di Alessandro Arnoldo
Verona | Teatro Filarmonico | 8 aprile 2023, ore 17.00 |
Stagione Sinfonica 2023
Messa di Gloria per soli, coro e orchestra di Gioachino Rossini
Marina Monzó soprano
Chiara Tirotta mezzosoprano
Dmitry Korchak tenore
Matteo Roma tenore
Giorgi Manoshvili basso
Orchestra e Coro della Fondazione Arena di Verona
Maestro del coro Ulisse Trabacchin
Francesco Ommassini direttore
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Una messa piena di vita… che sorride! È un mistero che la Messa di Gloria di Rossini sia così poco conosciuta. Rossini scrisse l’opera – una composizione in nove movimenti del Kyrie e del Gloria per cinque solisti, coro e orchestra – a Napoli nel 1820, nel pieno della sua arte. L’esperienza napoletana aveva ampliato enormemente la sua padronanza della scrittura orchestrale e corale e aveva grandi voci a sua disposizione, tanto che poté permettersi di scrivere all’interno della Messa per una coppia di tenori, l’uno più tenero e florido nel Gratias agimus tibi, l’altro più emotivo nel Qui tollis. Si tratta di un unicum per il Rossini compositore d’opera “in servizio”, le altre due incursioni nel genere, la Petite Messe Solennelle (1863) e lo Stabat Mater (1842), avvennero molto dopo.
Come molti hanno scritto, nella partitura rieccheggiano pagine preesistenti e venture del compositore pesarese e non solo, sappiamo infatti che il numero conclusivo della Messa (doppia fuga in quattro parti – Cum Sancto Spiritu) fu composto con l’aiuto di un altro compositore italiano più esperto di contrappunto, Pietro Raimondi ma poco importa quando ci si trova di fronte a una tale bellezza capace di sollevare cuore e mente.
Ottima l’interpretazione dell’orchestra areniana, tra cui va un plauso particolare ai solisti concertanti: Francesco Pomini al corno inglese (Gratias agimus tibi) e a Lorenzo Paini al clarinetto (Quoniam tu solus Sanctus)! Di buon livello la prestazione della compagine corale, preparata dal maestro Ulisse Trabacchin, molto curata soprattutto nella pulizia dei piani e dei pianissimi, a tratti, però, poco potente e agile nei momenti più movimentati. Di buonsenso la direzione di Francesco Ommassini, quasi sempre efficace seppur molto cauta nel fugato finale, a scapito, forse, di una maggiore vitalità d’insieme.
Molto più positivamente impulsivo, specialmente nel Qui Tollis, il tenore Dmitry Korchak, non si risparmia in termini di agilità e squillo con una buona dose di spavalderia tenorile in una parte dalla tessitura davvero proibitiva. Meno spavaldo e molto agitato l’altro tenore, Matteo Roma dimostra comunque un’ottima preparazione tecnica al servizio di uno strumento di qualità che gli permette di risolvere egregiamente il Gratias agimus tibi, in perfetto dialogo con il corno inglese. Più che convincente la prova del basso georgiano Giorgi Manoshvili, dotato di un timbro importante e capace di risolvere con gusto e misura il Quoniam tu solus Sanctus. Non da meno la voce del soprano valenciano Marina Manzò che affronta la sua parte con sicurezza, utilizzando bene il suo strumento vocale con particolare efficacia nei colori più tenui. Ottima, pur nella sua brevità, la performance del mezzosoprano Chiara Tirotta.
La sala, non gremita, risponde con una buona soddisfazione a fine spettacolo e, purtroppo, partecipa anche in concerto, con suoni di certo non previsti dalla partitura (seppur ormai “canonici”… dalla carta di caramella al telefonino) che condizionano molto l’umore di chi voleva gioire semplicemente dei colori scintillanti che balzano fuori da ogni pagina di questa Bella creazione.