Una scommessa vinta. La rassegna da camera di Fondazione Arena di Verona torna con un titolo al plurale: Musei in Musica. Dopo il successo della prima stagione, che ha registrato il sold-out di tutti i concerti, l’iniziativa cresce grazie alla collaborazione con Palazzo Maffei, Musei Civici del Comune di Verona e Accademia Filarmonica.
La formula manterrà il connubio tra arte e musica. Per undici domeniche, dal 12 gennaio al 7 dicembre, la mattina alle ore 11, i professori d’orchestra di Fondazione Arena, in diversi ensemble da quattro a tredici esecutori, si cimenteranno in un ampio repertorio che spazierà da Bach alla contemporaneità, tra grandi classici e prime esecuzioni. La rinnovata collaborazione con Palazzo Maffei, già cultural partner di Fondazione Arena per il 2024, porterà ben sei appuntamenti nel Teatrino della Casa Museo, tre concerti si svolgeranno nella Sala Maffeiana dell’Accademia Filarmonica e due al Museo degli Affreschi G.B. Cavalcaselle, alla tomba di Giulietta, del Comune di Verona.
PROGRAMMA. La stagione 2025 di Musei in Musica inaugura il 12 gennaio con un omaggio a Mozart. In programma il suo QQQuartetto n. 19 “delle dissonanze”, dedicato a Haydn e al trionfo della luce sul caos, abbinato al capolavoro maturo di Dvořák nello stesso genere, di un secolo successivo, il quartetto “americano”. Oltre a questo primo appuntamento, Palazzo Maffei Casa Museo ospita anche altri cinque concerti: il 2 febbraio i professori d’Orchestra di Fondazione Arena eseguiranno quattro dei sei quartetti per fiati di Rossini, perle strumentali di rara esecuzione che il Pesarese scrisse negli anni di studio bolognesi tra il 1806 e il 1810, tanto come sonate a quattro per archi quanto in parti per flauto, clarinetto, corno e fagotto, versione in cui saranno proposti. Il 2 marzo tocca al Beethoven meno noto, quello più salottiero e leggero di fine ‘700, all’ombra di Mozart e Haydn, anche se già personale nella ricerca timbrica offerta dalla Serenata op. 25 e soprattutto dalle combinazioni di fiati e archi nel Settimino op. 20. Il 30 marzo un’interessante cronologia di quartetti e quintetti per oboe o clarinetto e archi, parallela allo sviluppo degli stessi strumenti in Europa, a partire da Johann Christian Bach, oggi meno famoso del padre Johann Sebastian, ma celebre e di grande influenza nel tardo ‘700, anche per Mozart, che come lui scrisse un singolare Quartetto per oboe e archi; su quest’onda galante si inserì il successivo Carl Maria von Weber, con un Quintetto per archi e clarinetto, strumento a cui dedicò particolare attenzione. Al gran padre J. S. Bach è dedicato l’appuntamento del 13 aprile con l’esecuzione integrale dell’articolata Offerta musicale, dedicata al re illuminato e musicista Federico II di Prussia: una sonata per flauto, strumento del sovrano, violino e basso continuo, e una raccolta di altri undici brani dall’organico non specificato, che saranno eseguiti qui da sette professori d’orchestra. L’11 maggio è dedicato ad opere per archi di compositori spesso trascurati nel repertorio da concerto, eppure personali e precursori di nuove vie musicali dell‘Ottocento: l’Ottetto di Mendelssohn, capolavoro per doppio quartetto d’archi, dal respiro sinfonico, scritto a soli sedici anni, sarà seguito dal secondo Quartetto di Borodin, brillante chimico russo e compositore, membro del possente gruppetto dei Cinque, dall’indimenticabile vena melodica.
La Sala Maffeiana dell’Accademia Filarmonica di Verona, gioiello intatto che ospitò il giovanissimo Amadeus nel suo primo viaggio in Italia, è sede di tre diversi concerti. Il 26 gennaio, dodici fiati e un contrabbasso danno vita alla celebre Gran Partita, la più ampia e ambiziosa delle serenate del genio di Salisburgo; a coronare il programma l’Armonia per un tempio della notte, breve serenata per fiati del veronese Antonio Salieri, compositore di corte a Vienna, di cui ricorrono i 200 anni dalla scomparsa.
Doppio appuntamento in autunno: il 12 ottobre quattro percussionisti dell’Orchestra di Fondazione Arena si cimentano in una ricca antologia di brani e trascrizioni appositamente pensati per ensemble di percussioni, con uno sguardo anche al repertorio contemporaneo. Il 7 dicembre, a chiusura della rassegna, tocca a Stravinsky: il suo Ottetto per strumenti a fiato, altra gemma di rara esecuzione, è affiancato alle musiche di scena scritte per la pièce di Ramuz, L’Histoire du soldat, che al mito faustiano unisce la condanna della guerra (all’epoca il primo conflitto mondiale), quantomai attuale.
Nuova sede dell’edizione 2025 è il Museo degli Affreschi “G. B. Cavalcasselle” alla tomba di Giulietta, che ospita due concerti. Il 18 maggio appuntamento monografico dedicato al Quintetto per archi in Do maggiore di Franz Schubert, unicum nel suo genere per il prolifico e prematuramente scomparso compositore viennese, capolavoro estremo delle ultime settimane e indicazione di futuri sviluppi nel genere. E, infine, il 30 novembre uno dei programmi più originali della stagione che accosta uno degli italiani più europei del ‘700 a due autori inglesi del primo ‘900 pressoché sconosciuti in Italia: il Quartetto in sol minore di Luigi Boccherini viene affiancato dal Quartetto per oboe e archi dello specialista del genere Gordon Jacob e al Quintetto per oboe e archi di Arnold Bax, irlandese d’adozione.