Interviste

Bolzano. Opera 2024-25. Lo sguardo protagonista: Bruno Taddia su Bolzano. Intervista

Un ruolo consolidato nel tempo quello di Gianni Schicchi interpretato dal baritono Bruno Taddia.
Una carriera che lo porta a lavorare tra teatri internazionali di Francia Belgio in particolare (nel 2023 ha partecipato alla realizzazione del dittico Bastarda a Bruxelles rielaborazione delle opere di argomento inglese di Donizetti ) e teatri della tradizione italiana. in questi giorni tra Bolzano, Jesi, Piacenza e Novara, in varie situazioni operistiche dal comico di Rossini del Turco in Italia e del pucciniano Gianni Schicchi, al dramma classico della Vestale prossima a Piacenza. Per poi passare nuovamente a Roma nel Candide di Bernstein. Uno sguardo esperto sul lavoro dei teatri Come ha trovato la situazione di Bolzano?
Ho trovato una città vivace e pienamente inserita nel contesto europeo. Ho visto una meravigliosa programmazione, sia lirica che sinfonica, ancorata ai classici e aggettata verso la contemporaneità nella consapevolezza di dover rendere “tradizione” il futuro. Una visione molto lungimirante che il Maestro Battistelli ha saputo dare alla proposta artistica dell’istituzione che guida; una visione artistica non scontata e all’avanguardia. Come dice Cherubino “Così si fa!”

Bruno Taddia Pierrot Lunaire Valentina Carrasco ph Andrea Macchia Haydn

Bolzano non ha tradizione di repertorio lirico pur essendo un teatro moderno di Tradizione entrato da una decina d’anni in questo novero grazie alla presenza dell’orchestra regionale fondata nel 1961 e riconosciuta allora come ente di Tradizione. Per alcune stagioni si è lavorato con l’opera contemporanea adesso l’orchestra regionale Haydn di Bolzano e Trento sta approntando il repertorio lirico di tradizione. Che risposta ha dato l’orchestra visto anche l’esperienza del direttore Michele Gamba?
Una risposta splendida! L’orchestra è straordinaria ed estremamente duttile. Questo dimostra che la contemporanea è una incredibile “palestra” per la coesione di una compagine, che sta suonando benissimo, sotto la guida del Maestro Gamba, musicista di grande raffinatezza.

Bruno Taddia Gianni Schicchi Valentina Carrasco ph Andrea Macchia HAYDN

L’ allestimento del Gianni Schicchi è di Valentina Carrasco. Ma qui a Bolzano é passata anche Emma Dante con il suo dittico di Poulenc (Voce Umana) e Mascagni ( Cavalleria) come il Don Giovanni di G. Vick, l’unico teatro dove è stato favorevolmente accolto. Di solito è difficile spiegare il doppio mondo di Bolzano molto aperto alla contemporaneità e alla musica ma poco attrezzato alla lirica di repertorio. Che informazioni ha avuto della composizione del pubblico di Bolzano e in quale situazione culturale si troverà ad operare?
Valentina, con la sua consueta genialità, ha dato vita ad uno spettacolo proteiforme e inusuale, ma estremamente coerente e fantasioso. Unire Pierrot Lunaire e Schicchi in una visione unitaria non era impresa scontata e lei è riuscita in questo obiettivo. Vi sarà tutta la tradizione necessaria (Firenze, gli abiti del 1299, il medico bolognese e il notaio), all’interno di una concezione molto innovativa. Una visione che perfettamente intercetta quell’orizzonte artistico di cui parlavamo poc’anzi. Sarà una avventura veramente “snappy”!
Come stanno insieme Pierrot Lunaire e Schicchi?Benissimo. Esattamente come benissimo si sono trovati a Firenze Puccini e Schoenberg, dopo una burrascosa esecuzione di Pierrot Lunaire in un incontro in cui il traduttore-intermediario fu un giovanissimo Luigi Dallapiccola, nella tourneé propiziata da Alfredo Casella e Gian Francesco Malipiero; Schoenberg mostrò tutta la sua ammirazione e Puccini espresse apprezzamento, ma successivamente confidò ad un amico che il suo orecchio non era ancora in grado di comprendere tutto. “Ma questo è pazzo” fu il commento conclusivo di Puccini. Aggiunse, però, che un giorno, forse, sarebbe stato lui a non essere più compreso e che Pierrot invece sarebbe stato famigliare alle orecchie dei contemporanei. Questo straordinario dubbio pucciniano oggi è sciolto in questo dittico che rende ancora più uniti questi due fondamentali autori.  E, in questo caso, senza la traduzione del giovane Dallapiccola!

 

Federica Fanizza

Laureata in Filosofia all'Università di Bologna e curatrice degli archivi comunali di Riva del Garda, ha seguito un corso di specializzazione in critica musicale a Rovereto con Angelo Foletto, Carla Moreni, Carlo Vitali fra i docenti. Ha collaborato con testate specializzate e alla stesura di programmi di sala per il Maggio Musicale Fiorentino (Macbeth, 2013), Festival della Valle d'Itria (Giovanna d'Arco, 2013), Teatro Regio di Parma (I masnadieri, 2013), Teatro alla Scala (Lucia di Lammermoor, 2014; Masnadieri 2019), Teatri Emilia Romagna (Corsaro, 2016) e con servizi sulle riviste Amadeus e Musica. Attualmente collabora con la rivista teatrale Sipario. Svolge attività di docenza ai master estivi del Conservatorio di Trento sez. Riva del Garda per progetti interdisciplinari tra musica e letteratura. Ospite del BOH Baretti opera house di Torino per presentazioni periodiche di opere in video.

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