Domenica 24 marzo 2024, ore 17
Salone delle Feste Casinò di Arco
52a Pasqua Musicale Arcense
Andata e ritorno
Recital operistico,ed. speciale degli eventi del Circolo La Palma di Arco
Nicola Ulivieri, basso
accompagnato al pianoforte dal m° Antonio Vicentini, intervista a cura di Federica Fanizza
Programma
Giuseppe Verdi, Vieni o Levita!
aria di Zaccaria da “Nabucco”
(Ultima rappresentazione in Austria, Oper im Steinbruch, 2022)
Vincenzo Bellini, Cinta di Fiori
aria di Sir Giorgio da “I Puritani”
(Ultima rappresentazione a Roma, Teatro dell’Opera, 2022)
Ouverture della Norma
trascrizione per pianoforte solo
Gaetano Donizetti, Udire, udite o rustici
aria di Dulcamara da “L’ elisir d’Amore”
(Ultima rappresentazione a Parigi, Théàtre des Champ-Elyséss, 2022)
Gioachino Rossini, La calunnia è un venticello
aria di Don Basilio da “Il Barbiere di Siviglia”
(Ultima rappresentazione in Oman, Royal Opera House Muscat, 2022)
Wolfgang Amadeus Mozart, Aprite un pò quegli occhi
aria di Figaro da “Le nozze di Figaro”
ultima rappresentazione a Bologna, Teatro Comunale, 2012
Madamina, il catalogo è questo
aria di Leporello da “Don Giovanni”
(Ultima rappresentazione Venezia, La Fenice, 2013)
Deh vieni alla finestra
aria di Don Giovanni da “Don Giovanni”
(Ultima rappresentazione Tokyo, New National Theatre, 2019)
“Gentilissimo pubblico, per questo piccolo omaggio alla mia città natale, ho voluto proporre alcune Arie del repertorio italiano più conosciuto e da me interpretate in varie occasioni, in Teatro e nel loro contesto operistico, partendo dai ruoli di maturità e ritornando ai personaggi “mozartiani” che, sin dall’inizio hanno accompagnato la mia carriera. Sarò affiancato al pianoforte dal M° Antonio Vicentini che è da tempo un prezioso collaboratore alla mia preparazione professionale”.
Con queste indicazione al programma di sala, si è presentato Nicola Ulivieri, cantante lirico di fama internazionale, al proprio pubblico della sua città natale domenica 24 marzo all’interno del programma generale della Pasqua Musicale Arcense giunta alla 52a edizione. La città dove è attivo nella promozione della musica suo padre Giorgio, già componente dell’Orchestra Haydn di Bolzano e Trento e fondatore della formazione orchestrale Camerata Musicale Città di Arco, operativa da più di 30 anni. Voce da basso Nicola Ulivieri ha voluto caratterizzare il suo concerto ripercorrendo a ritroso le sue più importanti interpretazioni da quelle recentissime tra Nabucco e Puritani, ruoli di belcanto, passando al repertorio che l’ha reso famoso, dal repertorio comico di Donizetti e Rossini a Mozart con il Don Giovanni nel duplice ruolo di Leporello e Don Giovanni e Nozze di Figaro. Un evento che è stato organizzato dal circolo culturale La Palma di Arco, rappresentata dal presidente Leonardo Bresciani e dal responsabile delle attività Sergio Ragnolini, e sostenuto dall’amministrazione comunale, presente l’assessore Guido Trebo. Tanto il pubblico che ha riempito il grande salone delle Feste del Casinò, che accolto festosamente l’esibizione del proprio concittadino, il tutto con l’accompagnamento esperto del giovane pianista Antonio Vicentini e in dialogo con Federica Fanizza, con l’intervista qui riportata. Il concerto in replica a Bolzano il 26 marzo al Conservatorio Statale C. Monteverdi, sempre con Antonio Vicentini al pianoforte e in dialogo con il prof. Giacomo Fornari, musicologo e docente a Bolzano.
Andata e ritorno.
Lasciare la propria comunità per seguire le proprie scelte di lavoro. Per Nicola Ulivieri si è trattato di seguire la via della musica. Proveniente da una famiglia di musicisti poteva essere scontato, ma la scelta che ha fatto in questo ambito è stata quella di indirizzarsi all’arte del Canto e di frequentare il Conservatorio di Bolzano, nella classe del maestro Vito Maria Brunetti. Che cosa ha significato incontrare questo insegnante, che ha formato diversi artisti tutti che hanno intrapreso carriere internazionali?
Sono stato fortunato, non tutti incontrano l’insegnante giusto al primo colpo, anzi, spesso alcuni insegnanti di canto sono la causa della rovina di alcune voci promettenti. Io stesso ho fatto le mie esperienze con altri insegnanti e da tutti sono riuscito a carpire qualcosa di interessante, poi però sono tornato dal Maestro Brunetti e tuttora vado a lezione da lui, proprio l’altro giorno commentavamo assieme il fatto che sono il capostipite della sua scuola di canto e dei suoi allievi che sono ora in carriera, il fratello maggiore diciamo. D’altra parte sono passati 39 anni dal nostro primo incontro.
