Teatro Poliziano 31 luglio 2021, ore 21.00
64 Cantiere d’arte di Montepulciano
Else
Musica di Federico Gardella
(prima assoluta, commissione del 46° Cantiere Internazionale d’Arte)
Cecilia Ligorio regia e libretto
Tito Ceccherini direttore
Domenico Franchi scene e costumi
Lisa Capaccioli assistente alla regia
Daisy Ransom Philips movimenti scenici
Linda Lovreglio e Mariafrancesca Biasella (coordinati da Roberta Fratini), assistenti costumisti
Federica Angelini e Luca Luchetti (coordinati da Enrico Pulsoni), assistenti scenografi
Fabiola Tacchi e Federico Pallotta (coordinati da Francesca Cecarini), disegno luci
Giaccio “Giaccio” Trabalzini direttore degli allestimenti
Else Maria Eleonora Caminada , soprano
Voce 1 Madre Cissy Alda Caiello, mezzosoprano
Voce 2 Paul Leonardo Cortellazzi, tenore
Voce 3 Dorsday Michele Gianquinto, basso
Ensemble Risognanze
Manuel Zurria, flauto
Marco Sorge, clarinetto
Alfonso Alberti, pianoforte
Francesco Gesualdi, fisarmonica
Sebastiano Menardi, violino
Marco Massera, viola
Marco Radaelli, violoncello
Elio Marchesini, percussioni
Una coproduzione Fondazione Cantiere Internazionale d‘Arte, Fondazione I Teatri di Reggio Emilia,in collaborazione con Accademia delle Belle Arti di Macerata con il sostegno di Readytec s.p.a.,
I colpi di pistola del Luglio 1914 a Serajevo contro l’erede al trono imperiale di Vienna, Ferdinando d’Asburgo, distrussero quel mondo culturale della Mitteleuropa di cui Arthur Schnitzler era pienamente inserito con i sui racconti grotteschi e allusivi della vita di quella borghesia imperiale ipocrita e faccendiera come di una nobiltà che aveva perso dignità e onore. Lo fece ricorrendo all’artificio narrativo conosciuto come monologo interiore al quale fece spesso ricorso nelle sue opere per descrivere lo svolgersi dei pensieri dei suoi personaggi, specchio di un mondo, quell’elite borghese, ebraica, spazzato via dalla prima guerra mondiale e defitivamente con le deportazioni della seconda guerra mondiale. Schintzler scrisse Fräulein Else nel 1924. Poco rimaneva di quell’ambiente di inizio ‘900. Già la geografia politica era mutata: la località turistica delle Dolomiti, allora montagne del Tirolo austriaco, S.Martino di Castrozza, era passata all’Italia del Trentino, ex Tirolo del sud, l’albergo della vicenda, realmente esistito, Hotel Frattazza, sparito dalla lista degli hotels. Rimane muto testimone, il Cimon, massiccio dolomitico che sovrasta quel luogo di villeggiatura , tanto rievocata da Else, e amplificata nel libretto che la regista Cecilia Ligorio ha tratto dal racconto: “Il Cimon, che si staglia nel cielo e mi guarda ridendo…., che serata stupenda! E la vetta del Cimon è una incendio di rosso, di luce..in attesa del buio… Alpenglühen”.
Eppure la vicenda di Else rimane fissa del tempo, l’abuso del proprio corpo come merce di scambio, che rimane una problematica di estrema attualità e che la protagonista addita come abuso di potere della famiglia sull’intimità femminile come una malattia del nostro tempo. Diciannovenne viennese di buona famiglia inizio 900, è in vacanza. Una lettera della madre la mette in una situazione scabrosa: essendo il padre in seri guai per debiti, ad Else è fatta pressione per chiedere denaro a un ricco amico di famiglia, il vecchio Dorsday, ospite nello stesso hotel. Questi, in cambio del favore, chiede alla ragazza di mostrarglisi nuda. Sconvolta dall’alternativa fra prostituirsi o abbandonare il padre al suo destino, Else si mostra sì nuda ma, disgustata all’idea di restare sola con il vecchio, lo fa in pubblico. Delira, sviene e sopraffatta dall’angoscia, una volta sola nella propria stanza, si dà la morte.
Schnitzler ci obbliga a un viaggio nelle pieghe del flusso di coscienza della giovane Else, nel dialogo solitario e violento con le ombre che ne abitano la mente. Vi si confondono reale e irreale, passato e futuro, mondo esteriore e interiore, sogno e allucinazione. I suoi pensieri sono un girotondo di speranze, illusioni, recriminazioni, rabbia, paura e vergogna.
Appositamente commissionato dal Cantiere di Montepulciano, in collaborazione con la Fondazione I Teatri di Reggio Emilia, il progetto Else è un’ opera in un atto con libretto di Cecilia Ligorio e musica di Federico Gardella.
La novella dello scrittore austriaco vieve segmentata nel libretto in 6 quadri ciascuna con un proprio titolo che sintetizzano i momenti salienti della vicenda, dalla spensieratezza delle partite a tennis, alla lettera della madre che la introduce alla situazione finanziaria disastrosa della famiglia indicandogli la prostituzione come unico rimedio, all’approccio con l’amico compiacente seduttore. I due titoli finali racchiudono il dramma della ragazza, Scarpe nere e Veronal, che sottendono l’attesa della seduzione attuata, preparata nell’intimità dell’anima , ma già preludio alla sua fine, cosciente del suicidio come atto finale.
Per tradurre in drammaturgia gli scenari mutevoli che si dischiudono nell’anima di Else gli autori hanno esplicitato la dinamica di apparizioni che si susseguono nella struttura monologante della novella. Un caleidoscopio di voci interiori che si lascia ispirare dal Carnaval di Schumann, il quale in ogni suo movimento insegue e deforma un’unica identità musicale, come in dialogo con la propria ombra.
Del resto la musica di Federico Gardella non si fa colonna sonora, ma punte di dissuoni e armonie atonali che procedono a supporto delle azioni sceniche piu che a sostenere il canto, che si fa aspro con la voce, in recitazione spasmodica, della protagnista la giovane cantante Maria Eleonora Caminada in un continuo passare dalla narrazione di prosa al Sprechgesang. Sonorità fatte di percussioni e fiati come incursioni del pianoforte,con rapidi passaggi del complesso di archi, con la fisarmonica che si prende un suo spazio nella parte finale del dramma.Il tutto sotto la conduzione del direttore Tiziano Ceccherini con l’Ensemble Risognanze
Dilogo interiore della protagonisca ma accompagnato dal gioco delle parti dei personaggi di contorno, (Voce 1 Madre Cissy Alda Caiello, mezzosoprano, Voce 2 Paul Leonardo Cortellazzi, tenore, Voce 3 Dorsday Michele Gianquinto, basso) attive nella definizione del dramma.
La regia di Cecilia Ligorio, nonché autrice della trasposizione in dramma, ha dimostrato di possedere competenze storiche letterarie che riesce a trasformarle in cruda modernità. Si attiene alla cronologia originale della novella, del resto è la stessa tematica che si fa attualità, circoscritta con un praticabile a due livelli che diventa camera di Else, e nella parte inferiore, spazio in cui avverrà il disvelamento, tutto racchiuso nel piccolo palcoscenico del Poliziano. Applausi e un caloroso successo a parte del pubblico presente alla prima rappresentazione, con teatro esaurito nei posti disponibili, hanno raccolto gli artefici del progetto.