Quale appuntamento conclusivo della stagione corrente, la Società Filarmonica di Trento ha in programma un concerto del Collegium Musicale, che accanto a brani di compositori estoni eseguirà in “prima” assoluta “We offer your body and flesh”, “Ecate” e “Laulan Ma Sul’”, del trentino Nicola Segatta, che per l’occasione abbiamo intervistato. Il coro è diretto dal suo fondatore Endrik Üksvärav; nelle parti solistiche sono impegnate le voci di Helina Kuljus e Oliver Povel-Puusep, oltre a Segatta stesso in veste di solista al violoncello (6 dicembre Trento, Sala Filarmonica, ore 19.30). Oltre ai tre brani di Segatta, sono in programma Mu süda, ärka üles (Awake, my heart) di Cyrillus Kreek, Raua needmine (Curse Upon Iron) di Veljo Tormis, Miserere di Pärt Uusberg, Alleluia e Virgencita di Arvo Pärt, Canticum Canticorum Caritatis (in prima esecuzione italiana) di Erkki-Sven Tüür e Seitsme linnu seitse und (Seven dreams of seven birds) di Tõnu Kõrvits.
Endrik Üksvärav Collegium Musicale
Il coro da camera estone Collegium Musicale è stato fondato nell’ottobre del 2010; il suo repertorio si estende dal rinascimento alla musica contemporanea, con particolare attenzione per i compositori baltici: Arvo Pärt, Veljo Tormis, Erkki-Sven Tüür, Helena Tulve, Tõnu Kõrvits, Mirjam Tally, Pärt Uusberg. Il coro ha collaborato con diverse orchestre formazioni strumentali quali la Helsinki Baroque Orchestra, Tallinn Chamber Orchestra, Jerusalem Symphony Orchestra; si è esibito in Francia, Germania, Bassi, Polonia e Russia. Proclamato per ben tre volte come miglior coro dell’anno dall’Estonian Choral Association, nel 2018 ha vinto il Music Award Estonian Cultural Endowment per la sua straordinaria opera di promozione della musica corale. Endrik Üksvärav, fondatore e direttore del coro, è laureato in Direzione di Coro all’Estonian Academy of Music and Theatre; ha studiato anche Tromba e Corno. È il direttore artistico del Pühalepa Music Festival che si svolge sull’isola di Hiiumaa in Estonia. Decorato per meriti speciali dal re dei Paesi Bassi con la Medaglia dell’Ordine di Orange-Nassau, ha debuttato nel 2019 come direttore dell’Estonian Song Festival, dirigendo un coro di 20.000 cantanti davanti a un pubblico di 60.000 spettatori.
Nicola Segatta è un musicista impegnato in molteplici ambiti: è violoncellista, liutaio, compositore, direttore, arrangiatore e in ognuno di questi campi si è affermato. Il suo collega e amico Giovanni Sollima ha speso parole lusinghiere nei suoi confronti.
Nicola Segatta, ci vuole illustrare questi brani inediti?
Sono brani tratti dalla colonna sonora del film “Forests / Un’evocazione” del collettivo Mali Weil, presentato nella programmazione di Centrale Fies; dopo il concerto a Trento ve ne sarà un altro all’interno della centrale. La mia prima collaborazione con il collettivo risale a nove anni fa, non come compositore ma come modello. Mi hanno fatto indossare un elegante abito grigio e un palco di corna di cervo, dovevo correre attraverso un prato. Il concetto di foresta è legato all’etimo della parola, fores stare, ovvero essere fuori dalla società e i testi sono coerenti a questo concetto. “We offer your body and flesh” è un testo giuridico del 700 d. C., del re franco Chilperico II, molto cruento, che bandisce le persone indesiderate: “… offriamo il tuo corpo e la tua carne alle bestie della foresta, agli uccelli, ai pesci. Che dovunque tu ti troverai ognuno abbia il diritto di nuocerti …”. Questo concetto si lega al fatto che i banditi diventavano come lupi, l’uomo diventa lupo nella foresta, dove la legge non c’è. “Ecate” è la divinità del sogno, messaggera tra l’al di là e l’al di qua, una delle divinità del film: rappresenta il rapporto tra l’uomo e il selvatico. Quanto a “Laulan ma sul’”, titolo in lingua estone che significa “Io canto per te”, è relativo alla dimensione del sogno nelle culture sciamaniche. Il testo, dei Mali Weil, è stato tradotto in estone da Nele Suisalu.
