Giovedì 28 settembre, Teatro Filarmonico, ore 20.30
Settembre dell’Accademia 2023
ORCHESTRA DELLA FONDAZIONE ARENA DI VERONA
Francesco Ommassini direttore
Anna Pirozzi soprano
Piero Pretti tenore
Franco Vassallo baritono
Gala lirico-sinfonico
Musiche di Verdi, Mascagni, Puccini, Ponchielli e Giordano
Fino a poche settimane fa le loro voci risuonavano negli spazi dell’Arena, Piero Pretti nel Pinkerton della Madama Butterfly come Anna Pirozzi in veste di Aida, Abigaille e Tosca, e Franco Vassallo impegnato in questi giorni tra Festival Verdi di Parma con impegnato tra Falstaff e Trovatore, come la medesima Anna Pirozzi nel consueto gala Fuoco di Gioia. Questo concerto è un doveroso omaggio dell’Accademia Filarmonica di Verona nei confronti di quegli artisti che si sono resi protagonisti delle stagione areniane, ringraziamento per il costante impegno estivo e invernale nei confronti dell’Orchestra della Fondazione dell’Arena per il costante suo impegno. Questo è il significato del gala lirico sinfonico proposto all’interno del prestigioso programma del Settembre dell’Accademia Filarmonica di Verona nella sua tradizionale proposta di grandi eventi sinfonici internazionali.
Gli artisti hanno confezionato un programma con i loro cavalli di battaglia, come si conviene ad un recital del genere dove l’importante è condividere con il pubblico i maggiori successi della loro carriera senza se e senza ma dove tutto è permesso. E così tra le sinfonie più famose del repertorio lirico dai verdiani Vespri Siciliani con il suo preludio La Primavera a quello della Forza del Destino, all’intermezzo dell’Amico Fritz di Mascagni al pucciniano Intermezzo dalla Manon Lescaut e a quello di Ruggero Leoncavallo da I Pagliacci, magistralmente dirette dal maestro Francesco Ommassini, si sono inserite le arie liriche dei protagonisti che hanno ben confezionato un recital in linea con le loro caratteristiche vocali. Anna Pirozzi ha dato dimostrazione di quanto sia la sua voce, essenzialmente lirica spinta capace di acuti ma di grande escursione, nei toni gravi senza perdere in cantabilità e musicabilità, capace di emozionare in Pace mio Dio, sfolgorante nel finale a dimostrazione della sua passione nell’arte del canto naturale e istintiva, voce strutturata capace di riempire gli spazi teatrali, come sa dimostrare pienamente in Arena senza soggezione alcuna. Capace anche di suoni rarefatti nella Manon Lescaut in Sola perduta, abbandonata come nella robustezza interpretativa nel Suicidio dalla Gioconda.
Il tenore Piero Pretti, ha offerto una bella prova vocale, specie in quei ruoli di maggior rilevanza lirica come nel recitativo e aria di Riccardo del Ballo in maschera verdiano (Ma se m’è forza perderti). Certo l’emissione è molto aperta ma in una aria di quella scrittura di tenore tra lirico e di grazia riesce a dare la giusta intensità, mentre da perfezionare, la sua Che Gelida manina... dalla Bohème di Puccini . E libero da un certo peso, rispetto alla parte in Arena, ha saputo dimostrare di possedere i mezzi vocali come Pinkerton della Madama Butterfly.
E dalla Butterfly si è confrontato con la Pirozzi con il duetto del primo atto, in un sottile gioco tra le parti.
La sorpresa della serata è stata quella del baritono Franco Vassallo attualmente impegnato su vari fronti nel repertorio verdiano. Il baritono milanese ha confermato di conservare appieno la musicalità nel rendere il canto verdiano mantenendosi in linea con la cantabilità interpretativa rispettiva dello stile verdiano. Voce sonora e autoritaria e suadente in Germont padre (Di provenz il mare e il suol ) mentre l’aria dall’ Ernani Oh de’ verd’anni miei pienamente convince delineando l’austerità di Silva. Nel tonante Nemico della patria, Vassallo ha dato sfogo alla vocalità verista di Gerard ma senza eccedere nel declamato, pratica assai usuale in tal tipo di repertorio.
Tanti applausi dal pubblico che ha riempito tutto il Teatro Filarmonico incrociando modalità di pubblici diversi (il pubblico della lirica con quello più propenso alla sinfonica) con tante chiamate alla ribalta e tanta dimostrazione di affetto per l’orchestra della Fondazione e nei confronti del suo direttore Francesco Ommassini che ha dato dimostrazione di una gestione musicale del tutto pulita ed energica, comprovando la sua capacità di saper gestire le voci con misura e pacatezza, senza togliere nulla all’espressività del canto anzi con esperienza nel conoscere le voci lavorando sulla loro specificità.
Un solo bis ma che riassumeva l’attuale stato degli artisti in terzetto dal Trovatore tra il versante lirico della Leonora di Anna Pirozzi, l’ardente audacia tenorile del Manrico di Piero Pretti e l’astio amoroso ma sostanzialmente belcantile del Conte di Luna di Franco Vassallo. Arcora un momento e un Trovatore si sarebbe scappato ancora tra ovazioni e richieste ancora di canto.
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