Verona | Fondazione Arena di Verona | 31 agosto 2023, ore 21
100° Arena di Verona Opera Festival
Teatro alla Scala in Arena di Verona
Orchestra e Coro del Teatro alla Scala di Milano
Maestro del Coro Alberto Malazzi
Direttore Riccardo Chailly
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Cori, sinfonie e ballabili di Giuseppe Verdi
Nabucco: Sinfonia; Parte I – Gli arredi festivi; Parte III – Va’, pensiero, sull’ali dorate
I Lombardi alla prima crociata: Atto III – Gerusalem; Atto IV – O Signore, dal tetto natìo
Ernani: Preludio; Atto III – Si ridesti il Leon di Castiglia
Don Carlos: Atto III – Ballo della Regina (finale)
Don Carlo: Atto II – Spuntato ecco il dì d’esultanza
Macbeth: Preludio; Atto I – Che faceste? Dite su…S’allontanarono!; Atto IV – Patria oppressa! Il dolce nome
Il Trovatore: Preludio I; Parte II – Vedi le fosche notturne spoglie
La forza del destino: Sinfonia; Atto III – Nella guerra, è la follia
Aida: Gloria all’Egitto, ad Iside
Simon Boccanegra: Viva Simon (Bis)
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Il 100° Arena di Verona Festival potrà festeggiare un primato nella storia delle sue numerose stagioni operistiche, la prima volta del Teatro alla Scala in Arena! Come direttore musicale, Riccardo Chailly ha mantenuto da sempre un forte legame con le opere di Verdi e ha deciso di dedicargli il tour europeo che, dopo questa prima tappa in Arena, porterà i complessi scaligeri a Grafenegg, Vienna, Amburgo, Amsterdam, Aalborg, Bruxelles, Lussemburgo e Parigi. Nove date dal 31 agosto al 12 settembre, otto Paesi, due inaugurazioni di stagioni concertistiche, più di 14.000 posti di capienza delle sale internazionali. Il menù della serata areniana offre estratti da nove opere del compositore bussetano, che vanno dal suo primo grande successo – Nabucco – nel 1842, fino alla prima italiana di Aida quasi trent’anni dopo. Non ascoltiamo arie, trii o quartetti, ma cori. Infatti, le opere di Verdi sono caratterizzate da alcuni passaggi sorprendenti per il coro, non per i personaggi centrali, quindi, ma per le masse che cercano di influenzare l’azione, come le streghe nella versione verdiana di Macbeth o le folle che reagiscono ad azioni precedenti, come gli egiziani in Aida, che celebrano la loro vittoria sugli etiopi o gli ebrei diseredati nel Nabucco, che anelano alla loro patria lontana.
Coro e orchestra sono entrambi all’altezza della situazione: l’esecuzione orchestrale è pulita e brillante, il suono corale pieno e genuino. La gamma di timbri e dinamiche sono ben evidenziate nel celebre Va pensiero dal Nabucco (quante volte ha risuonato tra gli antichi gradoni dell’anfiteatro veronese), in cui le marcature di Verdi, e in particolare le sue frequenti indicazioni sottovoce, sono scrupolosamente rispettate per poi culminare nel lamento di tutto cuore per la patria, così bella e così perduta.
La musica ne Il Trovatore è così armoniosa che tendiamo spesso a dimenticarci delle sue parole. Ma il libretto di Salvadore Cammarano è in realtà molto poetico. Nel Coro dell’incudine, i lavoratori spagnoli di Roma si svegliano e vedono il sole che scioglie le nuvole scure della notte. Essi battono le loro incudini e cantano dei piaceri del vino e delle donne che allietano la loro giornata. Dopo un’apertura esuberante e fragorosa, fa di certo effetto la considerevole riduzione di volume nel canto, richiesta da Chailly, che diventa efficace stupore sussurrato. Chailly ci porta a riscoprire, inoltre, l’impressionante varietà della musica corale di Verdi – da quella comica a quella estremamente solenne – così come l’uso fantasioso che fa dell’orchestra. Nella pagina corale dedicata alle streghe del Macbeth, ad esempio, l’orchestra sembra far più delle voci, per trasmettere il loro sinistro intento. Da segnalare anche l’ottimo intervento di flauto e ottavino in O Signore, dal tetto natio.
Risolto con grandissima efficacia quello che, forse, è il più complesso tra questi cori, la grande scena del Don Carlo, in cui i festeggiamenti per l’incoronazione del re Filippo sono interrotti e sovvertiti dalle voci lugubri dell’Inquisizione, che condannano al rogo i cosiddetti eretici. Inevitabile, in chiusura, la scena del Trionfo di Aida con le luci che danzano nel cielo per accompagnare le trombe, divise in gruppi di tre e posizionate sui gradoni a lato del palco, nel brano che è diventato l’emblema dell’ Arena in tutto mondo.
Verdi immaginava che ognuna delle sue opere fosse dipinta con una tinta diversa, e ne incarnava la colorazione distinta, in modo vivido tanto per i suoi cori quanto per i suoi personaggi. Ascoltare quest’ ampia gamma di cori verdiani in un’unica serata, tutti eseguiti con tale precisione, eleganza e sottigliezza, nella complice calda cornice dell’Arena, con lo spuntare della luna, sempre più grande e partecipe, è stata davvero una meraviglia!
Immancabili il grido Viva Verdi e i numerosi applausi di una platea, non certo al completo, ma realmente emozionata.
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