Genova, Teatro Carlo Felice, 15 dicembre 2024, ore 15.30
IL CAPPELLO DI PAGLIA DI FIRENZE
Farsa musicale in quattro atti di Nino Rota, libretto proprio e di Ernesta Rinaldi dalla commedia Un chapeau de paille d’Italie di Eugène Labiche e Marc Michel
Nuova produzione della
Fondazione Teatro Carlo Felice di Genova in collaborazione con
l’Opéra Royal de Wallonie-Liège
Fadinard Marco Ciaponi
Nonancourt Nicola Ulivieri
Beaupertuis/Emilio Paolo Bordogna
Lo zio Vezinet Didier Pieri
Felice Gianluca Moro
Achille di Rosalba/Una guardia Blagoj Nacoski
Un caporale delle guardie Franco Rios Castro
Elena Benedetta Torre
Anaide Giulia Bolcato
La modista Marika Colasanto
La Baronessa di Champigny Sonia Ganassi
Minardi Federico Mazzucco
Maestro concertatore e direttore Giampaolo Bisanti
Regia Damiano Michieletto
Scene Paolo Fantin
Costumi Silvia Aymonino
Luci Luciano Novelli
Orchestra, Coro e Tecnici dell’Opera Carlo Felice Genova
Maestro del Coro Claudio Marino Moretti
Direttore allestimenti scenici Luciano Novelli
Direttore musicale di palcoscenico Simone Ori
Maestri di sala Sirio Restani, Antonella Poli
Maestri di palcoscenico Andrea Gastaldo, Anna Maria Pascarella
altro Maestro del Coro Patrizia Priarone
Maestro alle luci Luca Salin
Maestro ai sopratitoli Simone Giusto
Assistente alla regia Paola Ornati
foto ©Marcello Orselli

Spettacolo godibile, raffinato e divertente, “Il cappello di paglia di Firenze” di Nino Rota e è andato in scena riscontrando il successo che merita al Teatro Carlo Felice di Genova, quale nuovo allestimento della messa in scena del 2007 di Damiano Michieletto. Una compagnia di canto bene assortita ha valorizzato in pieno questa pagina veramente originale, caso più unico che raro di opera buffa novecentesca, informata ad argute citazioni (tanto Rossini ma anche Mozart e Donizetti), aspramente osteggiata dagli addetti ai lavori in quanto “passatista” ma accolta calorosamente dal pubblico e diventata ben presto uno dei titoli più amati del compositore, ripreso da registi di grande statura quali Giorgio Strehler e Pier Luigi Pizzi.

Nell’allestimento genovese una regia attenta ai dettagli dipana l’azione con tensione costante, raffinatezza e garbo, senza calcare la mano sugli aspetti farseschi ma inducendo piuttosto i singoli caratteri a emergere, validamente coadiuvata da una scenografia essenziale e funzionale e da un’efficace progettazione delle luci, il tutto ad arricchire l’aspetto visuale. Il libretto, scritto a quattro mani da Rota e da sua madre, Ernesta Rinaldi, rivisita una commedia francese di metà Ottocento e riunisce gli stereotipi più classici del vaudeville: una coppia di fidanzati e il suocero burbero, la moglie fedifraga e il suo amante, il marito raggirato che si trova anche a dover chiedere perdono della sua gelosia, una nobildonna circondata da un entourage fatuo, un vistoso cicisbeo in paillettes con cagnolino. La scenografia, fatta di tramezzi con numerose porte, che si aprono e si chiudono nei momenti più opportuni (o meno), grazie alla piattaforma rotante fa fronte in modo ottimale all’esigenza di cambiare scena con tempistiche da record, affiatati e dinamici i cantanti, che nel corso di una recitazione scandita a ritmo elevato dispiegano anche ottime qualità vocali, in un lavoro che richiede verve e precisione, anche se non eccessivamente impegnativo sotto l’aspetto tecnico.

Il piano inclinato della piattaforma contribuisce ad accentuare il carattere di mutevolezza e di frenesia dell’azione, ottenuto anche con opportune variazioni cromatiche delle luci. Fadinard, il ruolo più esposto, impegnato per quasi tutta la durata e interpretato da Marco Ciaponi, si fa apprezzare per il timbro gradevole, l’eleganza e la chiarezza nella dizione; Benedetta Torre brilla negli acuti della parte di Elena, esibendo costantemente la morbidezza e la duttilità del soprano leggero, bravo il suocero Nonancourt, che ha la voce corposa e la presenza scenica importante di Nicola Ulivieri, esilarante con le scarpe strette e col suo tormentone “Tutto a monte!” (calco rossiniano sul “Sigillara!” della “Pietra del paragone”), i ruoli di Beaupertuis (il marito tradito) e di Emilio (l’amante), comparendo sempre in scene differenti sono paradossalmente interpretati ambedue da un ottimo Paolo Bordogna, a una Baronessa di Champigny di personalità dirompente dà vita Sonia Ganassi, brava davvero Giulia Bolcato come Anaide.
 

Altro merito della regia è quello di dare la giusta evidenza a tutti i caratteri, pertanto si fanno notare le coriste nell’atelier della modista e hanno il loro momento di gloria Didier Pieri nei panni dello Zio Vézinet, Marika Colasanto in quelli della modista, Gianluca Moro come Felice, Blagoj Nacoski nelle parti di Achille di Rosalba e di una guardia, Gianluca Moro come Felice e Franco Rios Castro che impersona un caporale; un autentico violinista, Federico Mazzucco, si rivela a sorpresa senza entrare in scena, sciorinando degli incisivi bicordi e pronunciando la sua unica battuta dalla platea. Sostenuta e trascinante la direzione di Gianpaolo Bisanti, attenta al palcoscenico con il quale riesce a instaurare quasi un controcanto strumentale nei momenti topici. Una bella occasione per incontrare la genialità di Rota in contesto differente da quello cinematografico: il suo titolo più conosciuto di teatro musicale, bene interpretato come lo è stato in questa occasione dà la misura del suo valore come compositore, oltre che della sua profonda cultura musicale.

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