Percorrere la carriera dell’artista di canto significa proprio percorrere vie che si fanno sempre più distanti dalla propria casa, intesa come affetti. E più è fortunata la carriera, più questa assenza dalla propria comunità di origine è sempre più prolungata. Come ti senti quando “si ritorna a casa” e si condivide con la comunità anche un momento musicale? Ce n’è stato uno qualche anno, 2016, fa dove ti sei cimentato proprio in arie di Ravel. Che significa cantare a casa?
Credo si debba ogni tanto fare “il punto della situazione” con chi ha creduto in te e ti ha sempre sostenuto come i miei parenti e moltissimi concittadini, poi i miei genitori non mi sentono cantare dal vivo da un po’ di tempo e mi fa piacere poterli avere in prima fila come un tempo. Per la verità mi è stato chiesto e ho risposto positivamente, alle volte basta chiedere.
Tanti teatri italiani esteri, la lista è lunga in quasi 30 anni di carriera, un pò come un catalogo alla Leporello. E allora quale teatro ti manca alla lista, dove non hai mai cantato, e quale il tuo preferito, dove ritorneresti sempre…
Intanto gli anni sono 30 senza quasi, non ho mai cantato allo Staatsoper di Vienna e in molti altri, ma ad essere sincero mi piace visitare anche i posti più “esotici”, mi piacerebbe cantare al Teatro Amazonas per esempio o a Cuba, è entusiasmante vedere il pubblico meno avvezzo rimanere incantato dalla magia dell’opera… Mi piace raccontare una favola a chi vuole essere rapito da essa, ed è questo il teatro, al di là delle logiche di mercato e degli habitué dell’Opera, spesso disincantati. Tornerei sempre al Teatro Real di Madrid, un teatro magnifico e organizzatissimo.
La voce, se si canta “giusto” non si rovina in breve tempo, ci sono colleghi (pochi) che ancora cantano egregiamente attorno ai 70 anni, certo può irrobustirsi, scurirsi il così detto “colore vocale” e anche migliorare con gli anni. Io credo di far parte di quei fortunati che hanno trovato la strada giusta per ampliare il proprio repertorio seguendo l’evoluzione naturale del proprio mezzo vocale. Poi naturalmente alcuni personaggi è giusto siano un po’ più vicini alla propria età anagrafica, è più “teatrale”.
Dal repertorio italiano a quello francese, reduce dalla recente prova nell‘Heure espagnole di Ravel all’Opera di Roma, passando in una serata da Puccini al maturo Novecento. Com’è l’impatto con questo genere di scrittura musicale?
Eh, L’heure espagnole è stato un bel lavoro di studio e preparazione prima ancora di arrivare alle prove in teatro, alle volte capita di provarsi in repertori non usuali che ti fanno riprendere lo studio “puro” dello spartito, solfeggiare, cercare di intonare dove sono pochi i riferimenti, è stato un lavoro interessante e naturalmente senza l’aiuto di ottimi Maestri preparatori come Antonio Vicentini che mi accompagnerà al concerto, sarebbe direi impossibile.
Nel futuro cosa “bolle in pentola”? Ogni tanto si parla della parte di Filippo II del Don Carlos di Verdi. Sogno o realtà prossima a venire?
Ci sono cose interessanti, una ripresa del ruolo di Zaccaria nel Nabucco ad Ancona. Peccato solo due recite nonostante il il lungo periodo di prove. Ma anche opere nuove per me come “il cappello di paglia di Firenze” di Nino Rota. Il famigerato Filippo ancora no… si vedrà.
Domanda curiosa un incontro con un musicista che ti fa dire: grazie di averti incontrato e di aver lavorato con te!
Ce ne sono stati tanti in passato, a cominciare da Claudio Abbado che ringrazierò sempre nel cuore della fiducia datami, ultimamente c’è il Maestro Donato Renzetti che è sempre una gioia e un onore ritrovare in teatro oppure Michele Mariotti che ho rivisto nella mia ultima produzione a Roma e che diventa sempre più bravo e interessante con gli anni. Si ringrazia per aver imparato qualcosa di nuovo e davvero, non si finisce mai di imparare.
Ultima domanda il merito al riconoscimento del Canto lirico italiano, patrimonio immateriale dell’Unesco: il programma di sala riporta la motivazione. una opinione?
Forse l’Italia si deve svegliare in questo settore e fare ancora tanto perchè questo patrimonio non si disperda. Sarebbe auspicabile che sia l’estero a venire a copiare quanto si produce in Italia nei vari teatri e non viceversa.
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