Riva del Garda, Rocca, 18 agosto 2023, ore 21.00
Apparizioni.Eventi straordinari
a cura della Compagnia delle Nuvole
“Niente Assoluto”
Regia e Coreografia: Giuseppe Claudio Insalaco; Veronica Boniotti
Interpreti: Giuseppe Claudio Insalaco; Veronica Boniotti
Musiche originali: Mattia Nardon
“CAOS–CASO–COSA”
Progetto: Valentina Pennacchio, Polipi alla Gogna
Concept e coreografia: Valentina Pennacchio
Danzatori: Valentina Pennacchio
Musica: Polipi alla Gogna
Produzione: Seesaw Project
Compagnia delle nuvole
Aria Fritta
Mockumentary per la regia di Enrico Tavernini
scritto e realizzato dal gruppo di teatro del Centro di Salute Mentale di Rovereto Art’O,
con il supporto tecnico di Federico Scienza
La Compagnia delle Nuvole diretta da Enrico Tavernini ha la capacità di rappresentare, tramite spettacoli ricchi di nonsense surreale e di parodie, le contraddizioni comportamentali insite nella società come la diffidenza nei confronti della “stranezza”, che preclude la ricerca di un’altra dimensione del vivere, oltre il contingente, di qualsiasi spazio libero alla fantasia e alla creatività.
Insieme alla compagnia di danza Seesaw Project diretta da Veronica Boniotti ha dato forma a un evento presentato presso il Cortile della Rocca di Riva venerdì 18 agosto per la rassegna Apparizioni-Eventi straordinari, una rassegna a cadenza mensile di situazioni teatrali dove le performances teatrali si intrecciano tra danza e improvvisazine artistica.
In questa occasione ha preso forma un evento articolato in due parti alquanto diverse ma consimili nella prospettiva tematica: il disagio, nella sua declinazione di disagio mentale come nell’accezione dell’incomunicabilità.
La prima parte dell’evento è affidata alla danza. Seesaw project non è solo un progetto di danza moderna ma svolge anche un lavoro di laboratorio terapeutico contro i disagi in età adolescenziale frutto di una continua formazione da parte delle responsabili del gruppo che individuano nell’arte come una possibile terapia contro i mali oscuri.
“Niente Assoluto” è un duetto che affronta la tematica attuale della crisi dei valori e del vuoto esistenziale, termine coniato da Viktor Emil Frankl nel 1946. Giuseppe Claudio Insalaco e Veronica Boniotti riempiono lo spazio scenico con una dimensione narrativa fatta di gesti netti, ritmici e asciutti cercando di connettere i corpi tra loro tentando di scongiurare l’inevitabile deriva e vuoto di relazioni fisiche e comunicative che insorge tra gli essere umani.
Si è proseguito con un’altra performance curats sempre da Seesaw Project, non una novità in quanto “CAOS–CASO–COSA” , progetto di Valentina Pennacchio, Polipi alla Gogna (musica) era stato presentato in anteprima nl giugno scorso nella rassegna PAM di arti curata sempre a Riva del Garda da Veronia Boniotti. Anche in questo il codice comunicativo utilizzato è sì quello della danza ma non intesa come tecnica o stile predefinito, ma come ricerca personale attraverso l’esperienza del movimento danzato, al fine di valorizzarne l’espressione e una presa di possesso dello spazio. Anche qui le musiche appositamente create da Polipi alla Gogna, tra musica elettronica e rielaborazioni sonore che accompagnano il flusso dei movimenti gestito da Valentina Pennacchio, coreografa bresciana, insegnante di danza e di consapevolezza corporea, in un breve ma intenso assolo.
Attesa era la visione del progetto Aria fritta per la regia di Enrico Tavernini (Compagnia delle Nuvole di Riva del Garda) un mockumentary o falso documentario, scritto e realizzato dal gruppo di teatro del Centro di Salute Mentale di Rovereto Art’O. Enrico Tavernini ancora nel 2016 si era indirizzato con il pseudodocumentario alpinistico Chiedilo a Keinwunder scritto insieme a Carlo Cenini, su questo percorso di storie al limite della realtà. Del resto “Aria fritta” è un modo di dire tipico della lingua italiana che viene utilizzato per definire tesi, discorsi, scritti, pensieri di scarso spessore, banali, scontati, privi di contenuto o addirittura di fondamento. In questo caso l’evento nasce dal desiderio di raccontare la storia di una persona dal comportamento insolito, incomprensibile, a volte misterioso e inquietante, ma che porta con sé anche delle risorse straordinarie. L’intenzione è trattare intrinsecamente il tema delle diversità e del disagio mentale, con un taglio poetico e se possibile ironico, per permettere allo spettatore di avvicinarsi a un mondo sommerso e a molti sconosciuto, sul quale pesano i pregiudizi e lo stigma sociale.
La proiezione del mockumentary è frutto della preziosa esperienza fatta negli ultimi tre anni di Tavernini con il gruppo di teatro del Centro salute mentale, di un percorso di ricerca e sperimentazione teatrale iniziato nel lontano 2004. Un altro obiettivo importante per il gruppo era quello di coinvolgere nel progetto anche le persone della società civile, per connetterci al territorio e creare un gruppo di lavoro misto, composto sia da persone che frequentano il Centro di Salute Mentale sia da cittadini sensibili al progetto e al tema. Per citare alcuni attori che hanno partecipato nel ruolo di sé stessi, sotto altre identità, compaiono lo psichiatra Francesco Pontarollo, la danza terapeuta Marcia Plevin; tra i personaggi più noti Gianfranco Grisi, musicista e chef affermato, e il critico d’arte Vittorio Sgarbi, presidente del Museo Mart. Sviluppato ancora nel 2019, la storia racconta, con modalità documentaristiche sebbene la vicenda sia di fantasia, lo strano caso di Ines C. Pollone detta “Aria Fritta”, la prima supereroina delle Alpi, vicenda collocata in Vallarsa, valle defilata sovrastante Rovereto, ai confini con il Vicentino.
Tra interviste, tra il serio e il faceto tra finzione e realtà, ricerca di prove tangibili dell’esistenza del personaggio di fantasia, prende forma un racconto surreale sospeso tra realtà e immaginazione, che cerca di offrire una risposta sulle “stranezze comportamentali, di chi si vuol porre al di fuori delle regole sociali. Ecco la storia delle talpa gigante, delle cipolle terapeutiche, della preveggenza indecifrabile, quanto si collocola oltre una possibile comprensione oggettiva del disagio sociale. Certo non è il disagio che scoppia in patologia, nel far male a sé stessi e agli altri, ma quello di porsi in una libera interpretazione dello spazio vitale.
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