Questo per quanto riguarda i testi. E la musica?
La musica del primo brano è molto vicina all’estetica barocca, è tonale nella parte del violoncello, in re minore; la parte del coro è anticheggiante ma con delle dissonanze all’interno, a rappresentare le asperità del mondo antico. “Ecate” è invece in una dimensione pucciniana, avrei voluto ottenere un effetto straniante affidando una melodia di gusto italiano a un coro estone, ma loro sono talmente bravi che rendono adeguatamente anche lo stile pucciniano. Pertanto, mi hanno spiazzato. “Laulan ma Sul’” è una ninnananna, si ispira al canto popolare dei Paesi Baltici.
Come si trova con il Collegium Musicale?
Lavorare con i coristi del Collegium Musicale è una meraviglia, la loro vocalità è di una trasparenza cristallina, come una glassharmonica di voci umane. Il ruolo centrale è sempre affidato al soprano solista, che è sempre molto giovane, dato che la caratteristica richiesta è una voce di assoluta purezza. Nel programma suono come solista al violoncello anche nel brano di Tõnu Kõrvits, il cui titolo tradotto è “Sette sogni di sette uccelli”, ispirato alle foreste dell’Estonia. I boschi estoni sono pianeggianti e non lontani dal mare, ma, a parte queste caratteristiche, sono identici ai boschi intorno a S. Colomba, dove io compongo: vi si trovano le stesse specie botaniche, come l’abete rosso e i funghi porcini. È la sublimazione della natura che torna nella natura.
Ci parli dei suoi progetti per il futuro, come compositore.
Ho molte idee, ma ancora lontane da una dimensione concreta. Ma voglio riprendere anche alcune idee del passato, rimaste tali; voglio farle uscire l’anno prossimo, rielaborandole. Conto sulla collaborazione di alcuni artisti, come il coro corso “A Filetta”, come Geoff Westley, arrangiatore per Lucio Battisti, per De Andrè, per i Bee Gees. Ho in preparazione anche musiche per il circo, con WuMing2 e Giacomo Costantini, oltre a un progetto musicale con lo scalatore Manolo. Con Giovanni Sollima e Roby Lakatos sto lavorando a un disco tutto di improvvisazioni. Possiamo dire che il 90% della mia musica nasce dall’improvvisazione.
Lei è anche liutaio: i suoi strumenti hanno successo?
Nel concerto per la Filarmonica suonerò un mio strumento, fatto con il legno delle Dolomiti. È un azzardo, in quanto è di recente costruzione e solitamente non si suonano in pubblico gli strumenti troppo nuovi. Ma ho avuto modo di provarlo con grandi violoncellisti che hanno suonato per la Filarmonica: funziona. Posso dire di produrre musica “dal legno alla partitura”; anche il coro lo vedo come una foresta di voci. Per Giovanni Sollima ho costruito un violoncello a cinque corde, uno strumento dei fratelli Amati, del 1600, che ha avuto meno fortuna di quello a quattro corde nel corso della storia. Sollima lo utilizza per eseguire la 6^ Suite di Bach: è un approccio filologico, in quanto il brano è stato scritto proprio per questo strumento. L’ha utilizzato anche in duo con Mario Brunello e con l’orchestra “Il pomo d’oro”. Ha anche inciso la “Suite necromantica”, una mia composizione, accostandola alle Suite di Bach e ad altre per violoncello solo in un disco per Brilliant Classics, di prossima uscita. Per la montatura barocca ho collaborato con il liutaio armeno Hrachya Galstian.
Continua anche l’esperienza con la Piccola Orchestra Lumière?
Certamente, è un’esperienza fantastica; siamo quattro amici, complementari come le quattro ruote di un’automobile o le gambe di un tavolo e sono dieci anni che ci divertiamo insieme. Ognuno ha un talento e una funzione: Andrea Aste è direttore ma è anche il segretario, Francesco Lovecchio, oboista e arrangiatore, è il nostro dirigente amministrativo; John Diamanti Fox, clarinettista, saxofonista, si occupa della creazione di progetti innovativi. Per esempio: l’Orchestra di ghiaccio, i pianoforti colorati per le strade di Trento, le sedie sdraio alle Albere, la rassegna Musica da urlo. Io mi occupo della parte diplomatica e della riduzione di opere liriche; il rapporto è di amicizia anche con gli strumentisti, che sono una sessantina: quando facciamo una festa, siamo almeno in quaranta. Col passare del tempo, il bagaglio artistico e umano continua a crescere.
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