Interviste

Intervista al tenore Luigi Morassi: un percorso sulla via del belcanto

Giovanissimo tenore, ha conseguito la laurea in canto lirico presso il conservatorio “G.B.Martini” di Bologna. Si è perfezionato all’Accademia del Maggio Musicale Fiorentino e tutt’ora continua i suoi studi con il maestro M. Fernando Cordeiro Opa. Vincitore nel 2021 del premio “Rodolfo Celletti” e della borsa di studio per l’Accademia d’Alto Perfezionamento di Belcanto di Martina Franca (assegnatali dal M. Alberto Triola), ha partecipato come solista alla rappresentazione del Pulcinella di Stravinskij in collaborazione con la Fondazione Paolo Grassi di Martina Franca e con l’orchestra del Teatro Petruzzelli di Bari, diretta dal maestro Daniel Smith. Finalista al “Concorso Lirico Tullio Serafin 2021” per l’opera mozartiana Mitridate re di Ponto con il ruolo di Marzio. Debutta nel 2022 nel ruolo di Eumete ne Il ritorno di Ulisse in patria di C. Monteverdi al Teatro Ponchielli di Cremona; la produzione che ha inaugurato il Monteverdi Festival, diretto da Ottavio Dantone. Sempre nel 2022 debutta al Teatro Regio di Parma nel doppio ruolo di Akela /Kaa nell’opera Il Libro della Giungla di G. Sollima, con repliche al Teatro Valli di Reggio Emilia, al Teatro Comunale di Modena ed al Teatro Coccia di Novara. Nel giugno 2023 debutta nel ruolo di Lucano/1 soldato/famiglia di Seneca ne L’incoronazione di Poppea di C. Monteverdi al Teatro Ponchielli di Cremona: la produzione, firmata da Pier Luigi Pizzi con la direzione musicale di Antonio Greco, ha inaugurato il Monteverdi Festival (in replica a nei teatri di Pisa, Ravenna, Como e Pavia).

Cremona, Incoronazione di Poppea, foto studiob12 di G.Guarneri

E’ trascorso poco più di un mese dal debutto a Cremona nell’Incoronazione di Poppea di Claudio Monteverdi (che verrà replicata a Pisa nel prossimo gennaio 2024) e pronto a frequentare i prestigiosi corsi dell’Accademia Rossiniana del ROF di Pesaro dopo gli studi presso l’Accademia del Maggio Musicale Fiorentino. Un inizio di carriera dopo tanto studio, tra successi e fatica. Iniziamo con la domanda più banale: cosa ti ha spinto a intraprendere lo studio del canto?
È una domanda a cui rispondo sempre con una certa difficoltà, perché la vocazione innata e viscerale verso il mondo del canto si è presentata gradualmente ma sempre più forte. Sicuramente hanno contribuito in modo significativo i miei studi musicali: fin da giovanissimo (più o meno 7 anni) ho abbracciato lo studio della chitarra classica, portato avanti per ben 12 anni passando per il jazz. Da questo primo contatto con la musica, ho capito che in un modo o nell’ altro la mia vita sarebbe stata legata a questo mondo. Premetto che la mia non è una famiglia di musicisti ma l’appoggio e l’incoraggiamento (specialmente nei momenti in cui poteva vincere una certa timidezza) non è mai mancato, soprattutto da parte di mia madre che, dopo avermi sentito cantare quasi per scherzo, insistette che io provassi a cantare in un coro, cosa che in quel momento, giovanissimo, rifiutai. È inutile dire che poco dopo non riuscii a fare più a meno del canto e, così, intrapresi i miei primi studi con il Maestro del coro (Lis vilis): in quegli anni, appena maggiorenne, ho capito cosa avrei voluto essere nella vita.

