Si è conclusa ieri sera la seconda delle due serate dedicate alle finali cameristiche nel 63° Concorso Pianistico Internazionale Ferruccio Busoni di Bolzano. Il Concorso, che dal 1949 riunisce a Bolzano i migliori pianisti di tutto il mondo, si svolge ora con cadenza biennale. A seguito della preselezione, svoltasi completamente online per via della pandemia, sono stati selezionati i 32 pianisti che hanno partecipato alle prove finali aperte al pubblico e trasmesse in diretta online dall’Auditorim di Bolzano. Dopo aver superato la semifinale e la finale solistica, alla finale di musica da camera sono stati ammessi 7 candidati, uno in più di quanto programmato: Illia Ovcharenko, Jae Hong Park, Lukas Sternath , Serena Valluzzi (recupero), nella serata del 31 agosto, Francesco Granata, Do-Hyun Kim, Vladimir Petrov il 1 settembre.
La giuria internazionale del Concorso Busoni 2021, presieduta dal pianista canadese Louis Lortie e diversa da quella delle preselezioni, raccoglie nomi noti del pianismo della nuova generazione: Nareh Arghamanyan, Alessio Bax, Federico Colli, Till Janczukowicz, Francesco Filideo, Hèlène Mercier, Eliane Rodrigues, Alexander Romanovsky e Mikhail Rudy.
Per la finale di musica da camera i candidati potevano scegliere di eseguire un quintetto per pianoforte ed archi tra quelli di R. Schumann, J. Brahms, C. Franck, A. Dvoràk o D. Sostakovic.
Ad accompagnarli nell’esecuzione è stato il Quartetto Schumann, ensamble composto dai tre fratelli Mark, Erik e Ken Schumann ai quali si è aggiunta la violista Liisa Randalu. Il gruppo, che da quasi un decennio suona insieme, si è affermato fin dagli esordi vincendo nel 2013 il Primo premio al Concours International de Quatuor a Cordes de Bordeaux e collezionando numerosi riconoscimenti discografici. Nelle prossime tournée il Quartetto Schumann si esibirà nelle più importanti capitali europee e negli Usa. Nessuno dei candidati selezionati aveva in programma i quintetti di Shostakovich e Franck, quindi nelle due serate del 31 agosto e del 1 settembre 2021 il programma ha previsto l’esecuzione di ben tre Quintetti Op.34 di J. Brahms, due Quintetti Op.44 di R. Schumann e due Quintetti Op.81 di A. Dvorak. In questa finale i pianisti, dopo aver dato prova della qualità del loro pianismo solistico, devono dimostrare capacità cameristiche, riuscendo a comunicare e unire con chiarezza al quartetto d’archi la propria interpretazione. Il Quintetto Op.34 di Johannes Brahms (1833-1897), ultimato dal compositore dopo molti ripensamenti nell’estate del 1865, è l’unica composizione di J. Brahms per questo organico. Ricco di suggestioni, il pianoforte ha un ruolo protagonista e di guida per l’intera durata. Jae Hong Park, coreano, il primo dei candidati a cimentarsi nella sua esecuzione, ne ha dato una lettura coerente con il suo pianismo stabile e vigoroso, già dimostrato nella Sonata n.29, Op.106 di L.v. Beethoven durante finale solistica. Nonostante i tempi spigliati, quasi al limite dell’eseguibile, soprattutto nello Scherzo. Allegro e Trio, e un uso parco del pedale, la sua tecnica impeccabile gli permette di portare a termine la prova con fermezza.L’’austriaco Lukas Sternath segue Park con un’interpretazione molto più dimessa e meno incisiva, con una musicalità interessante. Dopo il primo movimento Allegro non troppo in sordina, nell’Andante, un poco Adagio risalta la sua capacità lirica e di controllo sonoro. Meno coinvolgente invece l’esecuzione di questo lavoro da parte dell’italiano Francesco Granata che, probabilmente per una scarsa esperienza cameristica, ha dato una lettura superficiale e poco avvincente. Il Quintetto Op.44 di Robert Schumann (1810-1856) è un’opera ricca di densità di scrittura e rimandi sinfonici. L’unità concettuale che pervade tutto il quintetto viene risaltata da entrambi i pianisti che lo hanno eseguito: il coreano Do-Hyun Kim e l’ucraino Illia Ovarenko.
La personalità spiccata di Ovarenko si presta in particolar modo per la resa dei caratteri di questo lavoro. La sua interpretazione risulta infatti molto passionale, a tratti affascinante. Il pianismo esplosivo risulta coinvolgente, dialogando bene con il Quartetto Schumann. Più accademica e meno vigorosa la visione del coreano, ma ugualmente interessante. Con un suono non molto pieno ma decisamente accurato, il coreano da prova di grande maturità musicale, evidenziando i momenti di estasi del secondo movimento In Modo d’una Marcia. Un poco largamente e con appoggi chiari ma non invasivi conclude con un Allegro, ma non troppo degno di nota. Di diversa struttura il Quintetto Op.81 di Antonin Dvoràk (1841 – 1904). I caratteri popolari e folcloristici la fanno da padrone in una scrittura più frammentata e ricca di contrasti improvvisi. Decisamente differenti le due interpretazioni ascoltate durante le due serate. L’italiana Serena Valluzzi ne da una lettura molto femminile e fluida, il suo suono cameristico si amalgama con gli archi ma ne viene in alcuni momenti sovrastato. La malinconia dei numerosi temi viene esposta dalla Valluzzi con estro e personalità, peccando però di chiarezza nei culmini. Il russo Vladimir Petrov interpreta invece il quintetto con un’impronta solistica e virtuosistica. Il suo suono spicca spesso con prepotenza sopra agli archi e risulta lontano da una visione cameristica. Notevole la prontezza e la scattosità tecnica, risaltate soprattutto nell’ultimo movimento Allegro. Il Quartetto Schumann ha dato prova di un’ottima preparazione e resistenza, adattandosi ad ogni candidato e seguendo le tendenze musicali di ognuno. L’uniformità del colpo d’arco e la precisione d’intonazione hanno contribuito a rendere queste due serate di alta qualità.
Dopo un’ora di attesa dalla fine delle esecuzioni, la giuria decreta i tre candidati della finalissima che si svolgerà il 3 settembre 2021: Jae Hong Park, Lukas Sternath e Do-Hyun Kim.
Il Quartetto Schumann ha invece deciso di conferire il premio speciale di musica da camera a Jae Hong Park , che li accompagnerà in una tournée nel febbraio 2023.
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