Busseto(Pc), Teatro Verdi, 13 ottobre 2022, ore 15.00
RIGOLETTO E LA MALEDIZIONE
Musica di Giuseppe Verdi
Libretto diFrancesco Maria Piave
dal dramma di Victor Hugo Le Roi s’amuse (“Il re si diverte”).
Arrangiamento per ensemble da camera a cura di ALESSANDRO PALUMBO
Maestro concertatore e direttore ALESSANDRO PALUMBO
ENSEMBLE VICTOR HUGO
Regia MANUEL RENGA
Scenografie AURELIO COLOMBO
Movimenti scenici GIORGIO AZZONE
Luci di GIORGIO MORELLI
Costumi storici del Teatro Regio di Parma
Personaggi e interpreti
Il Duca MATTEO MEZZARO
Rigoletto LUCA BRUNO
Gilda CHIARA NOTARNICOLA
Sparafucile CHRISTIAN BARONE
Maddalena MARINA OGII
Giovanna MARINA OGII
Conte di Monterone ANDREA COMELLI
Marullo JACOBO OCHOA
Matteo Borsa ANDREA GALLI
Il conte di Ceprano EUGENIO MARIA DEGIACOMI
La Contessa di Ceprano IRENE CELLE
Un usciere di corte CHRISTIAN BARONE
Un paggio IRENE CELLE
Nuova produzione del Teatro Regio di Parma
Le opere di Giuseppe Verdi corrono tra la pianura piacentina e parmense con il Festival Verdi 2022 che ha inserito nel cartellone del Festival Verdi 2022 progetti musicali appositamente creati nei teatri di Busseto, Rigoletto, e al teatro Magnani di Fidenza, Trovatore. Se il Teatro Verdi di Busseto è stata sempre una destinazione del festival Verdi di Parma la novità di questo anno è stato l’inserimento del teatro di Fidenza, piccolo gioiello teatrale, con il Trovatore verdiano, nell’ambito del programma principale del festival dedicato ai drammi originali spagnoli dei libretti verdiani (Simon Boccanegra, Trovatore e Forza del Destino). Il teatro Verdi ha offerto un Rigoletto per nulla scontato, anzi che offriva tutta una serie di particolarità. Al giovane direttore Alessandro Palumbo, dirigeva L’Ensemble Victor Hugo, il Festival aveva commissionato una riduzione della partitura per il Rigoletto da allestire a Busseto, avendo a disposizione 8 elementi strumentali. Piuttosto che ricadere sul “classico” doppio quartetto archi e fiati, il giovane direttore ha proposto un organico più ritmico combinando un flauto, un oboe, due clarinetti, un corno, un fagotto, un contrabbasso e un pianoforte. Il pianoforte è stato utilizzato come base ritmica e armonica essenziale per gli accompagnamenti al canto, i fiati per dare colore e il contrabbasso che dare profondità al tutto e amalgamare il suono in buca. Operazione originale, ma non estranea a quanto accadeva in passato quando la divulgazione dell’opera lirica era affidata a tutta una serie di riduzioni, adattamenti, per qualsiasi tipo di organico strumentale e per qualsiasi situazione. Opera completa ma ridotta è stata anche la compagine canora in quanto, pur mantenendo integro il libretto, non era presente il coro, affidato ai comprimari, i cortigiani. Una situazione musicale che lascia allo scoperto le voci che non possono nascondersi sotto l’orchestra o sparire nel coro: come in un recital non hanno alibi e devono saper cantare, specie in un teatro piccolo dove il suono e il volume della voce si espande. Così si sono disvelate le voci, interessanti, voci giovani che devono certamente maturare, ma tutte adeguate ai ruoli.
Come il trio dei contigiani il Marullo di Jacobo Ochoa, Matteo Borsa di Andrea Galli, il conte di Ceprano di Eugenio Maria Degiacomi, in assieme costruivano la parte del coro. Autorevole, nonostante la giovane età, il Conte di Monterone, di Andrea Comelli. Doppi ruoli per Maria Ogii come Maddalena e Giovanna giustamente sfrontata e intrigante e Irene Celle come contessa di Ceprano e Un paggio. Adeguato al ruolo e risolutivo nel canto il basso Christian Barone, Sparafucile (anche lui in doppio ruolo come usciere di corte). Matteo Mezzaro, come Duca, Luca Bruno, Rigoletto e Chiara Notarnicola, Gilda, costituivano il trio protagonista, giovani che hanno dimostrato personalità vocale, capacità di sostenere la parte, specie in una situazione che non permette dubbi o tentennamenti. Essenziale anche l’allestimento curato da Manuel Renga che propone una versione in costume d’epoca, recuperando costumi e parti dell’allestimento d’annata di Pierluigi Samaritani per Teatro Regio di Parma. Gli accorgimenti scenici di Aurelio Colombo, quali gli specchi di fondale, piccoli praticabili laterali che facilitavano la ricreazione di ambienti essenziali tra interno ed esterno. Drappeggi artistici e sapienti tagli di luce essenziali, queste a cura di Giorgio Morelli, hanno ricreato uno spazio di palcoscenico amplificato in considerazione delle ristrette dimensioni dello spazio scenico. Ben calibrate con anche una accentuazione dei movimenti in scena curati da Giorgio Azzone che ha creato alcune situazioni teatralmente interessanti quali il gioco di maschere nel contrasto tra cortigiani e Rigoletto. Applausi convinti da parte del pubblico, prevalentemente straniero, che riempiva il piccolo teatro a suggerire forse che esistono ancora tanti modi di ricreare uno spettacolo lirico, semplice ed essenziale utili per una divulgazione che vada oltre le convenzioni teatrali.
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