Attualità-Approfondimenti

Riparte il teatro in Trentino. Ariateatro a Pergine riporta il pubblico in sala.

Pergine, Teatro Comunale, 8 maggio 2021, ore 20.00

Bye bye Blackbird
da un romanzo di M. Puig
regia e adattamento Chiara Benedetti
con Denis Fontanari e Christian Renzicchi
luci Iacopo Candela e Federica Rigon
effetti audio Marco Sirio Pivetti
costumi Giacomo Sega
organizzazione Cristina Pagliaro
distribuzione Elisa D’Andrea
produzione ariaTeatro

L’auspicata apertura dei teatri al pubblico alla fine c’è stata a fine aprile, quasi repentina come la chiusura nello scorso fine ottobre 2020, tanto è durato il silenzio negli spazi dello spettacolo.
Forse si riuscirà a mettere da parte lo streaming che in questi mesi ha permesso allo spettacolo di farsi guardare, esperienze molteplici che hanno permesso alle grandi realtà teatrali internazionali come alle piccole attività periferiche di mantenersi attive. La tramissione in streaming ha di fatto avviato produzioni nuove che altrimenti sarebbero rimaste nel limbo, ha recuperato  precedenti spettacoli appena avviati che causa blocco correvano il rischio di essere dispersi. Interessante l’esperienza della piattaforma Retroscena.org coordinata da AriaTeatro di Pergine che ha riunito diverse esperienze di gruppi teatrali operatvi tra Pergine, Rovereto, Trento sobborghi, Lavis. Non si è fatto, quindi sorpendere, all’annuncio della riapetura AriaTeatro, potendo contare sulla struttura stabile del Teatro di Pergine, giocando d’anticipo rispeto allo stesso capoluogo Trento, con la messa in scena di Bye bye Blackbird, regia e adattamento Chiara Benedetti da un romanzo di M. Puig (Il bacio della donna ragno), con Denis Fontanari e Christian Renzicchi. Prodotto ancora nella primavera del 2020, più volte annunciato, ma solo trasmesso in streming nel corso dell’inverno.

Dal romanzo di Puig, scritto nel suo esilio durante la dittatura argentina, il dramma rielaborato racconta la convivenza coatta di due uomini in una cella: un dissidente politico fedele alla causa sovversiva e un inguaribile romantico, omosessuale e innamorato delle dive del cinema. Da questi presupposti nasce la messa in scena, incentrata sulle strategie che i due protagonisti, in prima lettura incompatibili tra loro, mettono in atto per sopravvivere nell’anelito ostinato di incontrarsi e riconoscersi.  I mondi agli antipodi s’avvicinano, a volte con sorprendente tenerezza che, se da un lato li coinvolge in un’inaspettata reciproca affettività, dall’altra li imbriglia inconsapevolmente nella rete di un potere spietato. Dramma della ricerca di libertà dove ciascuno l’associa ad una icona del priprio universo di immaginazione. Valentin e Molina hanno entrambi donne che li aspettano fuori dal carcere: nel caso di Molina, è la madre; nel caso di Valentin sono la fidanzata, nonché compagna di lotta, Lidia, e l’amante borghese Marta.


Presto si scopre però che Molina è un doppiogiochista: si è prestato a collaborare col direttore del carcere accettando di strappare a Valentin informazioni preziose sul suo gruppo rivoluzionario, al fine di ottenere la libertà condizionata e generi di conforto (cibo, sigarette, etc.). Le rivelazioni portano Molina, che alla fine è costretto a cedere alle lusinghe di libertà, alla sua scarcerazione anticipata per buona condotta e, nel giorno del suo rilascio, Valentín lo convince a portare un messaggio ai suoi compagni rivoluzionari. Nessuno dei due sospetta che la polizia segreta sta spiando Molina e gli agenti la seguono nel nascondiglio segreto dei rivoltosi.
Una trama realizzata con uno stretto dialogo tra i due soli protagonsti, Denis Fontanari, Valentin e Christian Renzicchi, Molina, realizzando una densa recitazione di impronta naturalista, cruda ed efficace del delineare i rispettivi personaggi come il contesto ambientale. Il finale crudo ma sospeso lascia travedere il mondo dei sogni a cui i due personaggi si sono affidati, la libertà nelle relazioni umane per Valentin e il mondo iconico della finzione cinematografica per Molina. Essenzialità ricreata dalla regia e adattamento di Chiara Benedetti, allestita sullo scarno palcoscenico del teatro, con pochi oggetti funzionali alla narrazione come, sullo stesso palcoscenico, il pubblico contingentato (25 spettatori) che rivolge le spalle alla vuota e buia platea ancora sigillata in attesa di una ripartenza definitiva delle stagioni. Ma la sensazione di essersi lasciata alle spalle la stagione dello streaming per necessità è ormai tangibile.

 

Federica Fanizza

Laureata in Filosofia all'Università di Bologna e curatrice degli archivi comunali di Riva del Garda, ha seguito un corso di specializzazione in critica musicale a Rovereto con Angelo Foletto, Carla Moreni, Carlo Vitali fra i docenti. Ha collaborato con testate specializzate e alla stesura di programmi di sala per il Maggio Musicale Fiorentino (Macbeth, 2013), Festival della Valle d'Itria (Giovanna d'Arco, 2013), Teatro Regio di Parma (I masnadieri, 2013), Teatro alla Scala (Lucia di Lammermoor, 2014; Masnadieri 2019), Teatri Emilia Romagna (Corsaro, 2016) e con servizi sulle riviste Amadeus e Musica. Attualmente collabora con la rivista teatrale Sipario. Svolge attività di docenza ai master estivi del Conservatorio di Trento sez. Riva del Garda per progetti interdisciplinari tra musica e letteratura. Ospite del BOH Baretti opera house di Torino per presentazioni periodiche di opere in video.

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