Fidenza (Pr), Teatro Girolamo Magnani, 13 ottobre 2022, ore 20.00
IL TROVATORE
Dramma lirico in quattro parti su libretto di Salvadore Cammarano
tratto dal dramma El Trovador di Antonio Garcìa Gutiérrez
Musica GIUSEPPE VERDI
Edizione critica a cura di David Lawton
Casa Ricordi srl, Milano
Maestro concertatore e direttore SEBASTIANO ROLLI
Regia ELISABETTA COURIR
Scene MARCO ROSSI
Costumi MARTA DEL FABBRO
Light designer GIANNI POLLINI
Coreografie MICHELE MEROLA
FILARMONICA ARTURO TOSCANINI
CORO DEL TEATRO REGIO DI PARMA
Maestro del coro MARTINO FAGGIANI
Personaggi e interpreti
Manrico ANGELO VILLARI
Leonora MARIGONA QERKEZI
Conte di Luna SIMON MECHLINSKI
Azucena ROSSANA RINALDI
Ferrando ALESSANDRO DELLA MORTE
Ruiz – Un messo DAVIDE TUSCANO
Ines ILARIA ALIDA QUILICO
Un vecchio zingaro CHUANQI XU
Allestimento del Teatro Regio di Parma
Pochi chilometri separano le due cittadine padane di Busseto e Fidenza che sono state inserite nel programma del Festival Verdi 2022. Se Busseto, con il Rigoletto rientrava in un progetto musicalmente sperimentale, il Trovatore di Fidenza era pienamente inserito nella programmazione principale della rassegna parmense. Una abile gestione di orari ha offerto la possibilità di muoversi nell’arco di un pomeriggio combinando la visione delle due produzione visto la manciata di chilometri tra le due cittadine in maniera che nel corso del giovedì 13 ottobre si poteva assistere comodamente ai due spettacoli. Cosi da Busseto con facilità si è raggiunto il teatro Magnani di Fidenza, un teatro specchio dell’orgoglio cittadino, riccamente decorato, ambizioso con i suoi 54 palchi e con gli attuali 430 posti a sedere in totale. Il Trovatore verdiano è stato riproposto nell’allestimento del 2016 di Elisabetta Courir, ampiamente recensito nelle cronache in quell’occasione che riportavano perplessità di un allestimento fatto di architetture essenziali e povere ma appesantito da mimi, controscene, e azioni drammaturgiche non risolte. In questa riproposta lo spettacolo pare si sia di molto alleggerito da presenze estranee alla drammaturgia del libretto con il solo residuo della controfigura di Leonora, che interagisce con gli attori in scena. Si presenta con un allestimento essenziale fatto di panche e gradinate di legno, ideologicamente affine al teatro della povertà, come da esso derivano le gestualità dei figuranti, gli oggetti in scena che generano azioni estranei alla drammaturgia dell’opera: qui sono i coltelli degli zingari e la sfilata di scarponi dei soldati del Conte di Luna. Stefano Rolli era alla guida dell’Orchestra Toscanini, in formazione ridotta (una ventina di elementi) con coro del teatro Regio diretto da Martino Faggiani. Il pubblico ha sorvolato sulla regia, concentrandosi sul risultato musicale. Cast che ha subito alcune variazioni in corso d’opera. Era annunciata, come Leonora, il soprano Silvia Dalla Benetta che, indisposta, è stata sostituita nella prima recita da Anna Pirozzi e nelle successive, dal soprano Marigona Qerkezi, giovane emergente che si era affermata lo scorso anno proprio come Leonora nel circuito AsLiCo. Si è saputa imporre all’attenzione del pubblico per una voce di volume, ampia, capace di immergersi nelle tonalità più scure.
E’ dotata di buon fraseggio e facilità negli acuti, ma soffre nei passaggi di agilità, risolti con buone prese di fiato. Accanto, un esuberante e vocalmente spavaldo Angelo Villari, qual Manrico, che si è dimostrato prudente nell’approcciarsi nei momenti più infidi dell’opera. Interessante il conte di Luna del baritono Simon Mechlinski, sempre sulla linea del canto, mentre si conferma motore di tutta la vicenda dell’opera il personaggio di Azucena, qui con la voce del mezzosoprano Rossana Rinaldi che possiede mezzi vocali ben strutturata nelle note profonde ma capace di estendersi in acuto e dotata di un senso di una narrazione che si mantiene salda sul canto. Corretto il Ferrando di Alessandro Della Morte e funzionale il resto del cast. Per la parte musicale, Sebastiano Rolli si è mantenuto in una linea di prudente gestione senza tanti azzardi ritmici ma cercando di movimentare l’orchestra, solo qualche momento di smarrimento nel finale. Il calore del pubblico ha accolto il finale dell’opera, un successo pieno e convinto nei confronti della proposta di inserire la cittadina nel circuito del Festival Verdi a dimostrare della voglia di opera nelle periferie.
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