Trento, Teatro Sociale, 23-26 novembre 2023
Stagione di Prosa Centro Servizi Santa Chiara 23-24
MARIA STUARDA
di Friedrich Schiller
regia Davide Livermore
costumi regine Dolce & Gabbana
costumi Anna Missaglia
allestimento scenico Lorenzo Russo Rainaldi
musiche Mario Conte, Giua
direzione musicale Mario Conte
disegno luci Aldo Mantovani
regista assistente Mercedes Martini
traduzione Carlo Sciaccaluga
Laura Marinoni Elisabetta Pozzi
Maria Stuarda, Elisabetta Elisabetta, Maria Stuarda
in ordine alfabetico:
Gaia Aprea
Anna Kennedy nutrice di Maria / George Talbot conte di Shrewsbury / un ufficiale
Giancarlo Judica Cordiglia
William Cecil barone di Burleigh / Melvil, maggiordomo di Maria
Linda Gennari
Mortimer nipote di Paulet / Angelo del destino / il Paggio servitore di Elisabetta
Olivia Manescalchi
Cavaliere Paulet custode di Maria / Conte di Aubespine ambasciatore di Francia /
William Davison segretario di stato
Sax Nicosia
Robert Dudley conte di Leicester
Giua chitarra e voce
direttore di scena Michele Borghini | capo macchinista Marco Fieni
macchinista Mattia Galeazzi | elettricista Toni Martignetti | fonici Edoardo Ambrosio, Luca Nasciuti
attrezzista Desirée Tesoro | sarte Cristina Bandini, Viviana Bartolini
costumi realizzati da D’Inzillo Sweet Mode srl | ideazione trucco e parrucco Bruna Calvaresi parrucchiere e truccatrici Barbara Petrolati, Elena Greco
ufficio produzione Nadia Fauzia | ufficio allestimenti Bruno Brighetti
fotografie di scena Alberto Terrile
produzione Teatro Nazionale di Genova, Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale, CTB Centro Teatrale Bresciano
E’ giunta a Trento, per la stagione di prosa 2023-24 promossa dal Centro Santa Chiara la ripresa del tour che ha riportato per i teatri italiani la tragedia Maria Stuarda di F. Schiller per la regia di Davide Livermore, presentata nell’ottobre del 2022 a Genova. Un dramma che il drammaturgo tedesco Friedrich Schiller scrisse e rappresentò a Weimar nel 1800 e che rimane uno dei rari titoli della storia del teatro del teatro, rimasta a rappresentare la produzione drammaturgica tra sette-ottocento in memoria di quel movimento dello Sturm und Drang della cultura germanica nel complesso passaggio tra il classicismo e l’epopea romantica, condivisa con il Faust di Wolfgang Goethe. Eppure tanto teatro schilleriano si è trasformato in materia lirica per il melodramma italiano e proprio la Maria Stuarda di Donizetti rimane la più emblematica di questi riadattamenti: vi si ripercorre quella parte della storia inglese di grandi contrasti di forti personalità storiche con lo scontro tutto politico tra due regnanti Elisabetta I d’Inghilterra e Maria Stuarda regina di Scozia. Due donne schiacciate dalla storia: Maria I Stuarda di Scozia ed Elisabetta I Tudor di Inghilterra, imparentate ma anche rivali per ambizioni, nemiche nel nome della loro diversa religione. Seguendo il filo storico, Schiller racconta gli ultimi giorni della ventennale prigionia di Maria, esule dalla Scozia dilaniata che credette di trovare rifugio da Elisabetta ed ebbe invece lunga prigionia e la condanna a morte.
È uno scontro tra titane, sovrane dentro il tumulto di guerre di religione che insanguinarono l’Europa del XVI secolo. Ma anche riflessione sull’esitante Elisabetta sul da farsi: condannarla a morte o graziarla? Dramma che ritorna nel corso della storia delle produzioni teatrali italiane: dalla realizzazione di Luigi Squarzina con Anna Proclemer e Lilla Brignone fine anni ’60, alla realizzazione magniloquente di Franco Zeffirelli con Valentina Cortese e Rosella Falk (anni’80), alla riscrittura di Dacia Maraini di inizio millennio che introduce l’alternanza dei ruoli qui protagonista Elisabetta Pozzi con Mariangela D’Abbraccio, in uno allestimento scarno ed essenziale, ma che non toglie nulla alla sostanza del dramma.
