Verona, Teatro Filarmonico, domenica 18 febbraio 2024, ore 15.30
La Rondine, opera lirica in tre atti di Giacomo Puccini, libretto di Giuseppe Adami
Nuovo allestimento, in occasione del centenario della scomparsa di Giacomo Puccini.
DIRETTORE – Alvise Casellati
REGIA – Stefano Vizioli
SCENE – Cristian Tarraborrelli
COSTUMI – Angela Buscemi
COREOGRAFIA – Pierluigi Vanelli
MAGDA – Mariangela Sicilia
LISETTE – Eleonora Bellocci
RUGGERO – Galeano Salas
PRUNIER – Matteo Roma
RAMBALDO – Gëzim Myshketa
YVETTE/GEORGETTE – Amelie Hois
BIANCA/LOLETTE – Sara Rossini
SUZY/GABRIELLE – Marta Pluda
LUCI – Vincenzo Raponi
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Nel centenario della scomparsa, la fondazione Arena di Verona omaggia Puccini portando in scena La Rondine, inserita nel programma operistico del teatro Filarmonico con quattro rappresentazioni. Il titolo – la cui genesi fu tutt’altro che semplice – gode oggi di una fama controversa: se da un lato è innegabile il suo status di fatto di opera minore, dall’altro lo spiccato lirismo melodico e il trascinante incalzare degli elementi musicali conquistano con facilità lo spettatore, sorprendendo soprattutto chi si cimenta nel primo ascolto. E così, dopo decenni, torna a Verona l’incantevole racconto dell’”amore romantico”, e il pubblico si ritrova ben presto immerso in una delle cornici predilette da Puccini per narrare le sue storie: Parigi.
Parigi, certo, ma qualche decennio più tardi: il nuovo allestimento, coproduzione dell’ente lirico scaligero con la fondazione Teatro Carlo Coccia di Novara, traspone i fatti a metà Novecento. Bene l’impianto registico di Stefano Vizioli, che riesce nel suo intento e ricostruisce con efficacia il clima della vicenda, senza scivolare in grossolani anacronismi. Alcuni elementi ricordano la produzione di Denis Krief vista al Festival Puccini di Torre del Lago, anch’essa trasposta nel futuro (un futuro leggermente più inoltrato), e recensita nell’agosto del 2022 in questo articolo. Di certo funzionali le scene, lavoro di Cristian Tarraborrelli, il quale si limita a predisporre spazi ordinati e perlopiù sobri per ospitare la vicenda. Tutto risulta bello esteticamente e soprattutto elegante, in linea con una narrazione che attornia i personaggi di un’atmosfera di distinzione e raffinatezza. Peccato forse per l’ultimo atto, in cui l’essenzialità degli elementi scenici trasmette – a tratti – un senso di quasi nudità del palcoscenico. Splendidi i costumi di Angela Buscemi, belle e curate le luci di Vincenzo Raponi. Arricchiscono lo spettacolo le piacevolissime coreografie di Pierluigi Vanelli.
Protagonista assoluta la straordinaria Magda di Mariangela Sicilia, al suo debutto nel ruolo. Perfettamente calata nel personaggio, sfrutta con intelligenza un timbro delizioso, dimostrando grandi capacità tecniche e vocali. L’emissione dei fiati è ineccepibile, la lettura sempre musicale, la sonorità intensa, e l’estensione più che sufficiente per permetterle di muoversi con grazia e semplicità in ogni registro. Al suo fianco, Galeano Salas è un Ruggero altrettanto ben impersonato, il cui strumento vocale non manca di solidità e volume. Bene anche la sua interpretazione, che si fonde con efficacia con le parti di Magda nei bellissimi momenti d’insieme.
Eleonora Bellocci è una Lisette vivace, civettuola il giusto, la cui performance vocale convince soprattutto per la cura nel fraseggio. Anche Matteo Roma, nei panni di Prunier, realizza il carattere con personalità, e restituisce una prova musicale spigliata, ma sempre ben misurata. Apprezzabile il contributo di Gëzim Myshketa, un Rambaldo convincente, curato e dalla sonorità profonda, del terzetto di amiche (Amelie Hois, Marta Pluda e Sara Rossini) e del resto del cast.
Buono nel complesso il suono dell’Orchestra della Fondazione, guidata da Alvise Casellati e capace di generose escursioni dinamiche. La concertazione non è però la più entusiasmante, ed è difficile non notare qualche problema di insieme e di proporzionamento sonoro tra la buca e il palco. Dettagli ogni modo insufficienti a rovinare uno spettacolo di grande qualità, che trova il suo punto di forza in un cast decisamente in forma. Meritevole come sempre l’intervento del Coro della Fondazione, preparato da Roberto Gabbiani.
Domenica 18 febbraio il teatro conta un pubblico numeroso, che si dimostra coinvolto ed entusiasta e che premia la compagnia con calorosi applausi. L’apprezzamento più fervido va ai ruoli femminili, con ovazione all’ingresso di Mariangela Sicilia.
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