Roma, Teatro dell’Opera, 19 aprile 2022, ore 20.00
Prima rappresentazione
I Puritani
Musica di Vincenzo Bellini
Opera seria in tre atti
Libretto di Carlo Pepoli
Dal dramma storico Têtes rondes et Cavaliers di Jacques-François Ancelot e Joseph Xavier Boniface
DIRETTORE Roberto Abbado
REGIA Andrea De Rosa
MAESTRO DEL CORO Roberto Gabbiani
SCENE Nicolas Bovey
COSTUMI Mariano Tufano
LUCI Pasquale Mari
PERSONAGGI E INTERPRETI
Elvira Valton Jessica Pratt
Lord Arturo Talbo John Osborn / Francesco Demuro 26, 28, 30
Sir Riccardo Forth Franco Vassallo
Sir Giorgio Valton Nicola Ulivieri
Lord Gualtiero Valton Roberto Lorenzi
Sir Bruno Roberton Rodrigo Ortiz*
Enrichetta di Francia Irene Savignano*
*dal progetto “Fabbrica”
Young Artist Program del Teatro dell’Opera di Roma
ORCHESTRA E CORO DEL TEATRO DELL’OPERA DI ROMA
Nuovo allestimento Teatro dell’Opera di Roma
Dopo 32 anni dall’ultima rappresentazione avvenuta il 23 gennaio 1990, con protagonisti nei ruoli principali il soprano Mariella Devia come Elvira e il tenore Chris Merritt in Arturo, ritornano, in questo 2022 sul palcoscenico del Teatro Costanzi dell’Opera Roma, I Puritani di Vincenzo Bellini, ultima sua opera scritta nel 1835, nel nuovo allestimento del regista Andrea De Rosa e sotto la direzione musicale di Roberto Abbado. Prevista nella la stagione ordinaria 2020-21, sempre con la direzione musicale di Roberto Abbado, messa in crisi dalla pandemia che decretava la chiusura dei teatri al pubblico, l’Opera di Roma decise di programmare l’opera in forma di concerto, trasmettendola via streaming. Il cast, con protagonisti Jessica Pratt, Elvira, e Lawrence Brownlee, Arturo, poteva annoverare la massima espressione del belcanto italiano con il basso Nicola Ulivieri di Arco (Trento), artista che mantiene solide radici con la sua terra (Lord Giorgio Valton), assieme a Sir Riccardo Forth Franco Vassallo, Lord Gualtiero Valton Roberto Lorenzi; si aggiungevano il Sir Bruno Roberton di Rodrigo Ortiz e l’Enrichetta di Francia di Irene Savignano, dal progetto “Fabbrica” Young Artist Program del Teatro dell’Opera di Roma. Così il 23 gennaio 2021 la versione in forma di concerto venne trasmessa in streaming sul canale youtube, dell’Opera di Roma. Il successo fu immediado tanto da raccogliere in brevissimi giorni quasi 22 mila visualizzazioni, numeri evidentemente ben superiori rispetto a quelli che una sala anche capiente come quella del Costanzi come di qualsiasi altra sala d’opera possano raggiungere in un normale ciclo di recite. Attualmente è visibile sul canale ItsArt del Ministero della Cultura
https://www.itsart.tv/it/content/i-puritani-2020/ffb1a125-2a3e-4c92-b61b-469b941ddc6c
Finalmente nella stagione 2021-2022 l’Opera di Roma ha riproposto l’opera belliniana in forma scenica, completando così un ciclo di opere del belcanto romantico italiano con protagonista Jessica Pratt, dalla Lucia di Lammermoor (2015), Linda di Chamounix (2016), Sonnambula (2018) e a concludere I Puritani (2022).
Cast quasi immutato rispetto alla proposta streaming, con la sola sola eccezione della sostituzione della parte di Arturo del cantante afroamericano Brownlee,con il tenore americano John Osborn, belcantista, voce romantica, che primeggia nei ruoli del primo ottocento come nel grand-operà francese, in alternanza con Francsco De Muro, altro voce tenorile di grazia e di eleganza.

Si tratta di un titolo di non facile allestimento, in quanto occorrono voci di estrema qualità che padroneggiano, in tutti i ruoli, tessiture al limite del loro registro e che richiedono nel contempo morbidezza dell’emissione, con elementi ampio respiro, il ché comporta anche un gran lavoro di interpretazione. Qui a Roma il filo della narrazione musicale viene tenuta saldamente nelle mani di Roberto Abbado. “Se c’è un’opera in cui la musica si fa teatro questa è I puritani”: così lo stesso Abbado sintetizza il capolavoro di Vincenzo Bellini che riesce, proprio grazia ad un cast di comprovata esperienza per questa opera, a riproporla in versione integrale, con alcuni tagli che aveva introdotto Bellini stesso, tutto completo con i dacapo, variazioni concordate con i cantanti secondo la prassi del tempo. Semplice e complicata allo stesso momento da mettere in scena, per la quasi totale assenza di azione, dove tutto risiede nelle relazioni tra i personaggi, che con le loro azioni, conducono Elvira, paradigma delle eroine liriche perse nella follia, ad una situazione di delirio o di piuttosto di malinconia che l’astrae dal contatto dal reale, salvo rientrate tutto in un lieto fine, finale che spesso non viene riconosciuto dalla attualità drammaturgica che produce esiti incongruenti con l’apparato musicale belliniano.

