Verona, Arena Opera Festival, 2 settembre 2023, ore 20.45
Madama Butterfly
di Giacomo Puccini
Tragedia giapponese in tre atti
libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica
REGIA E SCENE Franco Zeffirelli
COSTUMI Emi Wada
MOVIMENTI COREOGRAFICI Maria Grazia Garofoli
DIRETTORE Daniel Oren
MADAMA BUTTERFLY CIO-CIO SAN Asmik Grigorian
SUZUKI Sofia Koberidze
KATE PINKERTON Marta Pluda
B. PINKERTON Piero Pretti
SHARPLESS Gevorg Hakobyan
GORO Matteo Mezzaro
IL PRINCIPE YAMADORI Italo Proferisce
LO ZIO BONZO Gabriele Sagona
IL COMMISSARIO IMPERIALE Gianfranco Montresor
L’UFFICIALE DEL REGISTRO Stefano Rinaldi Miliani
Esiste un modo di raccontare un già visto che risale al 2004, quale è l’allestimento di Franco Zeffirelli della Madama Butterfly messa in scena in Arena per questa stagione del Centenario? Basta andare oltre all’apparato visuale assai conosciuto procedendo con quanto l’assetto scenico possa sostenere una idea di dramma musicale e, giocoforza, esaminare quanto di quell’apparato sottende gesti, passaggi musicali ancora attuali per significare una serata particolare quale quella del 2 settembre 2023 con protagonista il soprano lituano Asmik Grigorian. Alla presentazione della stagione del Centenario areniano si erano sollevati commenti contro l’ennesina riproposizione degli allestimenti di Franco Zeffirelli, con la scusa del troppo visto, o del troppo vecchio o della non funzionalità, per questa Madama Butterfly di Giacomo Puccini, documentata in video e ampiamente riproposto su canali televisivi. Tra l’altro è un titolo che non vanta tantissimi allestimenti: undici complessivamente dal 1978 quando venne rappresentata per la prima volta in anfiteatro, testimonianza piuttosto significativa di come spesso le scelte di cartellone non sempre assecondino i gusti popolari per i quali Madama Butterfly è certamente uno dei titoli del catalogo pucciniano che sta più a cuore agli appassionati. Si dice che sia troppo intima per gli spazi areniani, non ci sono masse da movimentare o inserti corali che da soli fanno scena, eppure esiste la musica di Giacomo Puccini, strumentalmente ricca di suggestioni, capare di restituire anche quel clima di scoperta del Giappone su cui Puccini stesso si era ampiamente documentato. Musica vera per una storia vera che i librettisti Giacosa e Illica trassero da un dramma dell’americano David Belasco, che a sua volta adattò per le scene un fatto di cronaca tramandato da una cronaca di missione americana in Giappone e a sua volta riadattato in novella in Francia.
Eppure L’impianto scenico di Franco Zeffirelli si presenta come una scatola in forma di collina, quella di Nagasaki prospicente in porto, essenziale come ambientazione che, aprendosi, lascia apparire il mondo intimo di Cio Cio San, quella casetta nella quale si troverà rinchiusa negli anni dell’inutile attesa, come quella scatola che presenta a Pinkerton con tutti i suoi piccoli averi e memorie, di sogni e di fantasmi del suo passato, ombre sinuose che si mostrano, in corso d’opera, al momento delle lunghe attese notturne, rapide per poi rapidamente scomparire, quasi ad evocare le paure che agitano l’animo di Cio Cio San.
Un successo in una serata con una Arena da tutto esaurito caratterizzata da un silenzio da parte del pubblico emotivamente coinvolto nello spettacolo. Questa data segnava il debutto della Grigorian nel titolo (con replica il 7 settembre) debutto molto atteso di questo soprano famoso per le sue interpretazioni nel repertorio lirico drammatico tedesco, Strauss e Kornogold, in primis, e nel repertorio slavo da Dvorak a Janàcek. Ma non ha mai trascurato incursioni nel repertorio italiano specie pucciniano: nel 2015 a Caracalla proprio con Butterfly, debutto assoluto, poi all’Opera di Roma presente in due parti del Trittico Pucciniano (Tabarro e Suor Angelica), che replica a Salisburgo nel 2022, una Manon Lescaut nel corso dello scorso inverno a Francoforte. Quest’anno si aggiunge anche Lady Macbeth verdiana in queste sue incursioni nella musica italiana, rimanendo però fedele alla musica di Puccini, replicando CioCiosan a Berlino, a Londra, e inserendo una Turandot a Vienna.
La sua Madama Butterfly ha spiazzato gli ascoltatori areniani, offrendo una interpretazione lirica ed essenziale, fatta di canto senza artifici di sorta, senza leziosità di maniera tenendo i filati come essenziali alla narrazione e non come effetto, cercando l’essenzialità nel fraseggio morbido e fluido. La sua interpretazione è stata capace di presentarsi come personaggio maturo nella sua fanciullezza, ma non infantile, a suo agio nel muoversi nella scena che per lei, si riduce allo spazio antistante della casa sormontato dalle strutture mobili delle colline, ma anche di saper cogliere la percezione di piccoli momenti come della brezza che sorvolava l’anfiteatro per far volteggiare l’ampia veste nunziale, come le ali di una farfalla (se caso o voluto). Un bel di vedremo, rimarrà nel ricordo della serata, per quell’attesa sognante a cui la Grigorian ha data al suo momento, davanti ad una platea che conosce l’esito della vicenda. Accanto un cast ben riuscito con Piero Pretti, quale Pinkerton, che ha dimostrato di possedere una voce strutturata per questo ruolo, con una bella cantabilità che in alcuni momenti richiede anche voce piena e spavalda come nell’ approcciarsi all’aria Affonda l’ancora, per poi racchiudersi in una narrazione sorniona, nella gestione del grande duetto con Butterfly del primo atto. Non perfettamente a fuoco l’entrata nel terzo atto con un Addio fiorito asil, gestito in maniera frettolosa quasi a caso. Molto convincente il baritono Gevorg Hakobyan in Sharpless come cantante e come attore gestendo anche dal punto di vista emotivo la sua parte di console americano nel II atto nello struggente dialogo con Cio Cio San.
Molto bene configurati nei ruoli tutti i personaggi di sostegno iniziando dalla Suzuki di Sofia Koberidze che ha ben sostenuto l’affiancamento con la protagonista andando oltre una interpretazione di maniera.
Si impone il Goro di Matteo Mezzaro, strisciante e petulante nelle sue vesti a metà tra il tradizionale e l’occidentale, penetrante lo zio Bonzo di Gabriele Sagona, come patetico il principe Yamadori di Italo Proferisce e la tenue e sfuggente Kate di Marta Pluda. Ben inseriti il Commissario Imperiale di Gianfranco Montresor e l’Ufficiale del registro di Stefano Rinaldi Miliani. Il tutto diretto da Daniel Oren, che riesce a tenere una gestione misurata di tutta la parte musicale, salvo un inizio di forte irruenza che va a diluire progressivamente rendendo la produzione sonora intellegibile sottolineando quelle le finezze compositive di Puccini, fatte di momenti rarefatta sonorità descrittiva, gestendo con misura tutto il rapporto tra scena e buca orchestrale.
Applausi tanti da trasformarsi in ovazioni alla comparsa in scena delle Grigorian che alla fine si conferma cantante pienamente inserita e consacrata nel modello del canto lirico all’ italiana.
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