David Livermore si riallaccia a questa rilettura di interscambiabilità dei ruoli e del resto sono tutte due donne di potere in un gioco che la sorte le ha viste schierarsi l’una contro l’altra con motivazioni e personalità speculari. E’ infatti con un gioco che si apre la rappresentazione: un angelo bianco, sul punto più alto della scalinata che domina la scena getta una piuma. Al di sotto, due letti sono posizionati simmetricamente. Sono i giacigli delle due regine che, calve e ancora prive di abito, attendono la loro sorte. A seconda di dove si poserà la piuma, saranno definiti i ruoli. Qui a Trento nella prima rappresentazione è toccato a Laura Marinoni vestire i panni di Maria Stuarda, mentre ad Elisabetta Pozzi quelli di Elisabetta.
La regia di Livermore induce una lettura incalzante e stringente del dramma schilleriano in una nuova versione in prosa, portando gli attori in una di sovraeccitazione ritmica che amplifica l’antitesi tra le due protagoniste. Tutta l’azione drammatica persegue sull’evidenza del contrasto tra le parti tra una Elisabetta algida, qui a Trento restituitaci da Elisabetta Pozzi, astratta nella sua regalità e consapevole della solitudine del potere nonostante sia circondata da favoriti, in bilico tra fedeltà e tradimento, piena del suo orgoglio nella consapevolezza di essere sotto assedio di un mondo maschile fatto di intrighi e violenze. Solo la fedeltà del popolo la rassicura e lei si atterrà a quanto sarà la volontà del popolo nel decidere la sorte di Maria. Speculare, la personalità di Maria Stuarda, qui retta da Laura Marinoni, che ha usato il fascino femminile per detenere il potere, alla fine accusata di aver eliminato tre mariti tra congiure e rivolte. Maria finisce giustiziata da Elisabetta con l’accusa di aver cospirato al trono d’Inghilterra ma alla fine sara lei la vincente mettendo sul trono inglese alla morte di Elisabetta Tudor il proprio figlio Giacomo re di Scozia e unificando sotto la dinastia Stuard i due regni di Scozia e Inghilterra. La storia gioca con le vicende politiche umane.
La modernità dell’allestimento di Livermore si caratterizza da una struttura costruita su scale e due scale ai lati, doppio livello di palco, qualche poltrona un letto e tanto colore rosso. Colore dominante come il sipario di inizio scena con i due nomi delle regine accomunati dal titolo Queen come rosso è il fondale scenico e rosso è il colore dominante dei costumi della Stuarda, a fronte dell’algido argenteo e nero di Elisabetta costumi di creazione di Dolce e Gabbana, che ci proiettano in una fantasia di sfarzo barocco declinato al contemporaneo. Modernità amplificata da una colonna sonora in scena gestita dalla chitarra elettrica e canto della musicista Giua, con musiche originali di Mario Conte, fa una sorta di coro sonoro, con intervalli di sonorità rock, che rielaborano anche ballate del rinascimento inglese incastonate nelle pause, mescolate al recitato, a volte invadente, che in un teatro piccolo spesso copriva la recitazione.
Accanto alle due protagoniste il gruppo di attori, tutti impegnati su più ruoli (Gaia Aprea, Linda Genari, Giancarlo Judica Cordiglia, Olivia Manescalchi e Sax Nicosia) in un interscambio tra ruoli maschili e femminili per le parti secondarie marcati in alcuni elementi grotteschi riescono ad amplificare questo lettura d’ambiguità del potere, con una recitazione allo spasimo da parte degli attori, nel definire appieno i singoli personaggi.
Successo pieno alla prima rappresentazione a Trento che ha fatto registrare il tutto esaurito per le seguenti rappresentazioni.