di Walter Sirsi
Mori, Teatro Sociale G.Modena, 30 ottobre 2024, ore 20.45
La difficilissima storia della vita di Ciccio Speranza
Un testo di Alberto Fumagalli / Con Damiano Spitaleri, Alberto Gandolfo e Federico Bizzarri / Regia Ludovica D’Auria e Alberto Fumagalli / Costumi Giulio Morini / Aiuto regia Tommaso Ferrero / Foto di Serena Pea / Produzione Les Mustaches.
Divergenze – Rassegna di teatro contemporaneo
Finalista premio “direction under 30” del 2020;
Miglior spettacolo, premio della critica, premio Fersen al Roma Fringe festival 2020; Finalista In Box 2021.
Continua la rassegna teatrale a Mori Divergenze a cura dell’ass. EvoèTeatro
Questa volta è stato il turno di La difficilissima storia della vita di Ciccio Speranza testo di Alberto Fumagalli, produzione Les Mustaches di Bergamo.
Ciccio Speranza è un ragazzo grasso, ma leggero, con un’anima talmente delicata, che potrebbe sembrare quella di una graziosa principessa nordeuropea. Vive in una vecchia catapecchia di provincia dove si sente soffocare, come una fragile libellula rosa in una teca di plexiglass opaco. Ciccio Speranza ha un sogno troppo grande per poter rimanere in un cassetto di legno marcio: vuole danzare. In una sperduta provincia di un’Italia sperduta, la sperduta famiglia Speranza vive da generazioni le stesse lunghissime giornate. Sebastiano è il padre di Ciccio, violento e grave come un tamburo di pelle di capra in un concerto di ottavini. Dennis è il fratello di Ciccio, con un’apertura mentale di uno che va a Bangkok e spacca tutto perché non sanno fare pasta, patate e cozze.
Solo, in fondo, nella sua fragilità, Ciccio vuole scappare da quel luogo che mai ha sentito come casa. Attraverso il suo gutturale linguaggio, il suo corpo grassissimo e il suo sogno impacciato, il nostro protagonista, in tutù rosa non smetterà mai di danzare, raccontandoci la sua vita così come la desidera. Ciccio appartiene ad un mondo lontano, senza alcuna possibilità di esaudire il proprio sogno. Il suo destino è segnato, il suo carattere è condizionato, la sua vita è soffocata da un ambiente che gli sta stretto come un cappottino antigelo sta stretto ad un bulldog inglese. Dunque, perché rattrappire i propri istinti? Solo perché la cicogna ci ha fatto cadere lontano dalla terra promessa? Perché sentirsi schiacciati da una famiglia che non vuole conoscere un mondo che sta oltre il proprio campo di fagioli?
Una di quelle commedie che ti fanno affermare che il teatro non morirà mai, un “Gramelot”composto da vari dialetti italiani, tre attori stupendi, ritmo, velocità e le basi per intuire i loro discorsi, parole dette da persone arcaiche verso il nuovo che bussa nel cuore di Ciccio Speranza. Che chissà come è perché, riesce ad avere un desiderio fuori dagli schemi della vita a volte monotona della fattoria. Un idea (da parte del co-regista), nata in autostrada, in colonna sull’Autobrennero. Il rosa del tutu’s la grassezza elastica del protagonista contro i modi bruschi e antichi dei due parenti. Bellissimo espiazzante, con brio e tanto ritmo nelle scene e nei dialoghi. Un bravo anche al gruppo che organizza questi spettacoli, sono coraggiosi, ed è un aggettivo poco di moda, in questi periodi
Complimenti alla compagnia I Les Moustaches che nasce a Bergamo come compagnia teatrale under 30. Dopo i primi consensi di pubblico, la compagnia ottiene presto anche il plauso della critica e degli addetti ai lavori. Partecipa a festival italiani e internazionali e vince premi. Ricchi di individualità forti (costituiscono il nucleo centrale del gruppo professionisti attivi in diversi settori dello spettacolo), nel 2019 i Les Moustaches decidono di ampliare il proprio campo operativo: oltre a continuare a produrre spettacoli per il palcoscenico, si dedicano alla realizzazione di soggetti e sceneggiature per film e serie tv e alla creazione di format televisivi.