Recensioni

Verona. Teatro Filarmonico. Lilya Zilberstein e il concerto per pianoforte di Brahms

Verona, Teatro Filarmonico
venerdì 10 maggio 2024 ore 20.00
sabato 11 maggio 2024 ore 17.00
Brahms. Integrale delle sinfonie e dei concerti. n. 4
Johannes Brahms
Concerto n. 1 per pianoforte e orchestra in re minore, op. 15
Sinfonia n. 4 in mi minore, op. 98
Direttore Eckehard Stier
Pianoforte Lilya Zilberstein
Orchestra della Fondazione Arena di Verona

EnneviFoto

Quarta e ultima tappa dell’integrale brahmsiana al Teatro Filarmonico. Il programma unisce la prima e l’ultima composizione che l’amburghese Johannes Brahms dedicò alla grande orchestra sinfonica, l’inizio e la fine del confronto con la tradizione, temuta e venerata, nel solco di Beethoven. Lunga e tormentata fu la gestazione del Concerto n. 1 per pianoforte e orchestra in re minore, op. 15, nato nel 1852 come abbozzo di prima sinfonia, sviluppato come sonata per due pianoforti e infine, dopo nove anni di stesure e ripensamenti, pubblicato nella forma attuale come opera 15, nonché primo vero cimento con l’orchestra sinfonica al completo. Impulso fondamentale per questo concerto titanico. per difficoltà, carattere e durata, fu dato al giovane Brahms dall’amicizia con i coniugi Clara Wieck e Robert Schumann. La Quarta sinfonia in mi minore op. 98 è un concentrato di raffinata arte contrappuntistica e seducente melodia. Il primo movimento è dominato da un celebre tema degli archi tipicamente brahmsiano, un moto ondeggiante di intervalli discendenti e ascendenti.
Lilya Zilberstein è salita alla ribalta internazionale nel 1987, vincendo il Concorso Busoni di Bolzano. Fu una vittoria sensazionale e ci vollero 5 anni prima che il Premio fosse nuovamente assegnato. Ha cominciato lo studio del pianoforte a 5 anni alla Scuola Gnessin di Mosca prima e all’Istituto Gnessin fino al diploma nel 1988. Classe 1965 , appartiene ad una generazione di mezzo di pianisti non giovanissima, compressa tra la presenza dei grandi veterani del pianoforte quella dei Buchbiender, Sokolov, tra le concertiste che ancora dominano la ribalta, Maria João Pires e  Martha Argerich e incalzate da una nuova generazione di artisti poco più che trentenni che si stanno imponendo sul mercato musicale. Si percepisce la sua formazione alla scuola pianistico russa nella perfezione della forma interpretativa, che ha nella scrittura pianistica romantica e tardo terreno confacente a dimostrare le sue doti di pianista. Del resto il programma monografico dedicato a Brahms risulta quanto di più a lei congeniale.  Una composizione giovanile  che presenta delle particolarità compositivo senza eccessi di virtuosismo anche se la struttura è densa di passaggi tecnici pensata sui modelli compositivo di Schumann per un concerto eseguito proprio Clara Schumann alle riprese a Lipsia che non raccolsero il successo sperato proprio per quelle anomalie di composizione.
Eppure il dialogo tra pianoforte e orchestra un concertato tra i due soggetti ne fa una particolarità e qui la Zilberstein, offre dimostrazione della conoscenza approfondita della struttura del concerto tra momenti di profondità interpretative e tecnica. Qualche maggior attenzione del direttore Eckehard Steir, alla guida della Orchestra della Fondazione Arena avrebbe evitato alcuni momenti di scivolatura dei tempi pianistico prontamente rientrati. A dimostrazione della professionali di interpreta della solista che ha rilasciato una interpretazione perfetta nella forma. Non sono stati concessi bis nonostante la calorosa partecipazione del folto pubblico veronese.

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Altro discorso con la Sinfonia n. 4 in cui il direttore si caratterizzano nella voglia di fare suonare l’orchestra che certamente da dimostrazione di risolvere la natura compositiva della sinfonia. La Quarta sinfonia in mi minore op. 98 è un concentrato di raffinata arte contrappuntistica e seducente melodia e Brahms non solo chiude definitivamente il breve ma intenso capitolo della sua produzione sinfonica, ma stabilisce al tempo stesso il punto di non ritorno del sinfonismo classico-romantico. Opera densissima di contenuti musicali, di rigoroso lavoro compositivo, ma al tempo stesso ricca di sentimenti contrastanti, di sfumature espressive e lacerata da una malinconia profonda e inquieta. Sul piano formale, compaiono tutta un insieme di recuperi melodici che culminano nella Passacaglia barocca con un tema variato in modo sempre più virtuosistico, senza allentare la tensione della struttura mentre l’orchestrazione si presenta corposa e sttutturata. La direzione Eckehard Steir non cerca sottigliezze ma esprimendo alla massima potenza quanto il mondo sinfonico lascia in eredità alle generazion e immediatamente successive.
E gli applausi finali sono indirizzati tutti per la compagine orchestrale che ha sostenuto con competenza e sapienza la lettura del complesso programma.

 

 

Federica Fanizza

Laureata in Filosofia all'Università di Bologna e curatrice degli archivi comunali di Riva del Garda, ha seguito un corso di specializzazione in critica musicale a Rovereto con Angelo Foletto, Carla Moreni, Carlo Vitali fra i docenti. Ha collaborato con testate specializzate e alla stesura di programmi di sala per il Maggio Musicale Fiorentino (Macbeth, 2013), Festival della Valle d'Itria (Giovanna d'Arco, 2013), Teatro Regio di Parma (I masnadieri, 2013), Teatro alla Scala (Lucia di Lammermoor, 2014; Masnadieri 2019), Teatri Emilia Romagna (Corsaro, 2016) e con servizi sulle riviste Amadeus e Musica. Attualmente collabora con la rivista teatrale Sipario. Svolge attività di docenza ai master estivi del Conservatorio di Trento sez. Riva del Garda per progetti interdisciplinari tra musica e letteratura. Ospite del BOH Baretti opera house di Torino per presentazioni periodiche di opere in video.

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