Bergamo, Teatro Donizetti, 26 aprile 2024, ore 20.30
61° Festival pianistico internazionale di Bergamo e Brescia
Concerto inaugurale
Stuttgarter Philharmoniker, Rémy Ballot direttore
Eva Gevorgyan pianista
Mozart: Concerto per pianoforte e orchestra K488
Allegro – Adagio – Allegro assai
Composizione: Vienna, 2 marzo 1786
Prima esecuzione: Vienna, Großer Redoutensaal del Burgtheater, 3 aprile 1786
Bruckner: Sinfonia n.4 ‘Romantica’
Bewegt, nicht zu schnell (Mosso, non troppo veloce)
Andante, quasi allegretto
Scherzo. Bewegt (Mosso) – Trio: Nicht zu schnell
Finale: Bewegt, doch nicht zu schnell (Mosso, ma non troppo veloce)
Prima esecuzione: Vienna, Großer Musikvereinsaal, 20 febbraio 1881
Edizione: Albert J. Gutmann, Vienna, 1889
Con il concerto inaugurale del 26 aprile a Bergamo presso il Teatro Donizetti ha preso il via il Festival pianistico internazionale di Brescia e Bergamo giunto alla 61a edizione. Vienna Skyline. Omaggio ad Anton Bruckner è il titolo guida della rassegna, omaggio alla capitale europea dove alcuni dei più grandi compositori Mozart, Beethoven, Schubert, Brahms, Bruckner, diedero alla luce i propri capolavori. E proprio su questo dialogo a distanza che il concerto inaugurale ha inteso presentare un programma che inseriva Wolfkang Amadeus Mozart, con il Concerto per pianoforte k488 e la Sinfonia n. 4 di Anton Bruckner: un secolo separa le due composizione che furono presentate a Vienna rispettivamente nel 1786 e nel 1881. Sul palcoscenico bergamasco si presentava la Stuttgarter Philharmoniker con Rémy Ballot direttore mentre solista al pianoforte per il concerto di Mozart la promettente giovane pianista russa Eva Gevorgyan.
Rémy Ballot si sta affermando come uno dei migliori direttori d’orchestra specializzato nelle sinfonie di Bruckner, collabora dal 2011 con il Bruckner Festival di St. Florian, a cui seguirono le registrazioni del complesso delle 10 sinfonie. Nell’aprile del 2024, ha debuttato proprio con gli Stuttgarter Philharmoniker nella Quinta Sinfonia di Bruckner e a partire dal 2024, è stato nominato Direttore d’orchestra in residenza al Richard Strauss Festival di Garmisch Partenkirchen: una carriera dedicata quindi al crepuscolarismo del tardo romanticismo sinfonico della cultura musicale viennese a scavalco tra ‘800 e inizio ‘900.
In piena ascesa nel panorama concertistico internazionale si è presentata Eva Gevorgyan (classe 2004) vincitrice, fin da giovanissima, di concorsi pianistici internazionali tra i quali spiccano il primo premio al Cleveland International Piano Competition for Young Artists nel 2018 e il secondo premio e premio della stampa al Van Cliburn Young Artist Competition nel 2019; è stata la più giovane tra i finalisti del Concorso Chopin a Varsavia nel 2021. Perfeziona il suo studio tra la Scuola Centrale di Musica del Conservatorio Čajkovskij di Mosca e presso la Scuola Superiore di Musica Reina Sofía di Madrid, in una sintesi quindi di stili interpretativi. Si era già presentata al pubblico di Brescia il 26 marzo nella 52^ Stagione Concertistica del G.I.A cittadina.
Al periodo viennese (1781-1791), in cui si collocano quasi tutti i concerti per pianoforte mozartiani, appartiene il Concerto per pianoforte e orchestra n. 23 in la maggiore K. 488, eseguito la prima volta nel corso dell’accademia a Vienna del 2 marzo 1786. In larga parte, vennero scritti dal salisburghese per se stesso, con lo stesso Mozart in veste di pianista, nel corso di “accademie” per sottoscrizione che gli garantivano un’entrata sicura durante i difficili anni della libera professione. In tal modo inoltre veniva meno la preoccupazione di conformare il proprio discorso musicale alle doti e alle caratteristiche di un altro pianista: qui la scrittura pianistica e la struttura formale del concerto riflettono fedelmente il pensiero musicale del suo autore, senza alcun vincolo. La dimensione intima e raccolta di questa pagina, caratterizzata da un suo colore timbrico, soffuso e delicato, è anche dovuto all’uso dei clarinetti per creare un colore di fondo più dolce e pastoso, che contribuisce a conferire al Concerto una trasparenza luminosa e velata specie nell’Adagio, sempre conservando l’aspetto brillante e virtuosistico dell’Allegro assai, conclusivo, basato su un continuo rincorrersi e sovrapporsi di frasi tra pianoforte e strumenti. Per comprende l’esecuzione della Eva Gevorgyan bisognava tener presente la linea interpretativa direttoriale di Rémy Ballot che ha lavorato in una prospettiva di leggerezza della complessità della composizione pianistica, ricostruendo quel clima “accademico” in cui la composizione era stata pensata ed eseguita, inserendola quindi in una cultura di un Classicismo musicale senza cercare letture fuori dal tempo e dallo spazio mozartiano. Su questa linea interpretativa si è dovuta adattare la pianista Eva Gevorgyan che è sembrata compressa da questa presenza orchestrale fatta di lievità e leggerezza. La sua tendenza sarebbe stata quella di accentuare il pathos interpretativo che traspariva in alcuni passaggi del primo movimento e nell’ Adagio, subito smorzati dall’orchestra. La giovane concertista si riprendeva il suo spazio da interprete nei momenti in cui emergeva il virtuosismo pianistico nelle parti in cui la composizione le lasciava spazio, esaltando l’Allegro assai, finale. Le note famosissime della cavatina “Largo al factotum” del Barbiere di Siviglia di Gioachino Rossini nell’arrangiamento per pianoforte di Grigory Ginzburg, si sono trasformate in una fantasmagoria di virtuosismo estremo. Se gli applausi finali alla sua esibizione principale sono stati di cortesia calorosa, dopo il bis si sono trasformati in ovazione.
La seconda parte del concerto era affidata alla Sinfonia n. 4 di Bruckner, dove sia l’orchestra che il direttore hanno mostrato tutte le loro competenze per dare un senso alla dicitura “Romantica”. Per Bruckner la composizione doveva riferirsi ad un mondo medievale fatto di castelli e di cavalieri, ma che si ritrova frammentato tra gli accordi sonori delle componenti dell’orchestra, a richiami di musica a programma che però subito si dissolvono nell’enorme potenziale sonoro, spesso ripetitivo e ciclico, di una composizione che fu assai problematica nella sua genesi compositiva che Bruckner, dal 1878 anno della prima esecuzione, sottopose ad ulteriori revisioni fino al 1888, per arrivare alla riorchestrazione operata da Mahler. Dalla sua esperienza Ballot ha voluto evidenziare questo andamento ciclico e forse anche ripetitivo dei passaggi compositivi insiti nella sinfonia, ma come aveva evidenziato nel concerto mozartiano, ha cercato il più possibile di alleggerire e di dare un senso la massa sonora che rischiava di inondare il pubblico, isolando quei passaggi che sono debitori della riorganizzazione mahleriana, parte integrante di quell’ambiente musicale della Vienna di fine ‘800. Successo pieno e di stima per la prestazione della grade orchestra di Stoccarda che ha espresso grande professionalità.