Diamo atto che la regia di Andrea De Rosa fa propria il lieto fine dell’opera come coerenza alle vicende umane della protagonista femminile, una follia che la rende cieca al mondo intorno, evidenziato nel bendaggio degli occhi di Elvira; il suo riacquistare la capacità visione pone termime al suo dramma interiore di paura per l’abbandono, creduto volontario, del suo promesso sposo proprio il giorno delle nozze. Le azioni sceniche sono evidenziate con semplici gesti, anche di tradizione. Come essenziale è l’impianti scenico di Nicolas Bovey che ricrea in stile moderno fisso una probabile fortezza con gradinate arcate, come da libretto. Il velario agli inizi degli atti crea una divisione tra la narrativa del coro e l’azione dei cantanti. Occorre prendere atto che se la sinfonia d’inizio viene eseguita a sipario chiuso, ci sono buone probabilità che si assista ad un allestimeto coerente con il drammaturgia originaria e che offrira semplicità e comprensione. Lo stesso regista non gli piace la definizione di “regista di tradizione”. Si definisce interprete del testo e la scena della pazzia di Elvira viene resa nella essenzialità della solitudine,amplificata da due piattaforme luminose che si sormonta e che creano perfettamente il senso di straniamento della scena con costumi di Mariano Tufano di epoca non identificabile, che in parte ci restituiscono l’austerità del Seicento puritano inglese, a cui fa contrasto la ricchezza d’abito della Pratt. In questa coerenza di intenti, il canto ne risulta esaltato. Protagonista in assoluto il soprano australiano capace di esaltare la scrittura belliniana. Ad una prudenza iniziale, ben consapevole di quanto le aspetta nel corso dell’opera, si presenta con tutte le sue qualità che il ruolo le richiede, virtuosismo vocale, capacità esprema del fraseggio, fin dall’impegnativa polacca Son vergine vezzosa, riuscendo a farsi interprete nella celebre scena della pazzia di Elvira Qui la voce sua soave … Vien, diletto, è in ciel la luna resa con grande varietà di accenti, ma rimanendo ben incanalata nei binari della filologia belliniana belcantista

Certo che le intenzioni musicali nel corso d’opera sono stati in parte vanificati da tempi incalzanti che ha tenuto la direzione e che non ha bel equilibrato le emissioni dei suoni dei fiati che incorrevano nella copertura delle voci, causata anche dai distanziamenti dell’orchestra e dalla sua innalzamento rispetto alla buca originaria, situazione che ha compromesso la resa di John Osborn. Il tenore americano ha mostrato in alcuni momenti, di essere chiaramente in difficoltà con l’orchestra che gli sfuggiva, mantenendosi prudente nella gestione dell’aria A te , o cara senza una grande gestione delle parti acute, con il risultato di compromettere anche il fraseggio, mentre risultava più fluido in corso d’opera.

Ottima prova del basso Nicola Ulivieri che delinea in Giorgio Valton nobile e affettuoso,in linea con l’esperienza del belcanto, degno partner della Pratt nel duetto del primo atto, nel quale si fa convinto sostenitore delle ragioni del cuore della nipote Elvira espresse nella sua aria Sorgea la notte fonda, come audace e sanguigno del duetto di battaglia con Riccardo Suona la tromba e intrepido, con accanto il Riccardo Forth del baritono Franco Vassallo, teatralmente e vocalmente impetuoso. Ben riuscite le parti di contorno del Gualtiero Valton, padre di Elvira, di Roberto Lorenzi e l’Enrichetta di Francia dell’interessante oltre che molto promettente Irene Savignano, Sir Bruno Roberton Rodrigo Ortiz voci allieve del Progetto “Fabbrica” dell’Opera di Roma. Buona la prova dell’Orchestra anche se eccessivamente dominante e ottima riuscita soprattutto del Coro del Teatro dell’Opera preparato da Roberto Gabbiani.
Applausi e festa da parte del pubblico romano che in questa prima rappresentazione era formato in gran parte dalla mondanità della Capitale, mentre gli appassionati facevano paragoni con l’ascolto dello streaming della realizzazione in forma di concerto, emotivamente e musicalmente intrigante a sottolineare che in Bellini la musica si fa teatro.