Rovereto, Teatro Zandonai, 18- 20 ottobre 2024
Progetto Opera – Euritmus
TURANDOT
Dramma lirico in tre atti
Libretto di Giuseppe Adami e Renato Simoni
Musica di Giacomo Puccini
Turandot Juliya Vasiljeva
Altoum / Principe di Persia Luis Juniku
Timur Andrea Mastroni
Calaf Davide Piaggio
Liù Marta Mari
Ping Gianni Giuga
Pong Jesus Hernandez Tijera
Pang Paolo Mascari
Un mandarino Claudio Ottino
Orchestra Sinfonica delle Alpi
Direttore Lorenzo Tazzieri
Maestro del coro Maurizio Postai
Coro di voci bianche Celestino Eccher
Maestro del coro di voci bianche Marcella Endrizzi
Regia, scene e costumi Danilo Coppola
Light designer Michele Chiusole
Scuola musicale Eccher (coro voci bianche della scuola musicale Eccher)
Il CFP Centromoda Canossa di Trento e la docente referente Gloriana Orben
Accademia dell’Opera di Verona
Luglio musicale Trapanese
Teatro di tradizione Alfonso Rendano di Cosenza (scenografie e costumi)
In questo anno del centenario della scomparsa di Giacomo Puccini anche Rovereto ha voluto tener fede alle celebrazioni affidandosi all’impegno che l’Associazione Euritmus di Rovereto, presieduta da Barbara Broz, da anni sta conducendo a sostegno della divulgazione dell’opera lirica in provincia con Progetto Opera. Non solo opera ma l’iniziativa era supportato da una serie di eventi sparsi per la città, al Museo Storico della Guerra per mostre sulle armi orientali, presentazioni in vari spazi culturali dell’opera e incontri musicali sull’arte pucciniana. E così l’opera più enigmatica di Puccini, Turandot rimasta incompiuta a seguito della morte del compositore avvenuta a Bruxelles il 29 novembre del 1924, è approdata al teatro Zandonai di Rovereto.
Questa collaborazione ha permesso anche la condivisione del cast con la presenza di alcuni nomi di validi e giovani interpreti del mondo della lirica. Le voci era speciali con la Turandot del soprano Juliya Vasiljeva artista principale del teatro dell’opera di stato Lettone di Riga, che con voce possente ha restituito una Principessa austera come da tradizione e come il pubblico se la immagina nella grande scena degli enigmi e nel finale.
Accanto, il Principe Ignoto, il giovane tenore Davide Piaggio, che come Calaf era reduce dalla produzione fiorentina del Maggio Musicale dell’opera adattata per il pubblico giovane, La Principessa di gelo con la regia di Manu Lalli, regista specializzata in progetti didattici, che non sono produzioni al risparmio ma inserite nella stagione principale fiorentina. Anche lui sta iniziando la carriera nel circuito dei teatri della provincia italiana come tenore lirico specializzato nei ruoli pucciniani. Ha dato ampia prova dei suoi mezzi vocali eroici e con sicurezza ha coinvolto il pubblico nell’ormai fatidica Nessun Dorma raccogliendo entusiasmo dal pubblico. Come la Liù del soprano Marta Mari, anche lei consolidata nel repertorio pucciniano, musicale e lirica nel delineare la figura della schiava fedele. Di alta qualità i personaggi di contorno dai mandarini Ping (Gianni Giuga ormai voce nota al pubblico trentino), Pong (Jesus Hernandez Tijera), Pang (Paolo Mascari), petulanti e sornioni quanto basta per rendere efficace il loro gioco di servi e padroni dei segreti di Turandot. Accanto gli austeri Altoum / Principe di Persia Luis Juniku, e il Timur di Andrea Mastroni come il Mandarino di Claudio Ottino. La parte corale era costituita integralmente da una preparata compagine di professionisti di varie provenienze e un merito particolare va al Coro di voci bianche Celestino Eccher preparato da Marcella Endrizzi, con inserimenti molto suggestivi per la sonorità vocale prodotta nella scena dell’apparizione di Turandot.
La direzione di Lorenzo Tazzieri si è dimostrata massiccia e possente cercando di dare equilibrio a tanta musica che debordava nello spazio raccolto dello Zandonai ma sempre attento alle voci che riuscivano ben a proiettarsi verso il pubblico. Spettacolo funzionale alla narrativa della vicenda inserita nello spirito dell’Oriente. Costruita su due livelli su cui potevano interagire i vari piani di azione, collegati da un’ampia gradinata. Fondali digitali facevano scorrere immagini di draghi imperiali, giochi lunari, antichi paesaggi cinesi, come essenziali i costumi di bianco per i dignitari imperiali, scuri per la massa corale. Emergeva il sontuoso argenteo vestito di Turandot a simboleggiare la sua anima di ghiaccio e di figlia della Luna.
Successo pieno e convinto da parte del pubblico cittadino fatto anche da famiglie: già perchè Turandot è una fiaba e tale rimarrà.
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