Genova, Teatro Carlo Felice, 31 dicembre 2023 ore 17.00
Stagione sinfonica 2023-24
BRAHMS E HAYDN
JOHANNES BRAHMS
Serenata n. 2 in la maggiore op. 16 (1875)
JOHANNES BRAHMS
Variazioni in si bemolle maggiore op. 56a su un tema dal Chorale S. Antonii della Feldparthie di Franz Joseph Haydn
FRANZ JOSEPH HAYDN
Sinfonia n. 95 in do minore Hob:I:95
Direttore Hartmut Haenchen
Orchestra dell’Opera Carlo Felice Genova
Per il concerto di fine anno l’Orchestra dell’Opera Carlo Felice di Genova si è esibita per il numeroso pubblico convenuto in un programma sinfonico di grande spessore, attraverso il quale ha fatto valere le sue qualità ed entusiasmato la sala. Con la musica di due sommi maestri della scrittura sinfonica, Johannes Brahms e Franz Joseph Haydn, l’anno si è concluso in bellezza: compatte e affiatate, le sezioni strumentali provvedevano all’indispensabile supporto per la conduzione di Hartmut Haenchen, che aveva modo così di esprimere una musicalità eloquente, impartita con precisione ed energia. L’organico della Serenata op. 16, accanto a flauti, oboi, clarinetti, fagotti e corni, prevede gli archi senza i violini e sottolinea in tal modo la predilezione di Brahms per il registro centrale, per i toni morbidi e scuri, per le sonorità più intimistiche, espressa ancor più chiaramente in pagine cameristiche quali l’op. 120 per clarinetto o viola. Per mezzo di questa partitura, come pure delle Variazioni su un tema di Haydn op. 56a che preludono alla Prima Sinfonia, il compositore si stava cimentando con lo studio del linguaggio orchestrale, vi mise pertanto tutta la sua diligenza ricavandone soddisfazione e piacere, lo stesso piacere si riversa nell’animo di chi ascolta questa studiatissima partitura. Per quanto riguarda invece le “Variazioni”, queste denunciano un’attitudine allo storicismo, ossia il considerare la musica del passato come materia di studio, una propensione che distingue Brahms dai suoi contemporanei. La tecnica della variazione rimarrà poi una costante nel suo comporre, a volte palese, talvolta celata in elaborati sviluppi; nell’op. 56 a è funzionale a preparare la strada per lo studiatissimo climax espressivo che la conclude, dove riemerge progressivamente il tema del “Chorale in honorem St. Antonii” esposto all’inizio, a coronamento di tutta la costruzione sinfonica in un’affermazione grandiosa, trionfale e vitalistica. Entrambe le partiture sono grandi esempi dell’abilità di eccellente orchestratore che universalmente viene riconosciuta a Brahms: in questa occasione un’opportunità per sfoggiare una timbrica rigogliosa e piena, che l’Orchestra del “Carlo Felice” ha opportunamente colto.
Quinta delle dodici dette “londinesi”, la Sinfonia Hob:I:95 risale al primo soggiorno di Haydn nella capitale inglese e, come avviene per le altre composizioni di quel ciclo, ai giorni nostri non manca di rinnovare lo straordinario successo delle prime esecuzioni, dovuto soprattutto all’ottimismo declinato in sapienti contrasti che la pervade e all’omogenea stabilità di schemi definiti che conferiscono alla pagina un modello formale molto accurato, oltre che a un’inventiva melodica particolarmente brillante. Qui la musica si dipana in una diffusa chiarezza d’insieme e viene arricchita da un’arguzia che regala gradevoli sorprese. Haenchen optava per un’interpretazione complessivamente solare e magniloquente, svolgendo con profitto le formule gustose, quasi mai problematiche o impegnative, di cui è fitta la sinfonia. Veniva impiegata una compagine orchestrale con sezioni d’archi particolarmente nutrite nell’organico; una direzione accorta e prevalentemente energica si adoperava nel dosaggio dei chiaroscuri, richiedendo agli strumentisti un colorito molto brillante. Lunghi e convinti applausi dimostravano il gradimento della sala, numerose le chiamate in scena per Haenchen, acclamato anche dagli orchestrali; l’insistenza del pubblico otteneva ancora il “Finale” della sinfonia di Haydn quale “bis”.