Torre del Lago Puccini, 12 luglio 2024 ore 21.15
70° Festival Pucciniano – Gran Teatro Giacomo Puccini
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EDGAR Dramma lirico in quattro atti (1889) su libretto di Ferdinando Fontana
Edgar VASSILII SOLODKYY
Fidelia LIDIA FRIDMAN
Frank VITTORIO PRATO
Tigrana KETEVAN KEMOKLIDZE
Gualtiero LUCA DALL’AMICO
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LE VILLI Opera-ballo su libretto di Ferdinando Fontana
Roberto VINCENZO COSTANZO
Anna LIDIA FRIDMAN
Guglielmo GIUSEPPE DE LUCA
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Orchestra, Coro e voci bianche del Festival Puccini
Direttore Massimo Zanetti
Maestro del coro Roberto Ardigò
Maestro del coro di voci bianche Viviana Apicella
Regia, scene e costumi Pier Luigi Pizzi
Coreografia Gheorghe Iancu
Luci Massimo Gasparon
Video Matteo Letizi
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Cifra tonda per il Festival Puccini: quella che a Torre del Lago prende il via nel secondo weekend di luglio è la settantesima edizione. Edizione che si colloca – per di più – nell’anno dei festeggiamenti del centenario pucciniano, ad un secolo dalla morte del Maestro.
Il cartellone è ambizioso, il programma denso, con ben sei dei sette titoli previsti tra luglio e agosto allestiti in nuovissime produzioni. Il fine della direzione artistica è di ricordare Puccini- lo racconta Pier Luigi Pizzi – attraverso “una sintesi del suo genio creativo”, proponendo in ordine cronologico una selezione ampia (all’appello mancano – di fatto – solamente la fanciulla del West, la rondine e il trittico) dei suoi lavori, fino all’incompiuta Turandot. Un progetto importante, ma perfettamente realizzabile grazie all’adozione di un escamotage tecnologico che permetterà al Gran Teatro Giacomo Puccini di mutare rapidamente nel corso calde delle serate estive. Il fondale del palcoscenico diventa – quest’anno – un gigantesco schermo led ad alta definizione, dalle proporzioni cinematografiche, in grado di racchiudere un grande potenziale. Nulla di inedito, si capisce, ma sicuramente una mossa astuta, che se ben realizzata sul piano tecnico renderà possibile sia costruire con successo un numero tale di nuovi spettacoli, sia presentarli – a turnazione – in un programma così fitto.
Inusuale il dittico della serata inaugurale, che propone “Edegar” e “Le villi”, prime sì nel percorso storico dell’autore, seppur scambiate nell’ordine di esecuzione. Apprezzabile la scelta dei titoli, di certo poco frequenti in questo e negli altri cartelloni nazionali, ma indubbiamente rischioso l’accostamento, che tra doppi applausi e due intervalli da quasi mezz’ora raggiunge una durata complessiva tutt’altro che “light”, ragione fatale di più d’una diserzione. Pier Luigi Pizzi cura personalmente regia, scene e costumi, mettendo in piedi uno spettacolo che – diciamolo subito – risulta nel complesso un po’ modesto. Il led wall, piaccia o non piaccia come concetto, potrebbe infatti aprire a mille possibilità, fungendo non solo da acceleratore per i cambi di scena, ma portando sul palco ambientazioni ed effetti altrimenti impossibili. E invece l’immagine è spoglia, statica, cambia a malapena tra un atto e l’altro, salvo qualche effetto “speciale” di alberi che vanno grottescamente a fuoco (Edgar). La qualità delle grafiche appare inoltre un po’ agée, e tutto il resto, dai movimenti ai costumi, dalle luci agli oggetti di scena, risulta tanto funzionale quanto generico. Lo spettacolo dunque funziona, procede senza intoppi, ma rimane sostanzialmente un po’ spoglio, coinvolge a fatica e di certo non lascia meravigliati. Positivo il contributo delle coreografie di Gheorghe Iancu, che portano movimento sul palco ridando (maggiormente a Le villi, è chiaro) vitalità allo spettacolo.
Giovanissimo come sempre il cast, dal quale spicca senz’altro la voce bella e curata di Lidia Fridman. Il soprano russo, classe 1996, sfrutta con saggezza e musicalità un timbro lucente e sonoro, dando vita con successo tanto a Fidelia quanto ad Anna, e conquistando più di tutti l’apprezzamento del pubblico. Convincente e di ottima presenza scenica anche Tigrana, interpretata per l’occasione da Ketevan Kemoklidze, che con decisione ed intensità realizza un personaggio credibilissimo, seppur risultando – sul piano prettamente vocale – meno luminosa e a tratti abbondante di vibrato. Vassilii Solodkyy è un Edgar dal timbro interessante, non sempre a fuoco e in alcuni momenti un po’ affaticato, ma comunque ben calato nel personaggio. Molto bene il Frank di Vittorio Prato, musicale nell’interpretazione, preciso nel fraseggio e ben realizzato dal punto di vista teatrale. Completa correttamente il cast del primo titolo in programma Luca Dall’Amico, nei panni di Gualtiero.
Venendo a Le Villi, si aggiunge un profondo e sonoro Giuseppe De Luca, che nei panni di Guglielmo Gulf dimostra una certa maturità nel dare vita al personaggio; ottima, tra l’altro, la sua presenza scenica. Molto bene anche Vincenzo Costanzo, un Roberto convincente e interessante sul piano vocale.
L’Orchestra del Festival Puccini è diretta da Massimo Zanetti, che ricerca coesione, qualità del suono ed escursione dinamica, pur dovendosi scontrare con un’acustica che – si sa – non aiuta. Il risultato è un’esecuzione che regge, con isolati problemi di intonazione e di insieme. Bene il rapporto buca – palco e bene anche il bilanciamento tra il volume dell’orchestra e quello dei solisti, aiutato da un’amplificazione che – per questo aspetto – pare funzionare. Non sempre preciso l’intervento del Coro, preparato da Roberto Ardigò, che si dimostra a tratti incerto in qualche sezione.
Positiva l’accoglienza del pubblico, che riempie buona parte del teatro e pare apprezzare, pur senza ovazioni, tutte le performance musicali. A conti fatti, una serata senza intoppi ma dal risultato un po’ ordinario; forse, un po’ sottotono per inaugurare il festival del centenario.
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