Il percorso verso il palcoscenico comporta studio ma anche consapevolezza dei propri mezzi vocali. Essere tenore è una responsabilità in quanto è un registro che presenta varie sfaccettature dal tenore di grazia, allo spinto e al drammatico, dal controtenore al baritenore. In quale di queste dimensioni ti senti più attratto?
La vocalità è qualcosa che si scopre piano piano e, soprattutto se giovani, è qualcosa in continuo mutamento, tanto che definire un ventenne di qualsiasi registro vocale “drammatico” potrebbe essere un azzardo; certamente, però, si può intuire la direzione vocale di ciascuno di noi giovani cantanti. Detto ciò, sicuramente la direzione che assume la mia vocalità, in questo momento, è quella baritenorile. Scherzosamente il mio maestro mi definisce baritenore-lirico-leggero-di agilità, appunto perché la mia voce è ancora in formazione, ma descrive perfettamente il repertorio di cui mi occupo in questo momento ovvero quello che va dal barocco per passare poi a Mozart fino ad un certo belcanto come, ad esempio, Rossini.

Tanto dipende dalle scelte che i teatri possono offrire, ma per quale ruolo vorresti essere chiamato?
Ovviamente, ci sono i sogni nel cassetto quasi tutti appartenenti ad un repertorio di maggiore maturità. In questo momento, mi piacerebbe affrontare i ruoli dei tenori mozartiani appartenenti al repertorio serio, altrimenti un certo Vivaldi di furore, per arrivare ad alcuni ruoli rossiniani come in Armida, Otello ecc..

Ma intanto come procede la preparazione e su quali ruoli sei impostato?
Continuo i miei studi con il M. Fernando Cordeiro Opa, con il quale sto lavorando a diverse frontiere di repertorio, comunque tutte legate in qualche modo fra loro: ad esempio, lo studio del ruolo di Orfeo e di tutti quei ruoli tenorili di cui il repertorio handeliano è ricco. Infine sto approfondendo il repertorio belcantistico, soprattutto alla luce del mio ultimo impegno all’Accademia rossiniana di Pesaro.

Il mondo dei concorsi è aspro e cinico, ne rifaresti?
Non sono amante dei concorsi, ma del resto penso pochi lo siano! Credo, però, che i concorsi siano molto utili, soprattutto ai giovani come me, per farsi conoscere. Ma purtroppo è evidente che spesso, anche nei concorsi lirici (a parte alcuni casi), la meritocrazia non la fa da padrona e conta più la conoscenza pregressa con qualcuno della giuria, piuttosto che il talento. Ma non ne voglio fare di tutta l’erba un fascio… certamente, sicuramente, ci sono realtà in cui il giudizio è obiettivo e soprattutto oggettivo. Per quanto riguarda me, spero di farne sicuramente il meno possibile e quei concorsi che ho fatto, seppur pochi, li rifarei. In un modo o nell’altro, essi sono stati formativi, mi hanno insegnato che esiste il confronto, e la competizione anche (forse, soprattutto) nel nostro ambiente. E così un giovane, forse in maniera appunto un po’ cinica, entra in contatto con questa verità, disilludendosi di quello che poteva sembrare ideologicamente il mondo artistico.

 

Federica Fanizza

Laureata in Filosofia all'Università di Bologna e curatrice degli archivi comunali di Riva del Garda, ha seguito un corso di specializzazione in critica musicale a Rovereto con Angelo Foletto, Carla Moreni, Carlo Vitali fra i docenti. Ha collaborato con testate specializzate e alla stesura di programmi di sala per il Maggio Musicale Fiorentino (Macbeth, 2013), Festival della Valle d'Itria (Giovanna d'Arco, 2013), Teatro Regio di Parma (I masnadieri, 2013), Teatro alla Scala (Lucia di Lammermoor, 2014; Masnadieri 2019), Teatri Emilia Romagna (Corsaro, 2016) e con servizi sulle riviste Amadeus e Musica. Attualmente collabora con la rivista teatrale Sipario. Svolge attività di docenza ai master estivi del Conservatorio di Trento sez. Riva del Garda per progetti interdisciplinari tra musica e letteratura. Ospite del BOH Baretti opera house di Torino per presentazioni periodiche di opere in video.

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