un Messaggero”. Alla guida dell’Orchestra della fondazione c’è Daniel Oren, figura più che consolidata sia nel ricoprire questo ruolo all’Arena, visti i tanti anni di collaborazione, sia nel condurre proprio l’Aida, che pare conoscere a memoria in ogni suo più minuzioso dettaglio. L’interpretazione musicale è curata e abbastanza coinvolgente, e mette in luce la padronanza che anche i musicisti in Orchestra possono vantare nei confronti di un titolo che hanno affrontato così frequentemente. Rispetto alla serata della prima, durante la quale pare vi siano state significative difficoltà di tempi e di insieme, l’esecuzione è nel complesso pulita ed ordinata, e non si percepiscono evidenti problemi di questo tipo. Ciò che non convince del tutto, sul piano dell’effetto musicale complessivo, è l’intensità sonora, specialmente di alcuni passaggi. Difficile dire se si sia trattato di un adeguamento al volume un po’ incerto di qualche solista, ma durante tutta l’Opera sono più d’uno i passaggi in cui – dalla platea – non si sente praticamente nulla, e le voci e gli strumenti sono coperti dal tipico lieve disturbo di fondo delle migliaia di spettatori presenti. Di certo non contribuiscono a migliorare la situazione acustica – inoltre – numerosi eventi di forte disturbo da parte del sistema elettronico di amplificazione.
Una garanzia il coro, guidato dal Maestro Ulisse Trabacchin e sempre attento a mantenere una gran precisione nei tempi, nonostante le disposizioni su grandissimi spazi che questo teatro spesso adotta.
Gradinate, poltroncine e platea non sono del tutto occupate;il pubblico non regala, in tutta l’Opera, neanche un momento di convinta acclamazione, come spesso accade in Arena dopo le arie più celebri, ma comunque non si risparmia un lungo applauso finale.