Verona Teatro Filarmonico 10 gennaio 2020, ore 20.00
Stagione sinfonica 2020, (1° concerto)
Alexander Lonquich, direttore e pianoforte
Orchestra dell’Arena di Verona
Ouverture da Le nozze di Figaro
Concerto per pianoforte e orchestra n. 27 in si bemolle maggiore K 595
(Allegro – Larghetto – Allegro )
Sinfonia n. 41 in do maggiore “Jupiter” K 551.
La stagione Sinfonica della Fondazione Arena di Verona 2020 s’è inaugurata venerdì 10
(replica sabato 11 gennaio) con un grande concerto sinfonico articolato interamente su musiche di Mozart quale ultimo appuntamento del programma di iniziative cittadine, Mozart a Verona, che intendevano celebrare i 250 anni del soggiorno del genio salisburghese in città, sosta lungo il primo viaggio in Italia che doveva portare il giovane Wolfgang, insieme a suo padre Leopold, a Bologna. A fine novembre 2019 analoghe iniziative a Rovereto e in Vallagarina hanno voluto rievocare il ricordo del passaggio di Mozart in quelle terre, con concerti negli stessi palazzi di quella nobiltà trentina, allora austriaca, che teneva forti legami con Salisburgo, sostenendolo nelle prime fasi di attività di musicista alla corte del vescovo della sua città natale, stessi spazi che lo videro protagonista prodigio. Rimane memoria le sue esecuzioni musicali davanti a un foltissimo pubblico curioso ed acclamante, preludio al suo viaggio di formazione che gli diede riconoscibilità alla sua qualità di genio musicale.
Protagonista al Teatro Filarmonico, sede storica di quella Accademia che invitò il giovane Mozart ad esibirsi in quel lontano gennaio del 1770, Alexander Lonquich nella duplice veste ormai consueta di Direttore d’orchestra, a capo dell’Orchestra dell’Arena di Verona, e solista. Il concerto comprendeva l’Ouverture da Le nozze di Figaro per proseguire con il Concerto per pianoforte e orchestra n. 27 in si bemolle maggiore K 595 (Allegro Larghetto Allegro ) per terminare con la Sinfonia n. 41 in do maggiore “Jupiter” K 551. E’ ormai una consuetudine per Lonquich presentarsi nella doppia veste di solista e direttore, cosa che gli permette di dare dimostrazione, oltre che del suo talento musicale, anche di esprimere il suo lato istrionico di esecutore sicuro delle sue certezze interpretative. Bisogna abituarsi alla sua lettura che intende a far emergere il carattere propriamente Roccocò, rindondante e nel contempo lezioso della scrittura mozartiana, reso con un abile gioco di contrapposizione tra le varie battute della stessa composizione. Esemplificazione ne è stata la gestione della Ouverture da Le Nozze di Figaro e ancor più con la Sinfonia “Jupiter” con una lettura che vuol ricostruire leziosità e leggerezza del ‘700, secolo che fu di Mozart, tralasciando qualsiasi senso eroico o grandioso che si possa nascondere in questa sinfonia. Con la lettura del KV 595, Concerto per pianoforte n. 27, ultima composizione di Mozart per tale organico nell’ultimo anno di vita, Lonquich scherza con l’orchestra, gli piace creare un gioco tra il pianoforte e l’organico strumentale fatto di un continuo rimbalzo di battute musicali senza mai prevaricare l’orchestra quando lo strumento è protagonista, il tutto con leggerezza con l’intento di creare un ricamo fatto di trasparenze anche nel momento più elegiaco della composizione, ossi il Larghetto, il movimento conserva sino alla fine l’espansività melodica della romanza, che recupera un tema di un dramma pastorale di Haydn, temperata da una cantabilità più dolorosa ma senza dramma esistenziale.
Applausi da un foltissimo pubblico eterogeneo per età che ha richiesto a gran voce bis che Lonquich ha concesso, un Lied di Chopin e una Fantasia di Mozart che esemplificavano come il pianoforte può essere interpretato in una visione di interscambio di significati interpretativi.
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